1. Gava contro la mafia e' in pratica il primo esempio politico di cura omeopatica. (attribuita anche a Roberto Benigni)
  1. Le idee sono come le tette: se non sono abbastanza grandi si possono sempre gonfiare.
  1. "Pronto? Parlo con Giulio Andreotti?". "Dipende…"
  1. La colpa del buco nell'ozono e' di Toto Cotugno: usa talmente tanta lacca che ogni volta che si da' un colpo di spazzola stacca un pezzo di Antartide. (Attribuita anche a Beppe Grillo)
  1. Era un ciclista cosi' potente che a volte doveva frenare in salita per non finire fuori strada.
  1. Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore.
  1. La giraffa ha il cuore lontano dai pensieri: si e' innamorata ieri e ancora non lo sa.
  1. C'era un uomo che non riusciva mai a terminare le cose che iniziava. Capi' che non poteva andare avanti cosi'. Percio' una mattina si alzo' e disse: "Ho preso una decisione: d'ora in poi tutto quello che inizie..." (da  ‘Il Bar sotto il mare’)
  1. In curva, con la moto piegava cosi' tanto che, invece che dei moscerini, doveva stare attento ai lombrichi. (da  "Il bar sotto il mare")
  1. Cartello per ecologi militanti: non datevi da mangiare agli animali.
  1. Ogni bar Sport ha un flipper o due e almeno un giocatore professionista di flipper. Il flipper funziona a gettoni, a bottoni, a piccoli biscotti, a rondelle: con qualsiasi oggetto rotondo, insomma, che non sia una moneta da cinquanta lire.
  1. E' primavera: nella serra in ogni fiore c'e' un'orgia. Chi riuscisse ad inventare un motel per insetti farebbe i milioni.
  1. Era tanto strabica che la pallina nera dall'occhio destro si era spostata si era spostata nel globo sinistro e viceversa. Cosicche' aveva gli occhi perfettamente normali.
  1. Il numero che anni fa mi diede una certa notorieta' era questo: facevo sparire una grossa oca. La mettevo sotto un telo scuro e lei spariva. Nessuno capiva come facessi. Vi diro' la verita': neanch'io. Era l'oca che era brava.
  1. Catullo, secco a 30 anni, Byron 36, O. Wilde 34, Apollinaire 39, Majakovskij 39 anni, Kafka passa appena i quaranta, Leopardi 39, Nievo 30, Lorca 38, Manzoni 88, D'Annunzio una vergogna "Vieni morte adorata" e poi la tira in lungo fino a 75 anni.
  1. All'improvviso mi svegliai e dissi: "Alice, Alice cos'e' cambiato fra di noi?".  Lei disse: "Ma io non sono Alice".  Allora capii ... (da "Baol")
  1. Alcuni clienti tipici delle librerie: Lettore del tipo "sperduto" (Legens Fortuitus)
    Questo tipo di lettore non ha alcuna familiarità con le librerie. Vi entra solo una o due volte all'anno, a volte una o due volte nella vita. Si riconosce dall'aria spaurita e impacciata, da alunno che teme di essere interrogato da un momento all'altro. Cammina tra le pile di libri come tra mucchi di filo spinato, o cespugli di rovi. Ogni tanto lo potete sorprendere mentre legge il titolo di un volume con la stessa espressione preoccupata con cui guarderebbe la sua radiografia del rachide. Sorride solo quando vede apparire, su una copertina, il volto di qualche personaggio televisivo. Allora chiama il compare (questi lettori viaggiano sempre in coppia per sostenersi a vicenda nell'impresa) e con grandi cenni di giubilo, gli indica che c'è qualcosa di umano in quel pianeta alieno. A questo punto prende coraggio, avanza e fa subito cadere una fila di pocket, ripiombando nel terrore. Riprende fiato nel settore mappe geografiche, dove lo si vede fingere interesse per la periferia di Hong Kong, mentre sta solo cercando un commesso a cui rivolgersi. Individuatolo, si accosta, ma quasi sempre chiede l'informazione: - a un cliente; - alla cassiera sommersa dagli scontrini; - alla sagoma in cartone di Umberto Eco. Se a questo punto un vero commesso impietosito si avvicina, con aria abbastanza rassicurante da non metterlo in fuga, il lettore sperduto gli rivolgerà una delle seguenti richieste:
    - mi dà quel libro di cui parlava un prete con la barba al Maurizio Costanzo Show? (alla richiesta del commesso di fornire dati ulteriori, risponde: era seduto vicino a Heather Parisi)
    - mi dà un libro con la copertina dove c'è una donna e nel titolo c'è la parola "amore"? (alla richiesta del commesso di fornire dati ulteriori  risponde: lo ha scritto uno che in televisione è tifoso dell'Inter)
    - mi dà il libro scritto in questo biglietto?
    - mi dà sei libri larghi complessivamente 42 centimetri che devo riempire un buco nella libreria?
    - mi dà un libro per uno che non legge? (domanda a cui più di un commesso reagisce con crisi epilettiche)
    - mi dà un romanzo da regalare a mia figlia per Natale dove la protagonista fa motocross e lui è uno dei Take That? No, non so se l'han scritto davvero, chiedevo a lei...
    - mi dà il libro che ha in mano quella della pubblicità dello sciroppo per la tosse?
    - mi dà un libro che si chiama "il processo di Kafka" però non so dirle l'autore?
    - mi dà il libro che è primo in classifica? Come sarebbe a dire, ci sono parecchie classifiche? Oddio, adesso come facciamo?
    - mi dà due Campielli uno Strega e due Viareggi ma mi raccomando, che non abbiano la fascetta rovinata.
    - mi dà tredici libri da spendere in tutto duecentomila lire per tredici regali di Natale, ma faccia in fretta che non ho tempo da perdere.
    Completiamo la descrizione del lettore sperduto segnalandovi una sua misteriosa particolarità. Il lettore sperduto è magnetizzato. Qualunque sia il libro che ha acquistato, con grande stress e tensione, quando uscirà dalla forca caudina del rilevatore di furti, l'allarme suonerà. Decine di commessi tenteranno di smagnetizzarlo ma sarà tutto vano e il lettore sperduto si troverà a lungo esposto al pubblico ludibrio. La sua già scarsa propensione a entrare in libreria uscirà massacrata da questa orribile esperienza. Il fatto è che è lui, il lettore, a far scattare l'allarme, e non il libro! Il caso del lettore magnetizzato è da tempo allo studio di medici, editori e fisici. Per alcuni si tratterebbe di un'allergia all'ambiente, per altri di una vendetta dei troll dei libri: ma nessuno è ancora riuscito a sciogliere il mistero. (Stefano Benni)
  1. LA FAVOLA DI NONNO DOC: CAPPUCCETTO NERO
    Cappuccetto Nero era una sgarzola di tredici anni che viveva ad Harlem con una mamma rompipalle. La mamma puliva i pavimenti da Ronnie, il locale chic per pescecani, dove si sniffava coca a tutto andare e gli spacciatori sudavano piu' dei camerieri. Bene, a fine serata la mamma di Cappuccetto puliva la moquette con l'aspiratutto e ci trovava dentro un bel mucchietto di coca e lo portava a casa. Dovete sapere che Cappuccetto aveva anche una nonna cieca, ex-sassofonista di jazz, che viveva da sola con un canarino, e tutti e due tiravano coca come mantici, la nonna addirittura se la sparava nel naso con il sassofono, il canarino ci si infarinava dentro e poi cantavano insieme I get kick of you baby e svegliavano tutto il palazzo. Ogni settimana Cappuccio Nero doveva attraversare tutta Harlem per portare la coca alla vecchia, se no quella dava di matto e andava a suonare il sax per strada con il canarino che teneva il piattino in bocca (era un canarino robusto) finche' qualcuno le dava una dose se la smetteva, perche' la nonna con l' eta' era un po' rimbambita e suonava il sax sbagliato tenendo in bocca la parte piu' grossa e non era un bel vedere. Ma non divaghiamo. Una notte la mamma dice a Cappuccio: vai a portare la roba alla nonna, ma occhio a Lonesome Wolf, Lupo Solitario, che l'ho visto bazzicare da quelle parti. Lonesome e' un ragazzo che spaccia di tutto, anche i lamponi se c'e' mercato, e ha una fedina penale che sembra un elenco del telefono. Cappuccio Nero se ne va nella notte e non ha paura, perche' e' una piccola negretta di tredici anni, ma in tasca ha un serramanico che sembra una tavola da windsurf. Ed ecco che alla 44a strada esce dal buio Lupo Solitario e le si piazza davanti e fa sfavillare le zanne nella notte e dice: "Di' sorella, cosa porti in quel canestrino? Focaccine?". "Perche' non ti fai i cazzi tuoi, lupo" dice Cappuccio, e gli molla un tal calcio la' dove dondola che Lonesome tira fuori dalla gola tre litri di whisky e il pasticcio di maiale della colazione. "Ehi piccola - fa Lonesome - pesti duro. Ma stai calma: non voglio fregarti la roba. Ho un business da proporti. Senti, facciamo fuori la vecchia, e ogni volta che ma' ti da' la roba, ce la teniamo noi. Io te la piazzo, facciamo a mezzo e quando abbiamo un po' di soldoni da parte andiamo in Florida e apriamo un chiosco di frullati. Cosa ne dici?". "Cazzo, Lonesome - disse Cappuccio - c'hai una bella nuca. Non ti facevo cosi' tosto. Ci sto". Ed ecco che si presentano alla baracca della vecchia, che e' li' in vestaglia sul letto che sbrodola corn-flakes dappertutto e si sta mangiando la sua pantofola spalmata di burro, piu' cieca che mai. "Sono qua nonnina" disse Cappuccio. "Vaffanculo, Cappuccio - bercia la vecchia - ti sei fermata a fare battipanza con qualche sifilitico per strada, che arrivi solo adesso? Un altro po' e mi sniffavo del detersivo, del gran che sono in down. Molla la neve, stronza". Il lupo, che pure non frequenta delle duchesse, ci resta secco al fraseggio della nonna. Per di piu' il canarino gli caga in testa. Allora il lupo si avvicina al letto della nonna con una sciarpa in mano per darle una tirata di collo. "Sei tu, stronza? - dice la vecchia, allungando l'artiglio, - qua la roba. Ma... che puzza di piedi che fai". "Ho camminato molto" dice il lupo, facendo la vocina da disco-music. "Sara' - dice la vecchiaccia, tastandolo - ma cosa cazzo sono queste due gran basette a spazzolone?". "E' l' ultima moda newyorchese, nonna" squittisce il lupo. "Ah si'? - continua la megera, - e queste due spalle dove le hai messe insieme?". "Faccio un sacco di flessioni, nonna" dice il lupo, e si prepara a darle una bella strizzata. "Ah si'? - dice la vecchia - e questo cos' e', un regalo?" e agguanta il lupo sempre li' dove dondola, e gli da' una bella tirata, e Lonesome ulula come dieci ambulanze in processione. Poi la nonna tira fuori una berta da sotto il cuscino, e inizia a sparare a mitraglia, il lupo ulula dal male, Cappuccio cerca di svignarsela con la roba ma il canarino le gnocca un occhio con una beccata, si sveglia tutto il condominio, finche' arriva un pulismano di ronda grosso che sembrano tre distributori di coca cola uno sull' altro. Dice: "Che cazzo succede qua! Ci si sollazza?". "Come no - dice Cappuccio - e tu non vuoi tirare un po', pulone?". Iniziano a sniffare come due bracchi. Poco dopo arrivano due soggetti rasta in pigiama con una bottiglia di gin, e un casino di portoricani con i bidoni da suonare. La vecchia prende il sax e sta per suonare Blue Moon alla rovescia, ma il rasta le versa dentro tutta la bottiglia di gin e la stende per qualche ora. Cappuccio Nero se li passa tutti uno alla volta e poi c'e' una gran scazzottata perche' un portorico si e' rimesso due volte nella fila  e il poliziotto e' cosi' fatto che si chiava anche la nonna dicendo sono sempre stato un suo fan signora Liz Taylor e nella confusione un portorico si fa uno spiedino col canarino e Cappuccio si incazza e fanno di nuovo a botte e arrivano altri dieci o dodici sconvolti e anche un bonzo, insoma alla mattina alle otto Cappuccio si presenta a casa proprio alla frutta con una faccia come un vampiro col collasso. "E' questa l' ora di tornara a casa, troiaccia? - dice la mammina - dove sei stata?". E Cappuccio le racconta una favola. (Tratto da: Terra!, di Stefano Benni, Ed. U.E.F., 1997)
  1. Biliardo incastrato: è un biliardo situato in un ambiente molto stretto, cioè in una stanza occupata interamente dal biliardo. Si gioca lanciando le bocce attraverso un buco nel muro della camera accanto.
  1. Ho visto un panda con la mia faccia sulla maglietta.
  1. Sei il vero integralista del Natale? Sei il più pericoloso di tutti. Per te a Natale bisogna rispettare scrupolosamente ogni rito e tradizione. Già la settimana prima inizi a controllare la casa dove avverrà lo scambio di doni. Se non c'è l'albero, lo porti tu e lo arredi, se non c'è il presepe, lo fai, se il padrone di casa è ateo, nascondi la grotta di Betlemme nel freezer, l'importante è che ci sia. Inizi a massacrare tutti con telefonate del tipo «mi raccomando non regalare una vestaglia a mamma che gliela regalo io, e non scordarti il bambolotto a Serena perché io le regalo la sciarpina». Pedini di nascosto i parenti per accertarsi che facciano gli acquisti giusti. Controlli anche il Natale dei limitrofi, ad esempio ti fai mandare una polaroid del presepe dalla famiglia della fidanzata, o telefoni al tuo dentista chiedendogli perché non ha ancora comprato il panettone. Scegli il menù della cena. Ti presenti con un centrotavola natalizio formato da un bosco di abeti, grappoli di palle e una candela alta un metro che, accesa, ammorba l'aria. Da questa abetaia escono spesso scoiattoli che rubano la frutta. Obblighi i bambini a leggere la poesia, i grandi a cantare Silent Night, il nonno a raccontare il Natale sotto le bombe. Tieni tutti inchiodati a tavola fino a mezzanotte. A mezzanotte, distribuisci tu i regali uno alla volta. Ogni volta il donatore deve spiegare i motivi profondi della sua scelta, e il ricevente deve esternare con un breve discorso la sua gratitudine. Ogni venti regali si canta Astro del Ciel e si mangia un torrone. In una famiglia di dieci persone, questo tipo di distribuzione può durare fino alle sei di mattina. All'alba, se sei anche religioso, trascini tutti a messa, se sei laico li costringi a fare un giro in slitta. Se c'è neve bene, se no si va sull'asfalto. Per difendersi da questo pericoloso individuo, alcune famiglie passano le festività in baite di montagna o, chi può, sulle isole tropicali, ma tu non demordi. Se vedete  sull'aereo per i Caraibi un uomo con un albero di Natale e una valigia di panettoni, sappiate che è un'integralista del Natale che sta per colpire a distanza. E Dio non voglia che, per un ritardo, dobbiate passare il Natale in volo con lui.
  1. Io ti amo
    e se non ti basta
    rubero' le stelle al cielo
    per farne ghirlanda
    e il cielo vuoto
    non si lamentera' di cio' che ha perso
    che la tua bellezza sola
    riempira' l'universo

    Io ti amo
    e se non ti basta
    vuotero' il mare
    e tutte le perle verro' a portare
    davanti a te
    e il mare piangera'
    di questo sgarbo
    che onde a mille, e sirene
    non hanno l'incanto
    di un tuo solo sguardo

    Io ti amo
    e se non ti basta
    sollevero' i vulcani
    e il loro fuoco mettero'
    nelle tue mani, e sara' ghiaccio
    per il bruciare delle mie passioni

    Io ti amo
    e se non ti basta
    anche le nuvole catturero'
    e te le portero' domate
    e su te piover dovranno
    quando d'estate
    per il caldo non dormi
    E se non ti basta
    perche' il tempo si fermi
    fermero' i pianeti in volo
    E se non ti basta
    VAFFANCULO!!
  1. Lettori tipici di Stefano Benni. (Alcuni clienti tipici delle librerie).
    Il lettore superiore (Lector Elitarius)
    Questo lettore, oltre che dagli occhiali e dal colore del viso, tra il bianco Fabriano e il giallo pergamena, è riconoscibile dall'espressione di spregio e disgusto con cui si aggira tra gli scaffali della libreria. Egli ha infatti letto e riletto tutta l'umana grafomania, raccolta nella sua biblioteca di un milione di volumi che nessuno ha mai visto, ma di cui lui assicura l'esistenza. Al termine di questo Giudizio Letterario Universale, egli non salva che tre o quattro rarissimi e scelti autori. Il resto è un magma cartaceo che lo schifa, ma in cui ama tuffarsi per una sublime forma di perversione. Eccolo perciò entrare in libreria come in un tunnel dell'orrore, sospirare addolorato vedendo una copertina che lo disturba, gemere di raccapriccio davanti alle pile di scrittorucoli circostanti. Talvolta, arricciando il labbro, si avvicina a un volume, lo solleva per un angolo, come fosse il cadavere di un topo, legge la prima pagina e lo lascia ricadere con espressione schifata. Alcuni Lettori Superiori particolarmente teatrali simulano conati di vomito o reazioni allergiche quali asma e prurito. Soltanto nella zona dei Libri Superiori, da lui individuata in angolo apposito, egli si placa per raggiungere l'Unico Degno, il Solo Leggibile, il Vero Autore, Kostantin Markus Swolanowsky. Trovatolo sullo scaffale, lo sfiora con le dita e poi volge intorno uno sguardo di rimprovero che coinvolge:
    - i lettori che non comprano abbastanza Swolanowsky;
    - i librai che non l'hanno messo nella dovuta evidenza;
    - la cultura occidentale in genere.
    Il Lettore Superiore diventa particolarmente pericoloso quando si accompagna, in veste di Consigliere, a un Lettore Normale. In questo caso il protocollo è il seguente: il Lettore Normale si avvicina timidamente ad un libro, lo sfoglia, poi volge gli occhi verso il Consigliere. Se incontra un'occhiata di disapprovazione, posa il libro e prosegue. Attraversa chilometri di volumi, sempre marcato strettamente e sempre dissuaso. Timidamente indica un libro, lassù sullo scaffale, che forse lo interesserebbe. Ma il commento del Consigliere è sempre lo stesso "Robetta, ciarpame, scrittore improvvisato, romanzuccio stantio". A questo punto il Lettore Normale si dirige tristemente verso il reparto Libri Superiori, dove rassegnato si lascia mettere in mano il terzo Swolanowsky mensile. Ma non è finita qui! Dopo dieci minuti il Lettore Normale rientra in libreria da solo, e si dirige svelto e furtivo verso il reparto Libri di Fantascienza. Ne compra otto, più due gialli e un horror di duemila pagine. Illuso! Da dietro la pila di best-sellers ove era in agguato, sbuca il Lettore Superiore. Il Lettore Normale viene privato del suo acquisto, redarguito, a volte picchiato, ed esce con un ennesimo Swolanowsky in tasca. Se siete un Lettore Normale, e siete perseguitato da uno di questi individui, c'è un solo modo per liberarvene. Quando vi trovate in sua compagnia, acquistate l'opera omnia dello Swolanowsky e poi, saltando come un canguro, dirigetevi verso la cassa urlando: "Adoro Swolanowsky, è mitico, me l'ha consigliato questo mio amico, per me è come farsi una pera, peccato che non faccia televisione, lo legga signore, compri Sera in campagna, c'è la descrizione di un campanile che Proust non gli fa neanche un baffo, e poi è gagliardo come racconta le cene, fa venire un appetito che non le dico, io ogni volta che lo leggo devo farmi un'amatriciana". Quindi sbottonatevi la giacca sotto la quale avrete indossato una maglietta con l'effigie di Swolanowsky e iniziate ad urlare, sull'aria di un coro calcistico: « Alé - oh - oh, Swolanowsky - oh - oh! ». Dopo pochi minuti di questo show, sicuramente vedrete il Lettore Superiore sgattaiolare via, fingendo di non conoscervi. Se proprio volete assaporare il trionfo, gli avrete infilato in tasca, a sua insaputa, il libro di fantascienza Le vergini verdi di Andromeda. Egli farà risuonare l'allarme e verrà redarguito davanti a tutti con la seguente frase: "Va bene che lei ha la passione dei libri di fantascienza, ma non è un buon motivo per rubarli". La vostra vendetta sarà di qualità superiore.
  1. Lettori tipici di Stefano Benni. (Alcuni clienti tipici delle librerie).
    Il lettore entusiasta
    Questo lettore, detto lettore E, entra in libreria come in casa sua. Il sorriso con cui saluta i commessi è il suo stendardo. In piedi, incurante degli altri clienti, inizia a leggere tutto quello che trova. Alcuni libri li sottolinea con risate fragorose, o li commenta leggendone brani ai presenti. Al reparto fumetti, si sdraia per terra e legge per ore. A volte si porta la merenda. Una farcitura di briciole in un volume è il segno del suo passaggio. Se il lettore E vede un lettore normale incerto su un acquisto, lo assale alle spalle, gli fa leggere tutti i risvolti di copertina oltre a bibliografie e brani scelti. Il suo incitamento a comprare ha una martellante tenacia che nessun libraio possiede. Nel reparto libri d'arte passa ore e ore, e non di rado, all'ora di chiusura, lo si può trovare nascosto nel reparto tascabili mentre con occhi imploranti dice "per favore, l'ho quasi finito". È insomma un lettore avido e allegro, con un solo difetto: non compra quasi mai libri, non si sa se per povertà, difetto genetico o scelta ideologica. [Mia aggiunta.] In ogni caso, per la sua già citata opera di convincimento, il lettore entusiasta è per le librerie infinitamente  meglio di qualsiasi battage pubblicitario, e viene spesso tollerato. Ogni libreria, in generale, ne ha uno o più d'uno, e sono convinto che nel prossimo futuro si arriverà a una vera e propria lotta tra librerie concorrenti per accaparrarsi i "lettori E" più convincenti, capaci e caratteristici. Una battaglia a colpi di cappuccini e cornetti offerti dalla casa, e comode poltrone riservate dove accomodarsi a leggere.
  1. Lettori tipici di Stefano Benni. (Alcuni clienti tipici delle librerie).
    Il lettore fissato
    Terrore di ogni libraio, il lettore F si riconosce dagli occhiali molto spessi, dall'andatura decisa e dal foglietto che tiene in mano. Questo lettore cerca da mesi, da anni, forse dalla nascita, un libro introvabile, e in questa ricerca ha ormai consumato l'esistenza. Ma non demorde. Eccolo avvicinarsi all'incauto libraio e chiedergli le Note sulla composizione gregoriana nelle chiese trentine dell'abate Vermentin, edizioni La Talpa Bianca, Castel Luvisonio. Il libraio, dopo aver consultato i suoi ricordi e il computer, gli comunica di non avere nessun titolo simile. Alle ulteriori pressioni del lettore F vengono consultate prima la voce Note, poi Gregoriano, poi Chiese, indi Trentino, Vermentin, Talpa Bianca. Non appare alcun abate Vermentin nella storia della letteratura. Le edizioni Talpa Bianca risultano aver pubblicato un solo libro sui funghi nel 1953, e poi sono scomparse nel nulla. Non esiste, sulle carte geografiche, la località Castel Luvisonio. Ma il lettore F non demorde. Resta fermo davanti al libraio, col suo biglietto, chiedendo se si può fare qualcosa, magari consultare gli archivi della CIA. A volte si mette a piangere sommessamente, nei casi più gravi ha un leggero mancamento. Dopo che l'intera libreria si è mobilitata, si è chiesto aiuto a due librerie trentine, si è convocato il parroco della chiesa limitrofa e si è litigato con tutte le centraliniste d'Italia chiedendo la linea con Castel Luvisonio, il direttore della libreria in persona si presenta dal lettore F e gli comunica ufficialmente: "Mi dispiace signore, ma il suo libro è introvabile". "Grazie", risponde il lettore F, "tornerò domani". Le ipotesi a questo punto sono molte:
    - il lettore F è pazzo;
    - il lettore F ha un sacco di tempo libero;
    - il lettore F è un provocatore mandato dalla libreria concorrente;
    - il lettore F è l'abate Vermentin in persona;
    - il lettore F è Talpa Bianca;
    - il lettore F è un venusiano, mandato dal suo pianeta a studiare la resistenza psichica dei terrestri;
    - il lettore F è un rompicoglioni.
    A voi la risposta. Chi indovina, vince una copia del libro dell'abate Vermentin, firmata dall'autore.
  1. Lettori tipici di Stefano Benni. (Alcuni clienti tipici delle librerie).
    Il lettore indeciso
    Il lettore I entra in libreria, sceglie un libro, lo lascia, lo riprende in mano. Lo scambia con quattro pocket. Va verso la cassa, si pente, rimette i pocket al loro posto facendo crollare la pila, e li sostituisce con un libro d'arte da mezzo milione. Lo consulta a lungo con aria afflitta. Lo ripone e prende due guide turistiche della Camargue. Va alla cassa, si mette in fila, ma quando è il suo turno all'improvviso si scusa, torna indietro, ripone le guide e acquista lo Zibaldone di Leopardi. Si pente e nasconde Leopardi nel reparto fantascienza. Prende un libro di fantascienza, lo cambia con sei volumi della Storia d'Italia e poi alla fine compra un libro di barzellette. Tornerà il giorno dopo per cambiarlo. Anche sul lettore I abbiamo alcune ipotesi:
    - vorrebbe comprare tutto ma non ha abbastanza soldi;
    - non vorrebbe comprare nulla, ma fuori piove;
    - non vorrebbe comprare nulla, ma fuori c'è un killer che lo bracca;
    - è innamorato della cassiera;
    - è innamorato del cassiere;
    - non sa leggere;
    - ha lasciato gli occhiali a casa e non vuole ammetterlo;
    - è pazzo;
    - il libro che cerca gli serve per pareggiare le gambe di un tavolo;
    - è in realtà il lettore F travestito, e sta cercando il libro sul canto gregoriano perché non è convinto che l'abbiano cercato abbastanza;
    - è un rompicoglioni.
    Chi indovina la risposta vince l'opera completa dell'abate Vermentin.
  1. Emo (estramondialismo acuto). Disturbo che nasce dalla continua convivenza nella testa dell'Emo di pensieri quotidiani e ossessione calcistica. Il padre fondatore dell'Infra è Bruno Pizzul con la seguente frase pronunciata in diretta: «Con la cartolina Unicef si può salvare la vita di un bambino, ma seguiamo gli sviluppi di questa azione».
  1. Dopo i numerosi suicidi con gas di scarico dei giorni scorsi, la Fiat ha annunciato la creazione di un nuovo optional, una marmitta rientrante che spande il gas nell'abitacolo senza dover ricorrere a tubi e manovre complicate. Il primo modello è stato collaudato con successo su un cassaintegrato.
  1. Sport: durante la partita Inter-Bologna, il portiere dell'Inter Zenga ha trovato nel muschio di San Siro un fungo porcino di tre chili. «Questo dimostra», ha detto l'onorevole Matarrese, «che non è vero che abbiamo buttato via i soldi del Mundial». Il fungo è stato donato al Pontefice.
  1. Per chi ama il rischio, ci sono le partite a tresette al bar degli Anziani e le gare di testate contro le macchine, dopo la mezzanotte. C'è anche un topless bar, nel senso che è l'unico senza topi tra i tavoli.
  1. Berlusconi: Se i mafiosi votano per me, sappiano bene che userò quei voti contro di loro. Naturalmente non vi dico chi sono «loro».
  1. Fare il biglietto non è stato facile. Agli sportelli c'era una fila così lunga che uno che doveva andare a Modena a un certo punto si è voltato e ha detto: "Beh, io vado a piedi, tanto son quasi arrivato".
  1. Siamo fermi da due settimane e ogni ora una voce implacabile gracchia in quattro lingue che le ferrovie si scusano del lieve ritardo. Finalmente nella notte abbiamo sentito uno scossone, e la speranza ha invaso i nostri cuori. Purtroppo era il treno dietro che ci aveva tamponato.
  1. Non esistono uomini cattivi se sono cucinati bene. (da "L'ultima lacrima")
  1. Gazzotti non ne vuole sapere di organizzare la festa di Capodanno, ma ha una casa grande, una cantina piena di vini, e soprattutto è molto mite e non sa dire di no. Si calcola che, in vent'anni, abbia ospitato diecimila persone, offerto mezzo milione di bottiglie, pulito cento ettari di vomito e mai, dico, mai, cuccato una volta. I danni alla casa ammontano, ogni volta, a svariati milioni. Gazzotti è assicurato, ma la polizza gli scade sempre a mezzanotte del trentuno.
  1. Cara Redazione, sono una bambina di otto anni. Tutti mi hanno spiegato cosa vuol dire chat, pedofilia online, hot contact e snuff movie. Ho anche letto su un quotidiano che come bambina io sono "soggetto di sessualità atopica che l'interattività mascherata può scegliere come target di morbosità hardcore". Solo che io non ho Internet e mio zio Emilio vuole giocare a "dottore e paziente". Gli ho chiesto cos'è, e se può spiegarmelo in inglese, ma lui sta zitto, sbuffa e mi tocca, pardon mi clicca. A chi lo dico, alla mamma o a Bill Gates?
  1. Lo snob: Costui non fa regali né li riceve. Snobba anche il cenone. Raramente fa l'albero o il presepe. Di questi individui insensibili ce ne sono parecchi, ad esempio, in Zaire, in Bangladesh e in Sudamerica.
  1. Il gastronomo: Regala solo roba da mangiare. Compra ad esempio una mortadella di venti chili. Poi pensa che è troppo grande ed è meglio dividerla in due regali. Mentre la divide, ne mangia cinque chili. Poi, in un attacco di tirchieria, ci fa sei regali e sei mortadelline. Ne mangia quattro. Si accorge che adesso il regalo è alquanto misero e, per il nervosismo, mangia le ultime due. Si presenta a mani vuote e, al pranzo natalizio, vomita appena arriva in tavola la mortadella.
  1. Il ritardatario: Si muove solo un giorno prima e in un pomeriggio pretende di comprare tutti i regali, fende la folla a gomitate, insulta i commessi, ruba orsacchiotti ai bambini, urla «ma che cazzo ci fa in giro tutta questa gente!». In due ore esaurisce gli acquisti. Per questa sua fretta, il ritardatario è quasi sempre monotematico. Cioè, accappatoio rosso per tutti, vaso portafiori per tutti, dentiere per tutti, compresi i bambini.
  1. Se un miliardo di persone, vive con un dollaro al giorno, basterà rafforzare il dollaro.
  1. In tutto il territorio italiano ogni spazio superiore a cento metri quadrati sarà considerato d' ora in poi base Nato, con la sola eccezione dei campi di calcio di serie A.
  1. Basta con i turisti e le famiglie che vengono a vedere i decolli dalle basi Nato come uno spettacolo qualsiasi. D'ora in avanti dovranno pagare regolare biglietto. Sarà permesso agli F117 di affittare spazi pubblicitari sulle ali, a eccezione della pubblicità delle sigarette che, come tutti sanno, possono uccidere.
  1. Calcolando che il coefficiente di riduzione del silicone è di 4,56 all'anno, e che l'effetto serra aumenta la temperatura  della Terra di un grado ogni tre anni, calcolate se sparirete prima voi o Valeria Marini.
  1. Telepadania. Su tutto il Nordest la canicola centralista proveniente dall'Africa non impedirà ai padani di lavorare. La temperatura andrà da una minima di meno trenta nei freezer dell'ortomercato di Bergamo a una massima di cinquantadue nella polenta della signora Ghedin di Treviso. Nel Sud la città più calda sarà Mestre. Mari: lievemente ondoso il lago di Como. Venti: vigorosa e sempre dritta la Tramontana, viscido e molliccio lo Scirocco.
  1. Tra tutti gli animali, l’uomo è quello che corre maggior pericolo di estinzione. Perché mentre noi ci preoccupiamo di proteggere i panda e le foche, i panda e le foche non si preoccupano di proteggere noi, anzi vivamente sperano che ci estinguiamo con tutte le nostre atomiche, pesticidi, defolianti, petroliere e villaggi vacanze.
  1. Da Storia d'Italia di Gasparri, Previti e Storace. Testo per le scuole medie dell'anno - 2010 - di Stefano Benni. Ai primi del Novecento, un giovane pittore di nome Adolph Hitler, si accorse che la dittatura comunista stava cingendo la Germania ed il mondo. Dopo essere stato perseguitato dalla magistratura ed incarcerato, scrisse un veemente saggio sulla superiorità della razza nordica, che lo rese assai popolare. Egli si recò con una piccola scorta militare in Polonia, per promuovere le sue idee. Subito l'Europa filocomunista e parcondicionista gridò all'invasione e lo attaccò. Hitler si difese eroicamente. Per evitare danni ai civili, evacuò alcune città e sistemò gli abitanti in centri di accoglienza quali Auschwitz e Buchenwald. Purtroppo il grande numero di persone causò disagi e carenze nell'accoglienza. La storiografia marxista, con la consueta enfasi settaria,  bollò l'accaduto col termine "Olocausto". In realtà anche se ci fu qualche eccesso da parte dei militari tedeschi, la vicenda è ancora così oscura che, per la sua delicatezza e la violenza di alcune immagini, il Ministro dell'istruzione Rovagnati l'ha vietata ai minori di 18 anni. Potrete eventualmente studiarla all'università se passerete l'esame delle "quattro i" (Internet, Impresa, Inglese e Il-papà-mi-dà-trenta-milioni-per-iscrivermi). Dopo il presunto Olocausto, tutti si accanirono contro il povero Adolph. Egli affrontò con coraggio le armate staliniane, la lobby giudaica, i depravati inglesi e i sanguinari francesi. Ma alla fine fu travolto da un massiccio sbarco di extracomunitari in Normandia, favorito dalla politica lassista delle sinistre italiane. Intanto in Italia Benito Mussolini e altri carbonari, che avevano appoggiato il generico sforzo liberista hitleriano, furono rovesciati da una congiura di magistrati (sostenuti dalla magistratura). La dittatura comunista regnò per molti anni, con la collaborazione dei cattolici rossi, dei massoni e della lobby omosessuale. Uomini come Santini, Umor, Scelba e Taviani, tutti di stretta osservanza marxista, detennero a lungo il potere e nelle scuole la propaganda stalinista cancellò ogni traccia di verità storica. Basti dire che nelle carte geografiche appese nelle aule, la Russia fu ritratta assai più grande del nostro paese. Lo scoppio di una caldaia alla stazione di Bologna, sostenuto a lungo dal solo perseguitato Bruno Vespa, fu contrabbandata per strage, e così pure venne deviata la verità su Ustica (l'aereo scontratosi con un sottomarino russo impazzito) e sul guasto meccanico dell'Italicus. Si giunse persino a dire che Hitler era dotato di un membro sotto la media, mentre invece... (vedi  illustrazione pag. 145 in alto). Ma ecco irrompere sulla scena un giovane eroico lombardo, Silvio Berlusconi (v. illustrazione pag. 145 in basso). Egli cantava in un pianobar e non pensava alla politica, quando un giorno vide apparire, su un prato alla periferia di Milano, un angelo con la spada fiammeggiante che gli disse: "O unto da Dio, - piccola parentesi: proprio ieri, parlando dei magistrati, ha usato le testuali parole: LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO (1 atto di dolore, 4 pater noster, quindi proseguire...) -  tu sei il prescelto: libererai l'Italia dai comunisti e diventerai ricco e famoso. Eccoti i fondi per fare tre televisioni." E di colpo Berlusconi si ritrovò pieno di monete d'oro. I magistrati persecutori gli chiesero a lungo come avesse fatto quei soldi così in fretta, ma dovettero arrendersi di fronte al miracolo. Nella cantina della sua modesta abitazione di Arcore, Silvio preparò la riscossa insieme a patrioti come Dell'Utri, Previti, Confalonieri e Pilo. Con pochi mezzi e con tutto in mano al governo bolscevico, riuscì a vincere le elezioni, ma il tradimento di un altro lombardo, Bossi, lo privò del Giusto Diritto a Governare. La dittatura rossa tornò a opprimere l'Italia. I comunisti  tolsero a Berlusconi ogni avere, tutte le televisioni e lo incarcerarono per diversi anni. Silvio fu rinchiuso insieme a Silvio Pellico allo Spielberg, un castello appartenuto a un produttore  americano. Ma un giorno l'angelo fiammeggiante riapparve e liberò  Berlusconi, che rivinse le elezioni a capo di un triumvirato. Questa volta non commise gli errori precedenti. Liquidò con un congruo assegno Bossi e Fini e divenne imperatore d'Italia col nome di Silviodoro Primo. Sotto di lui, la Fininvest e il paese godettero di un periodo di prosperità senza pari. Fu iniziato il ponte di Messina, per congiungere  Messina a Reggio Emilia. Fu genialmente creato un milione di posti di lavoro licenziando un milione di posti di vecchi lavoratori. La battaglia tra magistratura e mafia fu finalmente vinta, sconfiggendo la magistratura. Oggi nel 2010, il nostro paese e invidiato e temuto, anche se è tuttora accerchiato dai centri sociali, dall'Europa bolscevica e dai molli americani del primo presidente ex nero Michael Jackson. Ma l'imperatore Silvio d'oro si prepara a fare dell'Italia la più grande potenza del mondo libero. Le nostre truppe e le nostre parabole televisive hanno già conquistato la Svizzera, e dall'Austria del nostro alleato Kaiser Haider accerchiano Praga e puntano verso la Polonia. E stavolta non falliremo.
  1. L'estate più famosa fu quella del '68. Era così caldo che i coccodrillini scappavano dalle magliette e andavano a tuffarsi nelle granite al tamarindo... (in "Bar Sport")
  1. Insegnava filosofia al Cavalcanti, il liceo più elegante della città, dove i bidelli erano vestiti in polpe e invece del quarto d'ora d'intervallo c'era un breve cocktail in abito scuro... (in "Bar Sport")
  1. "Ho visto" di Stefano Benni (dal Manifesto).
    Ho visto cose che voi umani nemmeno potete immaginare Ho visto il prato del Circo Massimo fiorire di bandiere rosse come il quadro dei papaveri di Monet.
    Ho visto il volto di Berlusconi stravolgersi come l'Urlo di Munch.
    Ho visto pensionati settantenni dopo dodici ore di pullman scendere con un balzo, agitare la bandiera e iniziare a gridare «Forza Cofferati che siamo qui» e accorgersi solo allora che erano ancora all'autogrill di Roncobilaccio
    Ho visto un pullman rimanere senza benzina sotto una galleria a Barberino e i compagni riempire il serbatoio con gli accendini
    Ho visto quelli di Cecina fare un piccolo breakfast con pane frittata e coniglio arrosto sul Lungotevere alle nove e mezza di mattina
    Ho visto uno di Legnano addormentarsi appena arrivato sul prato e credo che sia ancora là
    Ho visto uno dei Led Zeppelin, giuro, in mezzo al corteo del Piemonte
    Ho visto un sosia di Previti con una bandiera di Rifondazione messa a sottana
    Ho visto un ometto piccolissimo con un gigantesco cane Terranova che lo tirava, l'ometto aveva votato Casini ma il cane era marxista
    Ho udito sirenone, mucche, campanacci, ultrasuoni, tamburi e lattoni, e lui non c'era
    Ho visto fila di gente saltellare impazzita. Non era eccitazione ideologica, erano in fila davanti allo schieramento dei cessi da campo Sebach. Ho visto i cessi Sebach resistere all'attacco di due milioni di vie urinarie comuniste
    E se è vero che Berlusconi si è vantato di avere quranta cessi nelle sue cinque ville in Sardegna, beh lì ce n'erano quattrocento
    Ho visto uno che non ne poteva più di fare la fila ai cessi aggirarsi con una bottiglia da un litro da lui definita di tè freddo ma non lo offriva a nessuno.
    Ho visto folate di vento anomale e impressionanti, Berlusconi aveva comprato un tornado in America dalla Dunlop ma l'hanno fregato e gli hanno dato seicento raffiche usate. Anche i pataccari vengono pataccati Ho visto lo striscione dei messinesi gonfiarsi di vento, e il loro gruppo partire in aria come un deltaplano e tornare a casa in mezz'ora
    Ho visto miss Cgil Romagna, munita di minigonna in domopak, usata come autostarter per far ripartire alcuni seniores che avevano rallentato il ritmo
    E lui non c'era
    Ho sentito un gigantesco omone di Rifondazione dire «adoro l'odore del napalm di salciccia la mattina presto» e sbranare un panino disneyano con i tre porcellini incorporati
    Ho visto Berlusconi scendere dal primo al sesto posto nella lista degli uomini più ricchi di Italia: ora i primi cinque sono Ahmed, del camper degli hotdog, Silvano il piadinaro, Rocco il bibitaro, Mohamed del furgone delle salcicce e Arturo il broker dei thermos di caffè
    Ho visto D'Amato con barba finta e una carriola di patatine, perché per qualche euro farebbe di tuttoHo visto decine di bonghisti che suonavano e nessuno gli diceva di smettere e loro ogni tanto si bloccavano per lo stupore 
    Ho visto gli elicotteri fermi come falchi nell'aria mentre dalla centrale arrivava il comando «mi raccomando, contateli in euro»
    Ho visto un giapponese che fotografava una caratteristica vecchietta di Prato e quella ha estratto dalla borsetta una telecamera digitale Sony SS456 K e ha risposto al fuoco
    Ho visto a Castelsantagelo uno da solo in mezzo al corteo, con dieci metri liberi davanti e dieci dietro, e tutti che si chiedevano se si trattava di effettivo isolamento ideologico o se scoreggiava troppo
    Ho visto Homer Simpson travestito da operaio di Urbino, ho visto i pupazzi di gommapiuma di Perotti e Alessandra coi mamutones
    Ho visto due che erano scesi sul lungotevere per baciarsi ed eventualmente trombare e appena erano a buon punto gli è passata sopra tutta la Cgil di Prato
    Ho visto la delegazione di Treviso con propulsione a Teroldego entrare nel prato a cinquanta chilometri all'ora. E lui non c'era. Non c'era il presidente operaio, quello che spaccia i suoi interessi per riforme e il paleocapitalismo per una novità, il remainder della new economy, il pataccaro che rifila il vecchio come fosse nuovo, il finanziere-rigattiere
    Ho visto Uga ed era più bella che mai.
    Ho visto il prato vuotarsi e la gente tornare ai pullmann e il quadro tornare vuoto e i cessi Sebach tirare un sospiro di sollievo e diecimila cappellini volati via ai proprietari unirsi in sciame e decollare verso gli stagni di Santa Giusta.
    E comunque sia chiaro che la strada e lunga, faticosa, e ancora tutta da costruire e questo è solo un buon inizio. E soprattutto guai a nasconderci la verità e a sparare balle come Forza Italia. Anche se dopo una manifestazione di sedici milioni di persone è difficile non montarsi la testa.
  1. "D'amore e di corteo" di Stefano Benni (dal Manifesto)
    Cara Uga, di nuovo una grande manifestazione, e anche stavolta non so cosa accadrà tra noi. Ora il film della nostra relazione si dipana fluttuando come una cometa radiosa sullo sfondo stellato del passato (hai sempre detto che come poeta ti ricordo Baglioni, non ho capito se è un complimento o no). E vedo il nostro amore, dorato giocattolo nelle mani beffarde del destino, arrancare incerto e dubbioso, fatto più di occasioni mancate e inspiegabili separazioni che di vicinanza. Con questo non voglio insinuare che mi eviti, Uga, ma diciamo che una serie di circostanze sfortunate si è da sempre frapposta tra i miei e i tuoi (spero) desideri. Ci conoscemmo, ricordi, molti anni fa a un campeggio estivo alternativo. Tu eri femminista-cannarola, io marxista-situazionista. Ti vidi e subito mi invaghii, eravamo nudi e un po' scottati, tu sul fucsia, io sull'indaco, e leggevamo lo stesso libro, l'"Ecologia della Mente" di Bateson, tu sottolineavi quello che non capivi, io quello che capivo. Ti proposi una cena a base di pesce, ma tu eri allora nella fase ramadan-pelagica, vale a dire che non mangiavi nulla che vivesse sotto il livello del mare, con l'eccezione dei granchi purchè catturati sul bagnasciuga. Cercai di conquistarti suonando Brel, ma tu eri ideologicamente musical-beatnik e ascoltavi soltanto cantautori con pantaloni scampanati. Parlammo di pensiero sistemico, di orgasmo multiplo e di conflitto politico, e tu mi dicesti che temevi la scalata finanziaria di un certo Berlusconi. Berlusconi chi? risposi io, e tu, deliziosamente, sbuffasti. L'anno dopo ti rividi a un festival di poesia contro la guerra, centomila persone e dieci miliardi di zanzare nella stessa pineta. Io ero diventato dylan-kerouacchiano e avevo grandi speranze di piacerti. Ma quando ti vidi col poncho e gli zoccoli andini, capii. Eri diventata guevarista-terzomondista. Ascoltavi soltanto i poeti sudamericani e quando salì sul palco Ginsberg ti tappasti le orecchie. Provai a cantarti "El condor pasa" degli Inti Illimani, ma la mia pronuncia spagnola era imprecisa e non mi ascoltasti, anche perché ti baciavi a raffica con uno che più che dalle Ande sembrava sceso dalla Val Brembana. Ricordo che gli parlavi di un certo Berlusconi. Berlusconi chi? ti diceva lui. Che rabbia, io invece mi ero preparato, sapevo benissimo che era uno che aveva delle televisioni, un innocuo finanziere lombardo.
    Alcuni anni dopo ci fu una grande manifestazione per le lotte operaie. Avevo saputo che eri entrata in un collettivo operai-studenti e io ero lì con un bidone-tamburo, nello spezzone di Potere Siderurgico. Tu sfilavi cento metri più avanti, bellissima, con la tuta arancione e il casco con la lucina. Ma eri sotto lo striscione di Lotta Mineraria e mi guardasti con un certo disprezzo. Mi spiegasti che io difendevo l'aristocrazia operaia, mentre per te erano importanti solo le lotte del sottosuolo del Sulcis. Eri con quattro ragazzi sardi che cantavano da tenores, tennero la stessa nota per tutti e sedici i chilometri del corteo, io che mi ero preparato tutto Guccini e Lolli mi misi da parte. Sentii che urlavi al megafono " Berlusconi e la Pidue, ecco il nemico". Io pensai: questa è pazza, non capisce che i pericoli sono ben altri. Pochi anni dopo ci fu la manifestazione contro la Pidue e le stragi. Sapevo che avresti sfilato nello spezzone di corteo Diessino, che eri diventata moderata, e anch'io per amore tuo avevo preso la tessera. Ti vidi con i jeans e i capelli corti, ma ahimè, mi ero perso la tua ultima sterzata politica. Eri insieme a quelli del Manifesto, parlavi con Parlato e campettavi con Campetti, e mi guardasti severamente. Nascosi gli spartiti di Venditti e la chitarra intarsiata col volto di Occhetto e decisi di andare all'attacco. Ti dissi, sei una massimalista, la Pidue è una tigre di carta, non sono le logge segrete a far la politica, la democrazia italiana è salda, e anche quella cecoslovacca, e il tuo Berlusconi, se scende in campo, non prenderà neanche il cinque per cento di voti. Fosti colpita dalla mia energia polemica, allora colsi l'attimo favorevole: vieni a cena con me, ti dissi, sono diventato vegetariano cicorista-plutarchiano. Sei proprio vetero, mi rispondesti ridendo, io mangio solo macrobiotico.
    Poi ci fu la prima grande manifestazione per l'Ulivo. Ti cercai per tutta la piazza, tra migliaia di persone, fin sotto il palco del concerto, sapevo che simpatizzavi per Bertinotti e stavolta avevo tutto, la tessera e anche il portaocchiali al collo e la pipa, anche se non mi piace, e porcocane, non ti vedo con un cappotto brezneviano, proprio dietro a Cossutta? Pazzo di amore e rabbia, ti rimprovero l'ulteriore scissione, quindi ti comunico ufficialmente che anch'io mi sono convertito alla macrobiotica, e ti invito a cena in un ristorante così integrale che gli stuzzicadenti te li devi fare tu da un tronco. Ma tu rifiuti spiegandomi, col solito angelico sorriso, che a forza di frequentare festival dell'Unità sei diventata lardodipendente, mangi salsiccia dalla mattina alla sera e cotechino quando sei a dieta. Adesso che siamo al governo, grido, il tuo Berlusconi è sepolto per sempre, e anche il tuo Proporzionale e il tuo Esenin (non sapevo più cosa dire) .
    Ed ecco il primo megaconcerto per il governo d'Alema. Stavolta non puoi sfuggirmi. So che sei Dalemiana convinta. Sono stato a scuola di vela, cucino come uno chef, ho fatto il cameriere al Rotary per ascoltare le ragioni degli imprenditori. Fendo la calca della piazza e come mi appari? Vestita di nero, con il piercing e i capelli viola e azzurri. Sei diventata dark-damsiana e contesti D'Alema, con lievi educati fischi . Ti affronto dicendo che D'Alema spazzerà via Berlusconi, aprirà i dossier sulla Pidue e le stragi, redimerà la Confindustria e promulgherà una legge durissima sul conflitto di interessi. Aggiungo: se vieni a casa mia so cucinare i piatti poveri alla Vissani, minestra di zampe di gallina al tartufo e ostriche vuote. Ti sei imborghesito, mi rispondi , io mangio sushi da mesi. E vedo il tuo nuovo fidanzato, un maoista-taoista giapponese fotografo di moda che suona il koto con i piedi . Ed eccoci qui, alla grande manifestazione di oggi a Roma. Io sono autoconvocato girotondista, ho fatto più girotondi di Pippi Calzelunghe. Mentre tu, lo so, sei una new-global e sei stata a Porto Alegre. Ma stavolta non mi maschererò. Entrerò nella piazza roteando come un derviscio, ti girosfilerò intorno e intanto mangerò cioccolata, mangio solo quella ormai, peso centosedici chili perchè finalmente ho capito che Berlusconi è un avvelenatore della democrazia, c'ho messo del tempo ma l'ho capito, anzi ho capito che più ascolti le ragioni degli imprenditori e meno loro ascoltano le tue. Ti chiederò scusa di tutto, ti verrò vicino e ti dirò: perchè non mi vuoi? E se mi respingi ancora, farò una di queste tre cose: O mi suicido. O mi iscrivo alla corrente di centro dei mastelliani di sinistra. O da lontano ti saluterò , tra centinaia di migliaia di persone, e ti dirò addio, questa è l'ultima volta, mai più cercherò il tuo amato volto tra la folla e le bandiere, mai più ritmerò i passi del corteo con quelli del mio cuore innamorato. Ma tu sai già che non è vero. Ti cercherò ti inseguirò ti desidererò ancora, Uga. E se ti incontrerò ti chiederò di sciogliermi un assillo che mi tormenta da tempo. Io lo so perché sono qui alla manifestazione, sono qui per te Uga, ma tutti questi altri, tanti e tantissimi, come mai continuano a riempire le piazze, cosa credono, cosa sperano? Che tutti abbiano un Ugo o un'Uga da incontrare in mezzo alla folla? O qualcosa d'altro? Cosa li fa resistere, se ogni volta che la società sfida davvero la miseria della politica, ritorna la malattia oscura del nostro paese. Quel buco nero che ingoia lealtà e civilità politica, quel buio che la destra intorbida, ma anche la sinistra al governo, non ha saputo e voluto illuminare. E da questa oscurità riemergono i burocrati del ricatto, in versione new economy con nuovi sponsor e nuovi cappucci. Eppure moltissimi anche oggi non si rassegnano, non si piegano, continuano a sperare. Che cos'è questo sortilegio ? Un'energia, una passione, un'illusione, una maledizione? Che tipo di amore è, Uga ?
  1. "Il re dei clown" di Stefano Benni.
    E' noto che più cala nei sondaggi, più Berlusconi si incazza e sputa bile, senza nemmeno avere il coraggio delle sue rabbie, anzi travestendosi subito dopo da vittima e da odiato. Il suo look plasticato e ridente si è guastato in ghigni da horror. Se una volta si affidava a Yves Saint Laurent adesso per truccarlo ci vuole Rambaldi. Come ultima, democratica riforma, ha deciso di abusare ogni giorno della televisione (tanto è sua) per spiegare ai suoi elettori e ai comunisti, ovvero il becero volgo italico manipolato e oppresso dalla bugie, cosa sta facendo il governo. Ne consegue che nel nostro paese o tutti sono cretini e bugiardi, oppure c'e un solo debordante cretino e bugiardo che pensa che tutti siano cretini e bugiardi. Alla storia l'ardua sentenza, anche se «sentenza» è una parola che provoca al cavaliere forti choc anafilattici. Questo premier, moderno come un vecchio Carosello, ha di fatto introdotto una sola riforma: la televisione al posto del parlamento. Il suo ultimo raptus monologante ha coinvolto piazze, pistole clowns e ballerine. Però, in questo momento difficile della sua carriera di pataccaro e di politico, abbiamo scoperto un segreto che lo rende più umano. La vera storia che spiega perché Berlusconi detesta i clowns e le ballerine. Per ricostruirla, abbiamo intervistato il russo Nicolai Bazarov, che col nome di Kamarinsky è stato uno dei più grandi pagliacci professionisti della storia. Ecco cosa ci ha raccontato.
    Il racconto di Kamarinsky
    Conobbi il giovane Berlusconi negli anni Sessanta. Era un periodo difficile per me. Ero stato cacciato da tutti i circhi della Russia con l'accusa di contrabbando di foche. In realtà mi ero inimicato il regime tentando di organizzare il primo sindacato degli artisti circensi. Insieme ad alcuni colleghi partii per l'Europa con una piccola troupe, cui diedi il nome di circo Popov. Eravamo due clowns, tre trapezisti, un lanciatore di coltelli e un domatore di leoni. Non potendo permetterci i leoni avevamo sei grossi cocker bielorussi: non erano feroci, ma avevano un alito molto pesante, e per mettere la testa nelle loro fauci ci voleva una certa dose di coraggio. Poi c'era Mitja, elefante e facchino, e Vladimir, un orango che ci faceva anche da amministratore. Avevamo anche un piccolo luna-park, un minizoo e un lucertolario.
    Erano giorni duri, viaggiavamo su tre carrozzoni tirati da una vecchia Skoda, senza aria condizionata e con una sola vasca idromassaggi, spostandoci da una piazza all'altra. Il nostro chapiteau era un tendone usato del festival dell'Unità, dove era rimasta la scritta «Stasera Comizio con Pajetta», per cui noi clown avevamo dovuto cambiare nome: io avevo preso il nome di Comizio e il clown bianco si faceva chiamare Pajetta. Una sera ci attendammo in una zona vicino ad Arcore. Stavamo preparando il nostro frugale pasto, il lanciatore di coltelli tagliava il pane in aria e Mitja faceva la maionese con la proboscide. Nella nebbia si presentò un ragazzo magro dall'aria spiritata. Disse che si chiamava Silvio e stava attraversando un periodo difficile. Insieme ad alcuni amici aveva intrapreso un attività finanziaria vendendo merende scadute nella scuola, ma i bidelli rossi avevano stroncato le sue riforme. Ci disse che il sogno della sua vita era di lavorare in un circo, perché adorava le luci della ribalta. Notai subito che aveva un naso rotondo perfetto per fare il clown, bastava tingerlo di rosso. E inoltre non aveva nessun senso dell'umorismo: era l'ideale per fare la parte di quello che si  incazza. Lo riempimmo di fard e cerone (credo che lì abbia sviluppato la sua cipriodipendenza e l'ossessione di impiastricciarsi). Poi gli infilammo un paio di grosse scarpe e lo buttammo sul palco col nome di nano Berluk. Il suo ruolo era quello di prendere schiaffi, spruzzi d'acqua e sgambetti ogni sera. Questo per trenta sere al mese. Ma siccome era un po' tonto, ogni sera ci chiedeva perché e si incazzava, e l'effetto comico era assicurato . Ricordo che piaceva molto al pubblico, specialmente ai bambini, anche se dopo lo spettacolo cercava sempre di vender loro torrone taroccato, con la ghiaia al posto delle nocciole. Avrebbe avuto un futuro, come spalla. Ma poi vide Uganska. Uganska Sergèevna Volaltova era una splendida ballerina e trapezista ucraina. Veniva da una famiglia di grandi tradizioni circensi: suo padre era il leggendario Fjodor, il condor volante del Caucaso, e sua madre Irina Kolesterova, la mongolfiera di Minsk, centotrenta chili, ma tra i trapezi volava come una rondine. Uganska aveva volato fin da piccola. Appena uscita dall'utero, il medico l'aveva sollevata per darle lo schiaffetto e lei con un balzo si era attaccata al lampadario. È l'istinto del trapezista, aveva detto commossa mamma Irina. A sei anni Uganska sapeva già ballare sul filo come una cinciallegra, e al trapezio faceva già il triplo Mandelbaum e il carpiato Pachinski. A quattordici anni era già una stella.
    Aveva tutto per essere felice: ma il mondo del circo è percorso da improvvise e violente passioni. Dovete sapere che i genitori di Uganska avevano entrambi un amante: lei un mangiatore di fuoco, lui una splendida tigre siberiana. Inutile dire che quando lei tornava a casa coi capelli abbrustoliti e lui graffiato a sangue, erano risse e scenate, finché un giorno il dramma, è il caso di dirlo, precipitò: i due coniugi si lanciarono dai rispettivi trapezi, lui non afferrò lei, lei non prese lui e si spiaccicarono al suolo. Io presi l'orfanella con me, come una figlia.
    Quando il nano Berluk vide Uganska ballare leggera e gaia sul filo, si innamorò perdutamente. La sera stessa le fece trovare nel camerino un mazzo di azioni dell'Alitalia. Ogni notte le cantava Oci Ciornie e I found my love in Portofino, finché l'elefante Mitja non sporgeva la proboscide dalla gabbia e lo annaffiava (di acqua quando era di buonumore, di altro quando era incazzato). Berluk ripeteva a Uganska che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche risolvere il suo conflitto di interessi (nel nostro piccolo luna-park era titolare della montagne russe ma aveva anche il monopolio della segatura asciuga-vomito). Uganska non se lo filava. Quell'italiano avido e noioso non le piaceva. In più, era innamorata del clown Pajetta, alias Vasilj Procharkin Bessonovic, un pierrot pallido e lunare che sapeva fare gli scorzotti con l'ascella, ma anche recitare Majakovsky a memoria. Inoltre, ultimo e illuminante particolare, Uganska era comunista.
    Berluk fece di tutto per conquistarla. Si fece prestare da me tutti i libri di Lenin, Stalin e Cronin. Dopo un mese me li restituì dicendo «li ho letti ma non ci ho capito una parola». Io gli spiegai che forse prima avrebbe dovuto studiare i caratteri cirillici ma lui sbuffò. Lo ripeto, era un po' tonto. Continuò a corteggiare tenacemente la bella ballerina: andava in giro con un enorme colbacco da cui spuntavano solo le ginocchia e ogni tanto durante lo spettacolo gridava «viva la grande rivoluzione proletaria sovietica». Capite come tutto questo, poi, si sia trasformato in odio inguaribile . Una sera la bella Volaltova, esasperata dal suo assedio, gli disse: «Va bene, tovarish Berluk, se ti lancerai dal trapezio e sarai in grado di eseguire un un triplo salto mortale, ti sposerò». Anche a quei tempi, naturalmente, Silvio si credeva  capace di tutto. Perciò si fece dare lezione di arrampicata prensile dall'orango Vladimir, imparò qualche capriola, e poi disse che era pronto. - Non dovresti provare - gli dissi io - comunque, se proprio vuoi rischiare, metti sotto la rete di protezione. Alcune notti dopo, Mitja mi svegliò con un leggero barrito per segnalarmi che i due erano sotto il tendone. Li spiammo da lontano. Lei era più bella che mai, nel suo pigiamino ucraino; Berluk aveva un costume da Uomo ragno rubato a un bambino. Berluk salì, si attaccò al trapezio, iniziò a ondeggiare, poi spiccò un balzo, roteò come trottola e si schiantò al suolo. E la rete, direte voi? La rete c'era, ma era stesa per terra (lo ripeto, il ragazzo era un po' tonto). Fortunatamente, come disse il medico, la massa cerebrale era così ridotta che il danno fu minimo. Ma Berluk si insaccò di brutto e da uno e sessanta che era, si abbassò ulteriormente. La settimana dopo il clown Vasilj Pajetta e Uganska Volaltova convolarono a nozze. Poi una notte di pioggia, una macchina blu guidata da un ometto che si faceva chiamare «il Venerabile» passò a prendere Berluk, e non seppi più nulla di lui, finché non appresi dai giornali della sua fulminante carriera. Per questo il vostro presidente del consiglio odia i clowns, le ballerine, i comunisti e i sindacalisti, e vorrebbe dimenticare quel periodo della vita in cui, oltre al potere e ai soldi, aveva qualche altro sogno. Peccato: avrebbe potuto essere un buon clown, piuttosto che un modesto buffone. Ma il mondo del circo e quello della politica sono diversi: il nostro richiede talento, ed è immensamente più difficile e serio.
  1. Lettera a Trapattoni dal Ct ad interim
    CARI cittadini,come sempre devo lamentarmi. Sono uno statista di statura mondiale e nessuno vuole riconoscerlo. Ho fatto terminare la guerra in Medio Oriente e né gli israeliani né i palestinesi se ne sono accorti. Ho posto fine a secoli e secoli di guerra fredda, e ho convinto Putin a entrare nella Nato, anche se per il momento non sono ancora riuscito a iscriverlo alla Pidue. Ho sbattuto fuori dall'Italia i pericolosi invasori albanesi, senegalesi e rumeni e adesso ci proverò con l'etnia più pericolosa, i legulei. Ho abbassato le tasse e il debito pubblico in una fiction su Italia Uno. La mafia è sotto controllo e fattura tutto. Con D'Amato ormai c'è una tale intesa che non devo più gridare "comandi!" quando mi telefona. Eppure continuate a trattarmi come un tirannello da strapazzo e mi avete deluso nelle prime elezioni italiane in cui c'è stata una vera par condicio, ovverossia io ho avuto un pari numero di ore, circa due, su tutti i miei (pardon) su tutti i maggiori canali televisivi. Ma c'è un settore dove dimostrerò di essere un grande stratega, un'attività che mi ha sempre dato grandi soddisfazioni e da cui è partita la mia ascesa nell'olimpo dei grandi. Il calcio! Ecco la lettera che ho appena inviato al vice-commissario della nazionale azzurra, Giovanni Trapattoni.

    Caro Trap,
    quando siete partiti per il Giappone, con la garbata ironia che mi contraddistingue, vi ho detto che se non vincevate vi avrei sbattuto in galera. Be', non scherzavo. Ma ciò non accadrà perché vinceremo, e vinceremo perché da oggi sono io il commissario a interim della nazionale, tu non osi, esiti e hai le idee confuse. Se segui queste istruzioni e mandi in campo la mia formazione, il trionfo è assicurato. Procediamo per esclusione. Sbatti fuori Tommasi che è comunista, che vada a giocare nella Dinamo Mosca, anzi adesso che siamo amici di Putin, che vada a giocare nella Dinamo Cuba. Via Coco che gioca in Spagna ed è in buoni rapporti coi giornalisti del Pais. Via Panucci, Totti, Del Vecchio e Montella che sono troppo amici di Veltroni. Via Juliano e Cannavaro che sono meridionali e Bossi non gradisci. Via Di Biagio, Di Livio e Del Piero, non mi piace il Di e Del davanti ai nomi, tutto quello che c'è in Italia deve chiamarsi Di Silvio e Del Silvio. Via Nesta e Materazzi, sono troppo alti e mi stanno sui coglioni. Via Buffon e Toldo, tre portieri sono troppi. Via Vieri e Zanetti che sono interisti e mi distraggono le veline. La squadra comprenderà solo giocatori del Milan o in procinto di essere acquistati dal Milan, oppure a me graditi. Ecco la formazione, imparala a memoria e scrivitela. In porta Abbiati. In difesa Maldini, e al suo fianco voglio rivedere Billy Costacurta. Sulla fascia destra convoca La Russa (ci tiene tanto) e sulla sinistra Pappalepore, è l'autista di D'Amato, non so come gioca, ma non possiamo dire no alla Confindustria. A centrocampo: Ambrosini, Doni e Donadoni (è un po' ingrassato, ma se la cava). Le punte: Inzaghino bello e Lunardi. Tu mi dirai: ma non sa giocare. Se è per quello, non sa neanche fare il ministro. E lass ma non liss come dice Bush, chi sarà il centravanti? Un furetto brevilineo dai piedi buoni, un estroso furfantello delle aree, un presidente finanziere, operaio e anche goleador. Ebbene sì: avevo appeso le scarpette al chiodo, ma tornerò a difendere i colori del mio paese: giocherò con lo pseudonimo di Pataquinho. Non vedo l'ora! A proposito, quando inizierà la partita, entreremo democraticamente in campo tutti insieme, anche se io sarò su una portantina. Poi canteremo insieme l'inno di Mameli e Oh Susanna, a Bush fa piacere. Quindi inizierà la tenzone e caro Trap, non dubitare, spezzeremo le reni agli avversari. L'Equator è debole e poi ho visto sull'atlante che non è un paese,è una riga che gira tutto in tondo, che cazzo di giocatori può avere? Il Messico è povero e debole, sarà un piacere pestare quei figli di Chiapas. In quanto alla Croazia ho chiesto lumi su come attaccare a D'Alema. Caro Trap, prepara la squadra e aspettami. Forse il calcio mi ridarà l'onorabilità che altri settori si ostinano a non negarmi. Sarò leale e onesto. A proposito, arriverò con sedici chili di nandrolone, epo, turbocaina, gonfiomix e nitrato di amile nascosti nella valigia diplomatica. Di' ai ragazzi che ogni mattina ne dovranno prendere una bella cucchiaiata nella colazione. E niente scrupoli da anime belle, il calcio è come la finanza, se sei onesto ti fan fuori. In quanto alle critiche di ingerenza e protagonismo, be', sono pronto a rintuzzarle. Non metto mai bocca nei settori che non sono di mia competenza. Ad esempio, quando c'è stata l'elezione del nuovo presidente Rai, io ho proposto una rosa di nomi: Baldassarre, Emanuela, Susy e Maria Selvaggia. Che colpa ne ho se hanno scelto un maschietto? Ciao e a presto,
    Silvio Berlusconi
    (30 maggio 2002)
    La Repubblica
  1. STEFANO BENNI TEST-SHOW – QUESTIONARIO PER TASTARE SE SIETE DEI VERI BERLUSCONIANI… di Stefano Benni per Il Manifesto

    Siamo venuti in possesso del questionario che sarà distribuito agli Iscritti della Casa delle Libertà, per testare la loro fedeltà ideologica alla mistica imprenditorial-fascista e tamponare abiure o defezioni. Lo pubblichiamo in esclusiva, compreso lo specchietto finale. Compilatelo anche voi, magari avrete delle sorprese

    Quale di questi reati ritenete più grave?
    a- il falso in bilancio
    b- il riciclaggio di denaro mafioso
    c- il fallo di mano in area

    Ritenete che la cultura occidentale sia superiore alla cultura araba?
    a- qualche volta
    b- sempre
    c- dipende da quanti soldi ha l'arabo.

    Pensate che la mafia sia
    a- uno spiacevole inconveniente di cui si parla poco
    b- uno spiacevole inconveniente di cui si parla troppo
    c- (silenzio)

    (Ricordati che Silvio ti guarda...)

    Quali sono le "i" che caratterizzano il Bibibi, buon balilla berlusconiano?
    a- impresa e inglese
    b- impresa, inglese e internet
    c- impresa, inglese internet interim e impunità

    Vi segnalano che il debito pubblico italiano è al livello record. A chi date la colpa?
    a- al parassita Berlusconi, che sostiene di essere stato un genio degli affari ma si è sempre riempito di debiti ed è sempre stato salvato in extremis.
    b- al distratto Tremonti che non ha visto il buco comunista
    c- all'infame stampa estera

    Quali di questi categorie ritenete dannose per la sicurezza delle città italiane?
    a- i laboriosi lombardi
    b- i volitivi veneti
    c- i sordidi albanesi

    (Peppino Pisanu)

    Cosa ci fa Pisanu al governo?
    a- non so
    b- non saprei
    c- boh

    Vedete avvicinarsi al vostro yacht un nave carica di profughi.
    Cosa fate?
    a- lanciate un sos
    b- lanciate un segnale di cambiare rotta
    c- lanciate un siluro

    (Ecce gnomo)

    Quanto è alto secondo voi il presidente del consiglio?
    a- uno e settantacinque
    b- uno e ottanta
    c- uno e ottantacinque

    Pensate che un carabiniere possa essere arrestato o inquisito?
    a- si, se ammazza di botte qualcuno senza motivo
    b- no perché c'è sempre un motivo
    c- si, se cerca di arrestare uno della Fininvest

    Cosa vuole dire per voi entrare in Europa?
    a- la moneta unica
    b- andare a puttane a Amsterdam
    c- riuscire ad ottenere la cittadinanza di Montecarlo

    Siete a una riunione della Pidue e vi cade il cappuccio, come vi comportate?
    a- fate finta di niente
    b- ve lo rimettete in fretta
    c- nulla perché avete tre cappucci uno sopra l'altro

    Di notte state scassinando un bancomat e siete sorpresi dall'onorevole Previti. Cosa fate?
    a- scappate
    b- gli spiegate che lo state facendo perché avete sei figli affamati
    c- gli chiedete una consulenza

    (Il minestrone Roberto Castelli)

    Pensate che Castelli sia
    a- arrogante e incompetente, uno scandalo
    b- arrogante e incompetente, una delusione
    c- arrogante e incompetente, un esempio

    Secondo voi Fini è diventato democratico?
    a- neanche per sogno
    b- certamente
    c- rispondete "b" o vi massacriamo a manganellate

    Siete favorevoli alla tortura ?
    a- si ma con una leggera anestesia
    b- si, ma con la ripresa in differita
    c- si, ma con la ripresa in diretta

    Dov'è finito Bin Laden?
    a- non serve più, quindi non se ne parla più
    b- è in America surgelato in un freezer della Cia
    c- Bin chi?

    (Avrà trovato lavoro nei Marines americani...)

    Cosa serve secondo voi per fare bella figura in televisione?
    a- un bell'eloquio e decisione nel presentare gli argomenti
    b- le luci giuste e urlare più forte degli avversari
    c- un buon fard e un moderatore venduto

    Qual è la cosa che vi eccita di più negli Eros Center di Bossi?
    a- le foto di mucche padane nude
    b- la bancarella del Viagra
    c- i preservativi verdi

    (Umberto dammi una mano che non ci arrivo...)

    Se in Italia fossimo a un passo dalla guerra civile, cosa fareste?
    a- scenderei in piazza per evitarla
    b- investirei in azioni della Beretta
    c- farei un passo avanti.

    Ora calcolate che le risposte a valgono un punto, le b due e le c tre.

    Ecco i punteggi:

    25 punti - siete un bastardo comunista
    Da 25 a 35 - fate parte di quella metà e passa di italiani che insiste a non capire che fortuna è avere come leader Berlusconi
    Da 35 a 45 - siete dubbiosi ma a forza di sondaggi vi convincerete
    Da 45 a 55 - la vostra fede è flebile, e pericolose tracce di onestà e responsabilità macchiano le vostre iniziative, ma siete sulla buona strada
    Da 55 a 65 - avete le idee confuse ma tanta volontà di servire e migliorare, siete degli Emiliofedisti
    Da 65 a 75 - siete dei bravi picciotti
    Sopra i 75 - o avete sbagliato il conteggio o siete l'onorevole Brunetta

    (Dagospia.com 19 Luglio 2002)
  1. Laggiù nel Near West di STEFANO BENNI
    Laggiù nel Near West, nel cinquantaduesimo stato degli Usa chiamato Italia, l'unica legge sopravvissuta era quella del più forte. E laggiù nel Near West c'era la famigerata città di Mount Citory, dove spadroneggiava un piccolo boss megalomane, El Nano Silvio. El Nano era un ex-pianista di saloon, costruttore di ranch prefabbricati, riciclatore di pepite false, proprietario di tutti i telegrafi della zona. Era sfuggito a taglie, debiti e galere e ora, ricco sfondato, andava in giro con un sombrero a parabola, sette telecomandi nelle fondine e stivali con la zeppa. Ma anche se si dava tante arie, non era lui a comandare in quel paese. Più di tutti comandava il governatore Melamarcia Bush, petroliere, spacciatore d'armi e falsificatore di bilanci pentito. Poi c'erano i pistoleri globali della Cia e i loro potenti alleati, il Pi Two Klan, loggia di incappucciati che da anni terrorizzava i villaggi dei peones. E il potente Scrooge D'Amato, boss dei costruttori di ferrovie, degli allevatori di bestiame e degli evasori fiscali. Per tutti costoro El Nano Silvio era il folcloristico rappresentante, e quando c'erano da fare lavori sporchi, ci si rivolgeva a lui e alla sua maggioranza. Come ogni sera, la banda del Nano si ritrovava in un saloon, un vecchio bordello democristiano rimodernato alla meglio, a cui avevano messo il nome di Las Reformas. Insieme a El Nano Silvio, che sfoggiava un sombrero gigantesco con pista ciclabile, c'era l'intero manipolo di ruffiani, aguadores, voltagabanas e indagati. C'era "Smile " Fini, l'uomo che aveva massacrato gli apaches di Genova ordinando ai carabinieri di travestirsi con le piume di guerra, ma era stato smascherato da due errori. Uno, metà degli agenti si era travestito da gallina, due, sulle molotov finte fatte trovare nel covo apache c'era scritto: Amaro del Carabiniere. Al suo fianco erano schierati i fedeli Garcia Gasparri, Matafrocios Storace e Ignacio La Russa, un tempo temuti bounty-killer e ora attivissimi frau-killer, ovverossia ex cacciatori di taglie riciclati in cacciatori di poltrone. Poi, con gran sventolare di bandane e fazzoletti verdi, entrò al Las Reformas la banda di Stoneball Bossi, proveniente dalla leggendaria Mesa Padana, dove sul Grand Canyon era stato messo il cartello segnaletico Gran Crepùn de l'Ostia. Stoneball buttò giù un doppio whisky con soda del Po e borbottò roco: "E' pieno di sporchi indiani qua intorno. Colpa di quei maledetti sudisti amici dei negri". Il suo vice Mac Maroni non osò correggerlo.
    Entrarono anche "Capestro" Castelli, guardaspalle del Nano e nemico giurato della legge, insieme a Dinamite Lunardi, che stava lavorando a un grande progetto: un ponte tra Messina e Brooklyn. Poi entrarono El Riciclado Pisanu, che aveva combattuto contro gli Incas, Stranamore Martino, lo stalliere Mark Dell'Utri e gli Useless Brothers, Baby Face Casini e Frankenstein Pera, le mascotte del gruppo. Tutti attorniarono il capo che sembrava furibondo. "Così non va, ragazzi - ringhiò El Nano- abbiamo dovuto sacrificare Al Scajola alla propaganda sioux-stalinista. Tra poco dovrò lasciare il mio interim preferito e nominare il nuovo ministro per i rapporti con le civiltà inferiori Il governatore Bush ancora non mi ha comunicato il nome, ma giuro che il soprannome lo sceglierò io. In quanto a te, Mike Cichè, avevi promesso l'acqua nei canyon siciliani e non ce n'è una goccia. Tu, Blackhole Tremonti, tutte le volte che fai un conto apri delle voragini che in confronto il Gran Canyon è una buca da golf. In quanto a te, Joe Fighetto Urbani, dovevi vendere un miliardo di bisonti ai giapponesi e ancora non ho visto un dollaro. Avevo detto che i giudici dello Sme dovevano sparire e sono ancora lì. I burocrati di Washington ladrona delirano che il falso in bilancio è reato. Devo fare tutto da solo, nessuno mi dà una mano. Era meglio quando c'era D'Alema". Un educato colpo di tosse segnalò che a un tavolo d'angolo c'erano Max D'Alema e Fix Fassino, che giocavano a domino e facevan finta di niente.
    -Ma adesso basta - tuonò El Nano - qua la legge siamo noi, e dobbiamo combinare qualcosa di buono, anzi di perfido e malvagio, se no che legge del west è?
    -Veramente una perfidia l'abbiamo fatta - disse Mac Maroni -seguendo le direttive di Scrooge d'Amato, ho fatto firmare il patto per l'Italia.
    - Non mi convince - disse el Nano - i capi indiani Cisleros e gli Uillos hanno fumato la pipa della pace, ma le loro tribù sono in rivolta, e sono ancora in libertà gli apaches Cigiellos. Quelli sono pericolosi, antropofagi, irriducibili.
    Proprio in quel momento si aprì la porta. Erano Piccola Pezza e Angeletto Spiumato, capi dei cisleros e degli uillos. Si inchinarono con imbarazzo.
    - Abbiamo lavato i suoi cavalli - dissero - adesso possiamo andare?
    - No - disse El Nano - adesso portateli a bere e poi dal truccatore.
    - Ma veramente i patti erano diversi ...
    - Non conoscete Snake Marzano e il detto "viso pallido parla con lingua biforcuta"? Ma che indiani siete? Avete firmato e adesso obbedite, fuori dai coglioni - intimò El Nano Silvio - Insomma qua nel Near West c'è metà dei cittadini che ancora non rispetta la mia legge. E soprattutto, siamo sicuri che Lui sia sistemato?
    A quel Lui un brivido percorse le schiene dei presenti. Uomini duri e avidi, che avevano affrontato processi e bancarotte, scontri in aula e code al buffet, avvisi di garanzia e duelli per una dirigenza, non riuscirono a nascondere un moto di paura. Anche quelli del Pi Two Klan, sotto il cappuccio, impallidirono.
    - Lui è sistemato, isolato, circondato - disse Pegleg Previti - gli scateneremo contro tutti i cacciatori di taglie, le gazzette e le televisioni del paese. Dovrà emigrare nello Yukon.
    Ma in quel momento un coyote ululò, una cavallo nitrì e si sentirono, in lontananza, le note di Casta Diva suonate da un'armonica a bocca. La porta si spalancò e il vento rovente della prateria scompigliò le carte sui tavoli. Sulla soglia, avvolto in un poncho indiano, il sigaro all'angolo della bocca, apparve Lui. Chinatown Cofferati, l'apache cinturato, il meticcio sindacal-politico, il più wanted dei wanted , l'uomo che voleva seminare panico sciopero e distruzione nel tranquillo mondo fuorilegge del Near West. Guardò tutti con aria beffarda. Sul poncho ostentava un badge di Lenin, uno della Callas e un osso, forse di industriale. Sul capo, un diadema di pennarelli rossi. Con un gesto deciso, sollevò il poncho. Tutti balzarono all'indietro, poiché Chinatown Cofferati era una della pistole più veloci del West. Ma il bieco pellerossa non era armato: puntò un dito e gridò: "Costituzione!". A quella vile e bassa provocazione, tutti arretrarono. Fini e Gasparri misero mano al revolver, Pera saltò sul lampadario, Bossi fece un gesto scaramantico torcendo le balle a Mac Maroni.
    -Vigliacco sanguemisto! - disse El Nano - guai a te se pronunci ancora questa parola qua dentro!
    E tutti si misero a sparare, ma il diabolico Cofferati, saltando qua e là come un cartoon, evitò i proiettili e sparì ghignando della prateria.
    - Non una parola di quello che avete appena visto - disse cupo El Nano, versandosi due dita di whisky, vale a dire metà della sua altezza in alcool.
    Tutti annuirono.
    - Questo vale anche per voi due, nascosti dietro al piano - gridò El Nano.
    - Non siamo nascosti, siamo defilati - disse la vocina di Fix Fassino.
    - Non mi sembra un dramma - disse Max D'Alema.
    - Ci vuole un piano, e subito - disse El Nano - allora, per prima cosa bisognerà che da qualche parte saltino fuori dei ragazzi a bruciare dei ranch e far fuori qualcuno, magari dipingendo su tutto la stella delle Bierre, ancora meglio se lasciano tessere della Cgil sul posto.
    - Sarà fatto - disse un incappucciato, lo sciamano Castelli, che osservando il volo dei puma ha già previsto guai nel Northeast.
    - Benissimo. Poi telegrafate al governatore Bush che abbiamo bisogno di una guerra ad alto livello per questo autunno.
    - Già in preventivo - disse un altro incappucciato.
    - E in quanto alla stampa, giù botte sul maledetto meticcio, e guai a chi dà troppa pubblicità agli scioperi, esclusi quelli dei trasporti. E per finire...
    - E per finire? - fecero eco i presenti.
    - Per finire brindiamo, aguardiente per tutti, paga il contribuente.
    E tutti si precipitarono al bancone dove erano stati allestiti a tempo record uno stand per le autorità, un premio al Regime giornalistico, un Telecoyote e un raduno Vip. La festa si scatenò e il clima si rilassò. Ma accadde l'imponderabile. Si aprì la porta del saloon ed entrò un mezzosangue, per metà pellerossa e per metà coreano, con nonna marxista e nonno arbitro dell'Ecuador.
    - Scusate - disse cortesemente - qualcuno ha posteggiato il suo cavallo davanti alla mia Porsche e non riesco a uscire.
    Scoppiò una regolare rissa western, durante la quale Frattini, Montezemolo, Benetton, Borghezio e tutti quelli che volevano fare il ministro degli esteri si spararono addosso. Poi, per divertirsi un po', la banda uscì per strada sparando all'impazzata, furono catturati e rispediti a Nuova Delhi centocinquanta indiani Pellerossa di varie tribù. Da una strada laterale uscì un gruppo di Apaches Cigiellos scioperanti, e una decina di red collars, i terribili preti-predicatori rossi. Per ultimo un giudice schedato. Volarono pallottole e premolari. In quel momento uscì dal suo ufficio lo sceriffo Karl Azelius Ciampi, in bombetta, con consorte al fianco. Sorrise a un cavallo, scavalcò un acciaccato esanime, schivò una freccia e nella baraonda sussurrò: - Questo paese non è mai stato così unito.
    E si dileguò. Tutto intorno, i coyote ululavano, come ululeranno ogni notte.
  1. DALLA PRIMA di Stefano Benni.
    Ho il legittimo sospetto che sia una cortese ma decisa forma di ricatto. Anche Dell'Utri è terrorizzato. Ha trovato una testa di cavallo nella macchina e il cavallo sul marciapiede con una multa nel culo. Mi ha detto che è l'avvertimento mafioso più terribile. Per finire, tutte le volte che Lunardi entra a Montecitorio, si vuota la tasche da manciate di terriccio. Il diavolo sa dove sta scavando. Ho il legittimo sospetto che dovrò fare altre leggi sul legittimo sospetto. Poi c'è l'annoso problema di Ciampi. Si è offeso perché nelle questure ho sostituito la sua foto con quella di Rivaldo. Inoltre gli ho tolto dall'ufficio il ficus, la segretaria e la scrivania (tanto, per quello che deve fare!). Ho il legittimo sospetto che dovrò accelerare i tempi del mio sacrificio.
    E come se non bastasse, presto torneranno i Savoia. Un esercito di paparazzi sta per innestare milioni di baionette di teleobiettivi . La famiglia reale occuperà il cinquanta per cento dei miei palinsesti, e ho il legittimo sospetto che potrebbero essere dei concorrenti pericolosi. Farò approvare una legge che in Italia è abolita la Monarchia sopra il metro e settanta.
    L'ordine pubblico mi inquieta. Dopo gli spacciatori di cocaina che fanno la spola davanti a Montecitorio, e il video con gli agenti che preparano la molotov per la Caserma Diaz, stanno circolando altri filmati compromettenti. In uno si vede Fini che sgrida La Russa perché sopra il costume da black block si è messo un foulard di Saint Laurent. Su Internet c'è addirittura un sito che spiega come suicidare gli esperti di Internet che scoprono i segreti su Internet. Ho il legittimo sospetto che qualcosa non vada nella polizia, forse è quel De Gennaro, o forse la Pidue mi nasconde qualcosa, ma ho il legittimo sospetto che contro questi filmati velenosi dovrò assumere l'interim del Comando Carabinieri e forse del Festival di Venezia.
    Poi c'è Superpartes Pera. Sta lavorando bene come presidente del Senato, ma ieri gli si è staccato l'auricolare con cui siamo collegati e si è messo a gridare: «Silvio cosa devo fare, Silvio attendo istruzioni» proprio in mezzo a palazzo Madama. Uno spettacolo indecoroso. E' stanco e stressato, rifiuta l'Eukanuba e non gioca più con l'osso di gomma. Dovrò sobbarcarmi anche l'interim della presidenza del Senato.
    Ormai ne sono sicuro: Il Senato e la Camera rallentano le mie riforme. Ho il legittimo sospetto che tra gli onorevoli recentemente eletti ci siano parecchi comunisti. L'ho chiesto all'onorevole D'Alema, ma lui ha fatto una faccia strana ed è scappato. Ci vuole una riforma del parlamento, specialmente riguardo al ruolo dell'opposizione. Non è obbligatorio, ad esempio, che stia sempre dentro Montecitorio, potrebbe avere una sede separata. Ho il legittimo sospetto che ci voglia uno snellimento. Sto studiando con attenzione Toqueville, Messeguè e Dumini.
    Il Nord mi ha deluso, ha preso a votarmi contro. Ma quello che mi fa più arrabbiare è il Sud. Ora sbraitano che non vogliono più il ponte di Messina, ma acquedotti e ferrovie. E io cosa inauguro, un rubinetto? Ho il legittimo sospetto che stiano diventando tutti isolano-bolscevichi. Ho deciso di prendere l'interim della Regione Sicilia, e di trasferire lì le mie ville sarde. Lunardi ha detto che con seicento miliardi di euro e un tunnel sottomarino si può fare e che sarà un'opera grande e utile al Paese. (Paese è la sua ultima ditta, Perforazione Autostrade E Scavi Europei ).
    Per finire, mi ha telefonato Licio Gelli. Ha detto che questa legge Salvasilvi -Salvacesari è ottima anche come Salvalici, e lui è pronto a usarla per tornare in Italia a darmi una mano. Ho sentito un coro di clacson e adesso, fuori dal cancello di Arcore, vicino al camion di Previti, ci sono tre nuovi Tir coperti da un telo nero. Ho il legittimo sospetto che Licio potrebbe essere un rivale molto temibile, e ho chiesto una riunione speciale della Pidue. Sono preoccupato, sospettoso e stressato. Ho il legittimo sospetto che, disprezzando metà degli italiani, vivendo di bugie e di ricatti e chiamando riforme i miei interessi personali, sto tirando troppo la corda. Ho paura che, se l'opposizione farà almeno metà del suo lavoro, il mio regime prima o poi farà una brutta, bruttissima fine.
    Perciò, tirando le somme, ho il legittimo sospetto che dovrei liberarmi di quel Berlusconi. Sicuramente non è comunista, ma è un incapace, un pataccaro, e sta rovinando ogni forma di convivenza civile nel paese. Ne parlerò con il mio staff personale, il solo di cui mi fido, e cioè il presidente del consiglio, il leader di Forza Italia, il ministro degli Esteri, il padrone della Fininvest, il proprietario del Milan e un imprenditore di Arcore che ha finanziato la mia campagna elettorale. E non dite che sono pazzo e che sto perdendo colpi . E se mi rompete ancora le palle, prendo un mitra, mi metto la bandana da Rambo e sgombero il parlamento a raffiche. E guai a voi se parlate di regime.
  1. Soggetto: Baghdad, Washington, Arcore: arrivano gli ispettori  (di STEFANO BENNI)
    Scena prima. Baghdad, il bunker di Saddam. Entra un uomo in trench, alto e elegante. "Mi chiamo Philip Marlowe. Il governo degli Stati Uniti mi ha mandato qui per un'ispezione. Lei è Saddam o uno dei suoi sosia ?". "Sono il vero Saddam, ci mancherebbe altro. Ma prego, si accomodi. Sono pronto a implementare ogni sua indagine. Un tè alla menta? Un whisky? Un cuba libre? Come lei sa, l'embargo danneggia il popolo, ma a noi capi non manca niente". "Non faccia il furbo con me, mister Saddam. Ho ispezionato i suoi bunker. Cosa costruisce lì dentro?". "Medicine, chinotto, grappa, roba genuina e di prima qualità". "Ho trovato tracce di iprite e gas nervini". "Ogni tanto disinfestiamo contro i pidocchi". "Ah si? E cosa mi dice di questa foto? Cosa sono questi missili bianchi accatastati in un capannone?". "Sono supposte. Supposte giganti di grande efficacia terapeutica ma con qualche piccola controindicazione". "E questa lettera, non l'ha forse scritta lei? "Caro Osama, ti spedisco i dieci chili di uranio che mi hai richiesto, più il giaccone da motociclista degli Hell's Angels per il Mullah Omar e quattordici tuoi sosia. Il manuale che desideravi tanto "Come si guida un aereo americano", è esaurito in tutte le edicole. Perciò ti invio due copie di "Come diventare hostess in tre settimane". Spero che vada bene lo stesso". "Certo, caro Marlowe, la lettera è mia: ma l'ho scritta nel periodo che Osama era grande amico degli Usa e combatteva contro i russi. Anche voi gli mandavate soldi e armi a tutto spiano". "Mi meraviglio di te Marlowe, proprio tu che eri un investigatore incorruttibile e democratico ti comporti così ? (Marlowe si deforma, si mixa e si ricompone prima con le sembianze di Mickey Mouse, poi di un gigantesco hot dog e infine col volto di Kissinger) "Sono un ologramma telecomandato. Bush ha il terrore della cultura americana infestata da artisti comunisti. E adesso fatti fotografare con l'atomica o ti elimino, sono più armato di Lara Croft". "Mi dispiace, Philip Mouse Hot Dog Kissinger. Mica penserai che sia così facile parlare col vero Saddam. Anch'io sono un ologramma, mi hanno costruito a Napoli clonando una cassetta di Terminator due". "E si, e allora ?". "Allora adesso mi dissolvo e scappo (si trasforma in Nino d'Angelo su una motocicletta ) salutame a'soreta, guaglio'.". Scappa rombando, lasciando Kissinger con un palmo di olonaso.
    Scena due. Washington, la Casa bianca. Entra un uomo con cappello e pipa. "Buongiorno, presidente Bush. Sono l'ispettore Maigret e vengo a ispezionarla per conto dell'Onu". "Spenga la pipa. Odio gli odori forti, meno quello del napalm alla mattina presto e la cipria al salmone che mi ha regalato Berlusconi". "Non faccia il gradasso, mister Bush. L'ispezione nel suo paese ha rivelato aspetti inquietanti. Lei è il principe dei terroristi, i suoi agenti segreti da anni uccidono in tutte le zone del mondo, fomentano rivolte e colpi di stato, torturano i prigionieri e armano i peggiori criminali, compreso il vostro ex-amico Bin Laden". "Lo facciamo per difendere la democrazia". "Stranamente, per difenderla, non fate che sostenere o instaurare regimi antidemocratici. Inoltre possedete il novanta per cento delle armi nucleari e chimiche del mondo, bombardate a vostro piacimento e non volete essere giudicati da nessun tribunale internazionale. Lei personalmente è coinvolto in una serie di scandali clamorosi, dall'Henron all'Helliburton. Non è riuscito neanche a far pulizia nella Cia dopo l'undici settembre. Lei è una minaccia alla pace mondiale". "Tutte menzogne, messe in giro dalla cricca filoaraba e dai comunisti come Annan e Mandela. E anche il vostro Chirac è un mollaccione pacifista. Non è affatto vero che i nostri metodi siano sbrigativi. Posso farle una domanda?". "Prego". "Lei è un sosia o un ologramma?". "No, sono proprio io, in carne e ossa". "Benissimo (estrae una pistola e fredda Maigret). Avanti un altro. "Buongiorno presidente Bush. Sono Hercules Poirot e vengo dal parte dell'Onu per un'ispezione..."
    Scenario tre. La villa di Arcore. Entra un uomo di statura media, piuttosto rotondo nella persona o forse un po' tozzo, di capelli neri e folti e cresputi. "Buongiorno cavalier Berlusconi. Sono il commissario Ingravallo. Conosce Gadda?". "Certo, bellissimo lago. Ci sono stato a fare una gita in motoscafo...". "Lasciamo perdere. Cavaliere. Sto ispezionando l'Italia per conto di Amnesty international e andiamo malissimo. Qui lei è vergognosamente padrone di tutto, edilizia, pubblicità, assicurazioni, informazione, un conflitto di interessi da record mondiale. In confronto a lei Ceasescu e Bokassa erano dei dilettanti. Lei fa licenziare i giornalisti, commissiona falsi sondaggi, requisisce televisioni e giornali. Fa leggi per arricchirsi e per salvarsi dai processi. Spara falsità in continuazione e si circonda di persone con un passato da brividi, e per di più totalmente incapaci. Nelle sue mani l'economia sta colando a picco. "Piano piano. Tremonti ha già pronto il nuovo piano di economia creativa contro l'inflazione. Cambieremo il sistema dei pesi e delle misure, dividendo tutto per dieci. Così quando il cittadino chiederà un chilo di pane il negoziante glie ne venderà un etto e così pagherà di meno, un litro di birra costerà come un decilitro e così via. Non è geniale ?". "Insiste a dire cazzate? Lei non ha mantenuto una sola promessa, per non dire dei suoi collaboratori razzisti, litigiosi e incompetenti". "Sono bravissimi. Il ministro degli esteri è persona onesta e preparata. Bossi è un genio della storia e dopo Napoleone mi ha svelato la verità su Annibale. Un cialtrone negro che in realtà non valicò le Alpi, ma fece paracadutare gli elefanti. Abbiamo scoperto i buchi degli atterraggi. Castelli è un ministro della giustizia equilibrato ed equo, che finalmente ha rispolverato il reato di opposizione governativa cancellato dalla magistratura rossa ispirata dai Beccaria e dai Cavour, a loro volta ispiratori del complotto antiliberale bolscevico guidato da Annan, Mandela, Woytila e naturalmente Cofferati e Saddam". "Mi sembra che lei faccia un gran polverone". "Bisogna alzare dei tornadi di polvere per nascondere i disastri che abbiamo combinato in un solo anno. Io non so più cosa fare, la mia popolarità barcolla e corre addirittura voce che porto sfiga. Mediaset precipita e resterò senza una lira. E soprattutto tutti dicono che con i problemi che ci sono al mondo, le guerre, le catastrofi climatiche e l'economia allo sbando, dovrei smetterla di avere come principale obbiettivo politico il salvare me, i miei avvocati e i miei maggiordomi". "Alt. Un momento (Ingravallo si toglie la maschera e appare Cesare Previti) Non mi piace quello che hai appena detto. Puoi pure fregartene delle ispezioni di Amnesty, dell'Onu e dell'economia in crisi, ma non puoi disinteressarti della sorte degli amici...". "Scusa Cesare, ma se mi consenti...". "Non ti consento niente. Fai passare le leggi che ti ho messo per iscritto, o vuoto il sacco". "Ti prego. Bossi mi ha appena dato l'ultimatum sul federalismo. Fini sta preparando l'ultimatum sulla Rai. Bush mi sta martellando con l'ultimatum per l'Iraq. Sono bombardato, circondato, assediato da ultimatum, sto peggio di Saddam". "Saddam chi?". "Non sai chi è?". "Non lo so, è una sigla di una società estera? E' un conto corrente segreto? Una nuova password della loggia?". "Cesare, per la tua competenza in politica internazionale, ti nomino seduta stante ministro degli esteri. Congratulazioni. Posso farti una domanda?". "Prego, ma in fretta, ho da fare". "Cosa mi manca per essere un grande statista?". "Ti manca un sosia. Tutti i grandi della terra, per motivi di sicurezza, hanno un sosia. Bush ce l'ha, Saddam ce li ha, Osama ne ha sedici. E tu niente. Telefona ai tuoi collaboratori più intelligenti e provvedi". "Subito. (prende il telefono) passatemi sulla stessa linea Pera e Gasparri. Pronto? Ho bisogno di sosia. Dieci, venti sosia. Me li mandate subito ? Meraviglioso". "Allora?". "Lo vedi, Cesare, che siamo un grande e previdente governo? Li avevano già pronti da tempo, aspettavano solo la mia richiesta. Stanno per arrivare qui cinque sosia di Elvis Presley, due di Celentano, uno di Buffalo Bill, uno di Fabrizio Frizzi, due della Zanicchi... Cesare, perché piangi?".
  1. Una Ferrari alla portata di tutti (di STEFANO BENNI)
    CARO Bush, è il tuo optional Silvio che ti scrive. Non vedo l'ora di essere al tuo fianco a spezzare preventivamente le reni a Saddam. Ho rispettato i patti e ho mandato gli alpini in Afghanistan. Sono partiti cantando: mi sun Alpin me piase el Bin, con evidente riferimento a Bin Laden. Ma anche se le guerre del tuo Grande Paese sono preventive e prioritarie, lascia che ti esponga le piccole grane dell'azienda Italia. Ultimamente ho tre spine del fianco. La prima è una voce che sta circolando: Berlusconi porta sfiga.
    Io che ho fatto fortuna con gli slogan adesso sono perseguitato da uno slogan! Naturalmente non è vero che sono un menagramo anche se Fini e Bossi appena volto le spalle si toccano, talvolta l'un l'altro. Il secondo problema è che per salvare Previti ho dovuto fare tanti di quei casini che quasi non mi è rimasto tempo per il resto. In questo sono davvero sfigato: normalmente sono gli avvocati che ti tirano fuori dai guai, io sono l'unico che diventa matto per tirar fuori dai guai i suoi avvocati. Il terzo problema, last bat not less, è la situazione economica. Va male, proprio male. E la colpa non è certo di Wall Street e delle sue agili oscillazioni, ma dei comunisti che mi hanno lasciato una penosa eredità, e cioè Tremonti, ex-economista di ex-sinistra.
    Abbiamo confezionato una finanziaria che è riuscita a scontentare la Confindustria i sindacati, il nord, il sud e i centristi. Ma la mazzata finale, è arrivata con la Fiat. Un bel giorno quel dispettoso di Gianni Agnelli, invidioso del mio Milan, ha annunciato che chiudeva bottega. Dapprima mi sono preoccupato, poi ho pensato che invece era la mia grande occasione: se io Silvio col my senso degli affari e you George coi dollari americani salviamo la Fiat, recupererò credibilità e la gente non dirà più che porto iella. Ti prego, Bushetto mio, non lasciarmi solo in balia degli eventi, tu e Gelli siete sempre stati il mio faro politico, o George on my mind, sei più bello di Rasmussen e più radioso di un falso in bilancio, sono il tuo chaffeur, il tuo servosterzo, il tuo pitbull.
    Allora ecco il mio piano: un pool composto da General Motors, Mediaset, e magari Cosa nostra, Opus Dei e Enron acquista la Fiat. La sigla resta
    uguale: Fiat ovvero Fantastic Italian Automobil Trend. Mirafiori diventa Lookflowers, Termini Imerese diventa Finish Imerese, e così via. Gli operai imparano l'inglese, appaltiamo la mensa alla McDonald's e ripartiamo. Intendiamoci, a me degli 8 o 40mila disoccupati non me ne frega niente, quello che penso dei lavoratori lo ho già detto quando sono venuti in 3 milioni a Roma. Se penso che in mezzo ai licenziati ce ne sono anche di iscritti alla Cgil mi vien da dire: vi sta proprio bene. Ma per risollevare la mia esangue credibilità sono pronto a tutto. A questo proposito ho già pronto il piano di rilancio, cioè una serie di nuovi modelli di auto per il mercato italo-americano con cui torneremo competitivi. Eccoli.
    Fiat Elleesse. (legittimo sospetto o legal suspicion). L'auto ideale per sfuggire a tutte le insidie e i balzelli del traffico. Nei colori Verde vigneto o Giallo campo di grano per mimetizzarsi nei campi quando ti becca la polstrada. È dotata del Cesarone, un air bag studiato da Previti. Quando s'avvicina l'agente per contestare l'infrazione, invece del pallone sbuca fuori dal cruscotto un pacco contenente un panettone, un cotechino e una piccola somma in contanti. Si regala il Cesarone e così si evita la multa. Se l'agente insiste, si preme il clacson con allarme Elleesse (legittimo sospetto) e arriva una nuova pattuglia della Polstrada, tutta composta da attori di Canale5. Inoltre la Fiat Ellesse è dotata di targa a numeri rotanti, che cambiano automaticamente appena s'avvicina un vigile.
    Fiat Five Hundred. Piccolina, compatta, avveniristica, la lanceremo con lo slogan: l'auto del futuro. Ricicleremo le linee della vecchia Cinquecento e faremo credere che sia roba nuova. Ho già il testimonial: Pisanu.
    Effeeffe. Fiat Ferrari. Una Ferrari alla portata di tutti. Motore Ferrari, carrozzeria Ferrari. Slogan: diventa anche tu come Schumacher, con libretto d'istruzioni in tedesco. La Effeeffe si compra solo per corrispondenza. Quando t'arriva a casa allora ti accorgi che non la costruisce la Ferrari di Maranello, ma la ditta Adelmo Ferrari, panettiere e cugino di Lunardi. E' una copia rossa, perfetta, ma è di mollica dipinta, con sedili in strudel. A quel punto che reclamino pure, la fregatura è compiuta, proprio come quando mi hanno votato.
    Fiat diciotto. Grande modello ispirato all'articolo 18. La compri, paghi tutte le rate e, dopo un tot di chilometri la concessionaria, facendo valere il nuovo decreto legge che farò rapidamente approvare, ti licenzia da proprietario. Così ogni volta ci riprendiamo la macchina e la rivendiamo, con evidente ottimizzazione dei costi.
    Fiat Prevention. Questa l'hanno studiata La Russa e Bossi. È un gippone corazzato con gomme da trattore e parafanghi in titanio. Nella versione Verde Padania ha il Navigatore satellitare speciale, che però vi guida solo verso il Nord, se volete andare a Napoli dovete farla tutta a marcia indietro. Nella versione Nero Benito è munita di mitraglietta spartitraffico e ruspa trovaparcheggio. Ma il vantaggio della Fiat Prevention è appunto quello di prevenire gli incidenti. È dotata infatti di un sistema radar che si accorge se, vicino a te nel traffico, c'è un auto pericolosa, a esempio guidata da un ubriaco, da una donna o da un uomo col cappello. Quando la Prevention s'accorge del rischio, punta l'auto sospetta, la massacra e la sbatte fuori strada. Così il numero degli incidenti sarà ridotto almeno del 50 per cento.
    Fiat Tremonti. Una grande idea del mio ministro. Ha un serbatoio con un buco, così si consuma meno benzina. E poi dite che è un cretino!
    Fiat Cadillac. Lunga 10 metri, tutta cromata come le auto del Texas, finiture in argento, volante di leopardo, interni in lamelle di tartufo, motore a 7 cilindri, trentasei chilometri con un litro, air bag di serie, vetri comandati a distanza e faretti antinebbia. Modestamente questa l'ho pensata io. Quando la compri, pensi di aver fatto un gran affare. Poi scopri che è l'ennesima "Silviopatacca". La carrozzeria è di compensato: dopo la prima pioggia si riduce a un metro e mezzo e cade a pezzi (da qui il nome Cadillac). Le finiture sono in stagnola, il volante di leopardo è in realtà topo con macchie di pennarello. Il motore è un Velosolex del '64, trentasei litri di miscela per fare un chilometro, non c'è l'air bag ma in caso di violento tamponamento esce dal cruscotto un rosario per pregare, i vetri si comandano a distanza ma solo da un chilometro. Invece sui faretti antinebbia non ho mentito, basta telefonare alla famiglia Faretti di Arcore e con una pila ti fanno strada.
    Fiat G 91. Come non averci pensato prima? In fondo noi dobbiamo salvare i centri di produzione, mica gli operai. Perciò Arese la compro a un decimo del valore con lo stesso trucco di Arcore, ci farò una garconnière per capi esteri. Tutte le altre fabbriche Fiat diventeranno Basi Nato, e ci produrremo aerei Fiat G 91 o bombardieri General Motors. Le armi sono l'affare del futuro, altroché le auto. Io e te, caro Bush siamo uguali: affaristi pagati da affaristi, e quindi cosa ce ne frega della politica, della società civile e dei lavoratori esuberi? Per quanto ancora dovremo fingere di produrre ancora quel vecchio, desueto, noioso, improduttivo modello che è la democrazia? Mi sembra d'averti sottoposto un ottimo business, e attendo ansioso una risposta. Intanto, ti mando un ennesimo regalo. Un orologio di platino modello Schifani col riporto, ovverosia con le lancette che proseguono sul retro del quadrante. Così nessuno può vederti l'ora a scrocco. I kiss your hands, Silvio
  1. Una guerra preventiva chiamata Mao Donald (di STEFANO BENNI)
    GRANDE impressione in tutto il mondo per l'attacco preventivo che la Cina ha sferrato agli Stati Uniti. Una ventina di missili nucleari ha colpito alcune delle più grandi città americane, New York, San Francisco, Chicago e Boston, centri militari come il Pentagono e la base di Guantanamo, monumenti come il monte Rushmore e la casa di Elvis Presley, oltre a obiettivi industriali come la Microsoft, Cosa Nostra, Disneyland e naturalmente la Casa Bianca. Il missile impiegato è il Fang Zhi, il cui nome poetico significa più o meno "cogli il fiordaliso prima che lo colga qualcun altro".
    Il Fang monta una testata nucleare intelligente che uccide soltanto gli esseri umani lasciando vive le aiuole. Il presidente Bush è stato subito caricato sull'aereo presidenziale che vola ormai da otto ore nei cieli americani. Finora ha rilasciato solo una breve dichiarazione: "Cazzo, sono stati più preventivi di noi". Il ministro della Difesa cinese, generale Huo, durante un briefing con tè e inchini, ha spiegato ai giornalisti occidentali lo scopo e i risultati dell'operazione "Mao Donald", come è stata subito battezzata. "Abbiamo studiato attentamente la teoria di Bush sull'intervento preventivo contro nemici dotati di armi da distruzione totale - ha detto il generale - e abbiamo convenuto che l'America era un pericolo molto concreto per il futuro del nostro paese. Perciò, per salvare la pace in Oriente e nel mondo abbiamo attaccato. Come diceva Confucio: "Prevenire la prevenzione è ancor meglio che prevenire".
    Dopo lo smacco, in America divampano le polemiche. La Cia ha ammesso che aveva avuto la segnalazione di qualcosa di insolito. Nei giorni scorsi dieci milioni di cinesi avevano abbandonato le Chinatown di New York e San Francisco e si erano trasferiti in Alaska, "Credevamo fosse una moda turistica" ha detto il generale Lier, quello delle Torri gemelle. Ha poi smentito le solite voci su incapacità e complicità dei servizi segreti.
    "Sapevamo da tempo - ha rivelato - che si stava preparando un attacco preventivo contro di noi. Una alleanza tra estremisti arabi e cinesi doveva uccidere un noto investigatore americano e affondare tre unità della nostra marina, di nome Nina, Pinta e Santa Maria. Non abbiamo saputo rintracciare queste unità, e i cinesi hanno dovuto cambiare obbiettivo".
    Ora si attende la reazione del gigante ferito. Sull'aereo Bush è infuriato, non solo perché il potenziale bellico americano è ora pari a quello del Lussemburgo, ma soprattutto perché dopo trenta ore di volo, per un problema di toilette intasate, il presidente deve pisciare dall'ala. "E' colpa dell'Onu ha dichiarato Bush - se mi avessero lasciato attaccare subito l'Iraq, avrei potuto preventivare la Cina.
    L'Europa è ferma a Klausewitz, sulla guerra preventiva il mio stratega preferito è Erode. La nostra risposta sarà durissima". Malgrado la rabbia del presidente gli esperti militari sono perplessi. Il potenziale bellico degli Usa è miniaturizzato, e gli americani dovranno prepararsi a essere un paese come gli altri. Saddam ha già chiesto un ispezione sugli arsenali chimici Usa. Putin ha dato l'ordine di riparare tutti i sottomarini russi, stanziando una grossa cifra in nastro adesivo. Osama è vivo, anche se in condizioni mentali precarie, infatti ha ripreso a giocare in borsa comprando azioni Fiat. L'attacco cinese sta ovviamente causando una reazione a catena. Con gli ultimi missili gli americani hanno attaccato il Brasile e Cuba. Blair è stato preventivamente bombardato dall'India che teme una nuova colonizzazione. Fortunatamente il potenziale nucleare indiano era stato decimato da un preventivo attacco pakistano.
    La Corea del Sud ha preceduto di pochi secondi quella del Nord in un attacco chimico. Saddam ha spazzato via il Kuwait e gli oleodotti norvegesi. Misteriosi i motivi che hanno portato l'Australia a polverizzare preventivamente la Nuova Zelanda. Alla base di tutto, secondo gli esperti, non ci sarebbero motivi politici, ma una vendetta interna al mondo del rugby.
    In quanto all'Italia, Berlusconi non ha rilasciato subito dichiarazioni in quanto era al raduno dei No Process, ovvero della maggioranza chiusa in aula per votare la legge sul Legittimo Dolcetto, o legge Moreno-Previti. Secondo questa legge è lecito corrompere giudici e comprare sentenze, basta che non si paghi in contanti, ma con pacchi dono e strenne contenenti dolci, cotechini, diamanti e orologi. Informato dell'attacco cinese, Berlusconi si è detto solidale con l'amico George. Sapendo che Bush vive sull'aereo ormai da tre giorni, il premier ha pensato di fargli l'ennesimo regalo: un paracadute di visone Yves Saint Laurent modello "descente rapide". Poi ha presieduto una riunione speciale del Consiglio dei ministri, rassicurando che non sono previste azioni catastrofiche nei confronti del nostro paese, anche perché Tremonti è in ferie. Ma sicuramente, ha aggiunto il premier No Process, c'e da temere che i No Global stiano preparando qualcosa di subdolamente preventivo. "Il fatto che non abbiano distrutto le bellezze di Firenze come il David di Raffaello, i Pastelli di Giotto e le gallerie d'arte scavate sotto Pittimoda, non deve farci abbassare la guardia. A questo proposito ho sostituito Pisanu con Borghezio".
    Purtroppo, mentre il presidente stava parlando con i giornalisti, è giunta la notizia che truppe corazzate austriache e tedesche hanno invaso la Padania. "Non abbiamo niente contro l'Italia - ha detto Schroeder - ma con questo clima politico, prima o poi la questione del Tirolo sarebbe esplosa".
    Attualmente gli esperti definiscono la situazione molto grave. Ci son ben settanta punti di prevenzione in vari punti del mondo. La Lega e An hanno minacciato di togliere la fiducia a Berlusconi se il nostro paese non si impegna subito in una guerra preventiva. E' stata individuata una serie di possibili obiettivi. E' di stamattina la notizia che sarebbero in corso scaramucce tra gli irriducibili della Lazio e le guardie svizzere vaticane.
    Mentre volano missili preventivi da un oceano all'altro, e la stratosfera sembra una pista di autoscontri, George Bush non tocca terra ormai da nove giorni. Anche se il suo Jumbo viene continuamente rifornito in volo di carburante e hamburger, le condizioni del presidente sono pessime: per un blocco psicologico non piscia da quarantotto ore. Che la situazione sia critica, lo dimostra la sua ultima dichiarazione. "La Cina deve cessare il suo attacco - ha detto - se no ci rivolgeremo all'Onu".
    Poche ore fa, la notizia che risolve tutto... Un osservatorio canadese ha captato un messaggio in onde interparsec astrocriptate fonofibrillanti.
    Praticamente, un Sms spaziale. Dice testualmente. "Qui gli Stati Supremi di Andromeda, la federazione di pianeti più armata e potente dell'universo. Abbiamo osservato con preoccupazione l'evolversi della situazione sul geoide chiamato Terra, e la progressiva sostituzione dei rapporti politici con la superiorità militare e i ricatti dei potentati economici. Abbiamo rilevato il dilagare del virus Sgp, ovvero sindrome della guerra preventiva. Questo sindrome, secondo gli archivi storici cosmici, ha già portato all'estinzione il novantotto per cento dei pianeti colpiti. Non abbiamo certo paura di un vostro attacco, siamo cento volte più armati e tecnologicamente avanzati di voi, e la nostra civiltà è superiore alla vostra.
    Ma il continuo proliferare di guerre, attentati e sconvolgimenti climatici sul vostro geoide porterà quanto prima a un collasso della vostra struttura, con probabile deflagrazione, deviazioni di orbita, modifica dei campi gravitazionali e conseguenze su tutto il sistema solare, e dintorni. Per questo motivo siamo costretti a mandarvi Bambi, ovvero un provvedimento preventivo per evitare che possiate pregiudicare l'ordine dell'Universo Occidentale. Bambi è un meteorite di dodicimila chilometri di diametro carico di gas roventi e lava piccante. Colpirà la Terra entro due ore. Se avete abbastanza astronavi per salvarvi, fate in fretta, se no ci dispiace, ma la legge del più forte vale anche nel cosmo".
     
    Ps. Se in queste due ultime ore volete cambiare la suoneria del vostro telefonino vi ricordiamo che il servizio Spazio Sms di Andromeda, può fornirvi i suoni di centosedici pianeti del cosmo, compreso l'urlo del Kramkurkur e tutti i successi delle hit parade siderali. Chiamate il... (seguono trecento numeri). Alla notizia dell'attacco alieno, ci sono state scene di panico e disperazione in tutto il mondo. L'aereo di Bush è atterrato a Canton (Ohio) unica città americana non attaccata dai cinesi, ove è in corso una riunione mondiale di emergenza per trovare rimedio a Bambi. La riunione è attualmente sospesa perché il presidente sta pisciando da vari minuti. Sono presenti tutti i paesi del mondo meno l'Italia. Al Senato, infatti, la maggioranza, approfittando del caos, cerca di far passare una legge che concede l'immunità parlamentare per i prossimi cento anni. I pianisti della Casa della Libertà si sono scatenati e hanno portato in aula una gigantesca piovra in grado di azionare fino a centoventi bottoni. Il presidente Pera ha detto che non c'è niente di irregolare, basta che abbia la cravatta. Bossi dichiara: temo che col meteorite possano entrare in Italia extracomunitari di varie galassie. Nella Rai deserta, i giornalisti di An si scannano per le scrivanie lasciate vuote. D'Alema invita i compagni a pregare, il Papa fuma un sigaro. Arriva la notizia che Osama è vivo, peggio per lui. Bambi, il meteorite preventivo degli Stati Supremi di Andromeda è ormai a pochi minuti dalla Terra. Finalmente il Bene trionferà.
  1. Dormi, Liù di Stefano Benni
    (da Ballate, Feltrinelli, 1993)

    Dorme la corriera
    dorme la farfalla
    dormono le mucche
    nella stalla

    il cane nel canile
    il bimbo nel bimbile
    il fuco nel fucile
    e nella notte nera
    dorme la pula
    dentro la pantera

    dormono i rapresentanti
    nei motel dell'Esso
    dormono negli Hilton
    i cantanti di successo
    dorme il barbone
    dorme il vagone
    dorme il contino
    nel baldacchino
    dorme a Betlemme
    Gesù bambino
    un po' di paglia
    come cuscino
    dorme Pilato
    tutto agitato

    dorme il bufalo
    nella savana
    e dorme il verme
    nella banana
    dorme il rondone
    nel campanile
    russa la seppia
    sul'arenile
    dorme il maiale
    all'Hotel Nazionale
    e sull'amaca
    sta la lumaca
    addormentata

    dorme la mamma
    dorme il figlio
    dorme la lepre
    dorme il coniglio
    e sotto i camion
    nelle autostazioni
    dormono stretti
    i copertoni

    dormono i monti
    dormono i mari
    dorme quel porco
    di Scandellari
    che m'ha rubato
    la mia Liù
    per cui io solo
    porcamadonna
    non dormo più.
  1. Ultimo discorso da Fort Quiet di STEFANO BENNI
    AMERICANI.
    L'ora delle decisioni irrevocabili e' giunta.
    Qualcuno, ultimamente, ha messo in dubbio la mia salute mentale. Lo smentirò oggi con questo discorso lucido, scritto di mia mano. Dio mi ha ispirato e Rumsfeld mi ha spiegato da che parte tenere la biro. Non possiamo più aspettare, mettendo a repentaglio la pace del mondo. Se i nostri avi avessero aspettato, a quest'ora l'America sarebbe sotto il dominio pellerossa e al mio posto ci sarebbe un sanguinario Apache di nome "Piccolo Cespuglio" o "Bisonte W. Junior". E' ora che il federalismo americano ritrovi la sua vera forza, e che lo spirito guerriero texano spazzi via il centralismo di Manhattan ladrona e i terroni californiani. Non possiamo accettare ulteriormente i veti d'una diplomazia imbelle. L'America deve caricarsi sulle spalle il mondo. Se il mondo cade per terra, pazienza.
    Vi comunico, con infinito e preventivo entusiasmo, che le truppe americane hanno attaccato l'Iraq del dittatore Saddam. I nostri militari sono i migliori del mondo e entro poche settimane riporteremo la pace in quel tormentato paese. La moderna tecnologia bellica Usa, unita al perfetto addestramento del mio pitbull Tony e alla geometrica potenza della rete ferroviaria italiana, si è messa in moto e niente potrà fermarla.
    Non abbiamo aspettato l'Onu perché proprio lì si annidano i complici del raìs e di Osama, in particolare i francesi. Abbiamo le prove che esiste una base islamica popolatissima e agguerritissima, in riva al mare, pronta a accogliere le navi che trasportano armi chimiche. Il nome della base segreta è Marsiglia. I nostri bombardieri, che sono i migliori del mondo, stanno radendo al suolo questo covo di serpi. Anche i mollaccioni tedeschi hanno dimostrato la loro connivenza col terrorismo. Abbiamo le prove che il mullah Omar scappò dall'assedio su una moto Bmw. Esistono piani di guerra batteriologica per farcire di crauti i nostri hamburger. I tedeschi hanno cercato di confonderci le idee fuggendo in vari paesi, ma li abbiamo individuati e li colpiremo ovunque. Abbiamo già attaccato Berlino, Vienna, Berna e Bolzano, lanciando i nostri paracadutisti che sono i migliori del mondo. Il forte vento, probabilmente alimentato dai pacifisti, ha fatto sì che metà dei nostri parà atterrasse in Norvegia. Già che c'eravamo, abbiamo raso al suolo Oslo. Chi è neutrale oggi può essere ostile domani. Abbiamo anche attaccato il Venezuela la cui situazione politica e petrolifera esigeva una pronta risposta. Per un errore di battitura nella trasmissione degli ordini, oltre l'obiettivo "Venezuela" è stato bombardato anche l'obiettivo "Venezia". Il premier Berlusconi, nostro fedele alleato, ci ha però perdonato. La sua reazione è stata: "Tanto stava affondando, così ha sofferto di meno".
    Americani, anche l'Oriente sta per conoscere la pace globale! Un aereo con una delle nostre testate nucleari, le migliori del mondo, ha sorvolato il cielo coreano a scopo lievemente deterrente. Ma non abbiamo usato l'atomica, non siamo dei pazzi irresponsabili. Purtroppo mentre l'aereo faceva inversione di rotta, per la rottura di un elastico, la bomba è caduta su Pechino. Pagheremo i danni, non rompeteci i coglioni. Ma chi abbiamo colpito con ferma e preventiva decisione, è stato il Raìs Bianco, colui che più di tutti ci ostacola: un dittatore eletto coi voti di un'esigua élite che pretende di rappresentare milioni di persone, che straparla di pace aizzando le masse dal balcone o dalla sua mostruosa auto blindata. Un uomo che pretende di rappresentare il Bene (che come è noto, è copyright americano) senza neanche pagarci il diritto d'autore. Costui porta il nome vampiresco di Wojtyla.
    Stamattina truppe scelte di marines travestiti da vescovi, coi bazooka eroicamente dissimulati nella propria anatomia, hanno attaccato il Vaticano. Sapevamo che l'esercito mercenario papale disponeva d'un arma segreta detta Alabarda, ma noi abbiamo i migliori spadaccini del mondo e dopo uno spettacolare duello siamo entrati nel covo cattoterrorista. Il Raìs Bianco era a colloquio con un uomo barbuto travestito da francescano, subito identificato in Osama Bin Laden. Benché la Cia mi abbia assicurato che Osama è morto 14 volte di cui almeno 7 gravemente, il bastardo ha dato prova d'inattesa vitalità ribellandosi, urlando di chiamarsi frate Giuseppe e bestemmiando in modo indecoroso. Sono in corso accertamenti.
    Americani, non temete: l'operazione Global peace non si ferma qui. Truppe di leoni marini e calamari addestrati, i migliori del mondo, hanno attaccato con bombe subacquee la città di San Francisco, notoriamente covo del pacifismo hippy e disfattista. Abbiamo anche chirurgicamente distrutto 5mila ristoranti orientali. Come dice l'amico Borghezio, non un granello di cuscous impesterà più il nostro sacro suolo.
    L'operazione Global peace ha comportato, naturalmente, anche insidie e pericoli, soprattutto per la mia persona. Un gruppo di terroristi travestiti da infermieri, ha circondato il mio appartamento della Casa Bianca. Io e Condoleezza li abbiamo respinti a revolverate. Dopo questo incidente, sono state prese immediate contromisure. Dieci marines, a loro volta travestiti da infermieri e guidati da un colonnello travestito da psichiatra, mi hanno portato in salvo in una località segreta dal nome di Fort Quiet, anche se, per ingannare i terroristi, fuori c'è scritto "Casa di cura Villa Serena".
    Vi parlo appunto dalla Sala tv e svaghi di Fort Quiet, e quelli che vedete giocare a tombola in pigiama sono in realtà guardie del corpo, le migliori del mondo. Certo è un sacrificio stare chiuso qui, ma come presidente degli Stati Uniti sono troppo prezioso per espormi in un momento così difficile, e poi ho i miei soldatini di piombo e il letto ad acqua. Sono assistito da psicomarines gentili che mi danno le  medicine migliori del mondo. Ho conosciuto un simpatico signore che si chiama Napoleone Bonaparte, un ex-militare. C'è anche uno che si crede Berlusconi, ma è fondamentalmente onesto e questo gli ha causato un conflitto interiore d'interessi con esito schizofrenico.
    Americani, abbiate fiducia! So che fuori di qui le operazioni procedono e il nostro esercito passa di conquista in conquista, il mappamondo si riempie di bandierine a stelle e strisce come un gioioso porcospino. Tutte le notti faccio il punto con Colin Powell (anche lui è nascosto a Fort Quiet). Camminiamo nei corridoi col pigiama e le pantofole mimetiche e prepariamo l'operazione finale. Lanceremo in orbita Final Fantasy, un satellite con un raggio laser precisissimo in grado di distruggere tutte le terre emerse a eccezione dell'America. Solo così potremo garantire una vera sicurezza al mondo. Ma quel rompiballe di Powell insiste a dire: e poi contro chi facciamo la guerra? Abbiamo litigato, lui mi ha forato la padella e io gli ho riempito la flebo di maionese. Che risate!
    I marines medici hanno detto che per il momento non posso uscire, la situazione è troppo pericolosa. So che vorreste il vostro presidente nella zona delle operazioni col giubbotto da aviatore e la Colt in pugno. Ma credetemi: come dicono i miei collaboratori, l'unica vera speranza per la pace mondiale è che io stia chiuso per un po' qui dentro. Quando uscirò, saremo padroni della terra e poi via, all'attacco del sistema solare!
    Cittadini americani, il vostro presidente George W. Bush vi saluta da Fort Quiet alias Villa Serena. Dio benedica l'America, e incenerisca i suoi nemici, e un accidente a Colin Powell se mi frega ancora la mela cotta.
  1. ANALOGIE: I due gemelli Bush e Saddam di STEFANO BENNI.
    La notizia è clamorosa, ma getta un raggio di luce su una delle questioni più scottanti del momento: perché George Bush e Saddam Hussein sembrano ossessionati dal desiderio di fare la guerra? Perché i due sono in realtà fratelli, anzi gemelli monocoriali monozigoti. Questa è la testimonianza del dottore che li ha avuti in cura anni fa per comunicazione paranoica interfamiliare con misconoscimento delirante genealogico.
    Nell' immediato dopoguerra l'industriale William W. Bushstein, re dell'accendino da tasca, si reca a Bagdad per trattare una partita di petrolio per i suoi famosi zippi. Lì incontra una giovane e affascinante interprete, Fatima. La fiamma scocca con la potenza di diecimila accendini e il concerto del loro cuore si illumina. L'industriale torna in America deciso a divorziare dalla moglie e a sposare la bella Fatima, ma purtroppo l'aereo cade.
    Fatima nove mesi dopo dà alla luce due gemelli amero-iracheni: Alì George e Alì Sam. Sono identici, ma già da piccoli iniziano a non andare d'accordo. George invidia l'abilità di Sam nell'impiccare i gatti. Sam è invidioso perché George può bruciare i soldatini pellerossa e lui non ha ancora i soldatini kurdi. George preferisce la cerbottana e Saddam la fionda, ma tutti e due sono tonti. George invece di soffiare aspira e ogni giorno ingoia chili di freccette di carta. Sam si tira sempre il sasso sui denti, e comincia a farsi crescere i baffoni per attenuare la botta. Tutti e due amano il petrolio e i derivati, George lo ruba dalle macchine, Sam lo sniffa dalle lampade.
    A sedici anni i due si odiano a morte e fanno di tutto per differenziarsi. Sam mangia e ingrassa, George beve e ingrigisce. A scuola sono un disastro e le loro pagelle sembrano schedine del totocalcio. Ma ecco la crudele svolta. Mamma Fatima, consumata dalla cattiveria dei terribili gemelli, muore. I due vengono affidati a un orfanotrofio Onu, da cui scappano. George raggiunge l'America e Sam l'Inghilterra. Alì George vive di espedienti, rapine a benzinai e spaccio di azioni Enron, finché ha un colpo di fortuna. Una notte, mentre barcolla ubriaco per le strade del Texas, viene investito dalla Cadillac ghepardata del senatore Bush senior. Hanno un breve alterco, ma in poco tempo simpatizzano. Il senatore dice: ho sempre sognato un figlio intelligente come me, ma finora non l'avevo mai trovato. Ecco finalmente il cretino che sognavo.
    Alì Sam invece è sempre triste perché vuole fare il dittatore e nella liberale Inghilterra questo non è apprezzato. Passa ore e ore davanti a Buckingham Palace, sognando di diventare re. Scrive lettere d'amore alla regina Elisabetta, che non gli risponde, fomentando il suo odio per l'Occidente. Essendo sempre ingrugnato, lo chiamano Sad Sam, Sam il cupo, da cui il nuovo nome Sad-dam.Torna in Iraq come clandestino travestito da hostess, ed entra nella casa di una famiglia di trentasei fratelli. Nessuno se ne accorge che ce n'è uno in più. Saddam vive lì per parecchi anni ed elimina i fratelli uno a uno.
    Gli anni passano e i gemelli fanno una rapida carriera politica, sostenuti uno dai petrolieri texani l'altro dai petrolieri arabi. Seguono a distanza i rispettivi successi e il loro odio aumenta. Il loro legame segreto è conosciuto solo dalla Cia e dalla Carrà che tentano invano di riconciliarli.
    Le prove della gemellarità, oltre che nella foto Vauro che pubblichiamo, è nelle somiglianze di carattere davvero impressionanti.
    Tutti e due amano vestirsi da militari.
    Tutti e due amano minacciare stragi contro il popolo dell'altro: uno promette tremila bombe, l'altro un milione di morti. Questa è un residuo evidente di quando, da bambini, giocavano in cortile a «chi ce l'ha più lungo».
    Ambedue hanno gravi problemi sessuali. Bush riesce a avere un' erezione solo se ha il fallo sostenuto da una rampa e se la partner scandisce il conto alla rovescia. Saddam riesce a avere rapporti con una donna solo mediante sosia.
    Hanno (notatelo) la stessa medesima gestualità, testa alta, assoluta rigidità nucale, dito che minaccia e leggera contrazione della mandibola.
    Tutti e due si fanno scrivere i discorsi.
    Tutti e due non capiscono i discorsi che leggono.
    Tutti e due hanno avuto e hanno tuttora un rapporto ambiguo con Osama bin Laden.
    Tutti e due sono azionisti di aziende petrolifere, multinazionali di armi e fabbriche chimiche.
    Tutti e due si sono già fatti la guerra ma fingono di non ricordarselo.
    Tuttti e due non ridono mai, perché da piccoli facevano a gara a chi rideva prima, e ancora nessuno dei due ha ceduto.
    Tutti e due se ne fregano di quello che può accadere ai loro governati.
    Tutti e due hanno odiato l'Iran e poi hanno cambiato idea.
    Tutti e due non si fidano di Putin.
    Tutti e due hanno l'ossessione di essere spiati.
    Tutti e due sembrano pettinati da un geometra e non hanno mai un capello fuori posto.
    Tutti e due hanno la mania dai tappeti. Quando Saddam scende dall'aereo, vuole sempre un tappeto antico ai suoi piedi. Quando Bush scende dalla scaletta, vuole sempre che gli stendano Berlusconi.
    Tutti e due parlano in nome di Dio.
    Tutti e due sanno benissimo che senza il ricatto della paura e senza un nemico apparirebbe sfolgorante la loro mediocrità politica e umana.
    L'unico modo per impedire questa guerra è quindi fare sì che si incontrino viso a viso.
    Possono esserci tre possibilità.
    -  Uno: soluzione Carrà-De Filippi.
    Si incontrano, si riconoscono, si abbracciano, piangono, la telecamera ruota intorno a loro, pubblicità.
    -  Due: soluzione Processo del lunedì.
    Si incontrano e cominciano a litigare per giorni, mesi, anni e intanto la guerra è sospesa.
    -  Tre: soluzione finale.
    Si incontrano e si ammazzano di botte.
    E' la soluzione più triste, ma almeno muoiono solo in due.
  1. Da un vecchio amico di STEFANO BENNI
    Caro George e cari Tony e Josè Maria, questa lettera è personale. So che la servitù la aprirà e quindi tanto vale che dica anche: cari Berlusconi e Frattini. Circa sessant'anni fa scappai da quel maledetto bunker di Berlino su un sidecar senza moto (il mullah Omar mi fa un baffo), e trovai rifugio in un paese sudamericano. In questo periodo in cui ho vissuto nascosto non ho sofferto per la guerra persa, ma per la fine di un sogno. Ho temuto che la sordida propaganda dei vincitori potesse cancellare il meraviglioso mito della razza eletta, e di un paese superiore agli altri. Per anni solo poche minoranze hanno difeso questo ideale. Vedervi oggi incarnare lo spirito di quei giorni dolci e terribili, mi ringiovanisce di mezzo secolo.
    Sono vecchio, e solo le cure assidue, trentatre lifting e cambi del sangue mi hanno tenuto in vita. Ma ne valeva la pena, per vedere finalmente in voi gli eredi del mio sogno.
    George, tu e la banda di miei seguaci e ammiratori che ha preso in mano l'America, teorizzate giustamente la superiorità della razza americana, dei suoi interessi e del suo esercito sul resto del mondo. Nelle vostre vene scorre poca emoglobina tedesca, e vedo troppi negri che parlano ai vostri microfoni, e troppe sacche di democrazia annidate sul vostro suolo.
    Ma io vedo in te la mia giovinezza, George W. Bush. Solo io e tuo padre sappiamo che quel W. sta per Wermacht. Ebbene sì, George, con un paio di baffetti e una divisa, sei uguale a me. Non devi urlare ai microfoni, le amplificazioni e i media sono migliorati, hai fatto corsi di recitazione e di look. Ma i concetti che esprimi te li ho insegnati io. E trovo molto bello che forse sceglierai il ventuno marzo per attaccare l'Iraq, proprio il giorno del mio ultimatum alla Polonia, la nascita della primavera nazista. Tony, sei un comunista di merda, ma anch'io all'inizio mi ero impantanato in idee socialiste, so che dietro alla tua aria da fighetto si nasconde un cuore da panzer, e che l'Impero Coloniale Inglese è per te un esempio incrollabile.
    Josè Maria, tu sei un cretino. Tagliati almeno i baffetti e non pettinarti come me. Ma ho avuto un sacco di cretini nel mio esercito, ed erano quelli che obbedivano meglio.
    In quanto a voi, camerati Berlusconi e Frattini, non siete certo come Mussolini. Lui amava il militarismo, voi siete degli imboscati a vita. Ma stare dalla parte dei più forti è nel vostro codice genetico. La vostra ipocrisia, la vostra mediocrità di statisti, il vostro essere servi dei servi , è parte integrante della peggior storia italiana. Date pure le basi e le ferrovie agli americani. Parteciperete al banchetto dei vincitori, avrete qualche attentato in meno e un barile di petrolio non ve lo negherà nessuno. Se verrà commesso quale crimine di guerra, riuscirete a fare una legge anche per quello. Se ci foste stati voi, il processo di Norimberga starebbe ancora passando da una sede all'altra.
    Caro George, non preoccuparti se ti senti solo, anch'io lo sono stato. Sono sempre esistiti gli ebrei, i bolscevichi, gli zingari, gli arabi, e soprattutto i polacchi traditori come i Wojtyla, i negri come Annan e i traditori come Schroeder e Chirac. Feccia del mondo unita in quel covo di sordido meticciato etnico chiamato Onu. La diplomazia, diceva Goebbels, è il nome con cui le razze inferiori chiamano la loro paura. Ma ora è riapparsa sulla scena una razza superiore, e tutto questo sparirà nella spazzatura della storia.
    George, so che tu non vuoi che mi mostri in pubblico, e questo mi rattrista. Ti ringrazio delle vecchie moto Zundapp che continui a regalarmi ogni compleanno. Non capisco anche i sessanta orologi d'oro in tre mesi, non è che saranno regali riciclati? Chi è quel deficiente che continua a regalarti orologi da polso, George, uno che ti ha preso per un polipo? Va bene, resterò nella mia privatsphere o privacy come dite voi. Ma state attenti. Non esagerate con le vostre bugie, con le parole preventivo e umanitario, le bombe intelligenti e federaliste, disarmare invece di aggredire, obliterare invece di uccidere. Potrei saltare fuori da un momento all'altro e apparire su qualche televisione. Chi non manderebbe in onda una videocassetta del fuhrer? Farei una aufsehenerregende audience, con un po' di fard, i baffi tinti e le luci giuste. Si fa così adesso, no? E potrei dire: cari telespettatori, anche se in passato abbiamo avuto qualche screzio, e io sono il Male e loro il Bene, questi sono i miei eredi, i miei continuatori. Saddam è una mia brutta sanguinaria copia, loro sono il modello perfezionato, i Robofuhrer del futuro. Forse non useranno tutti i miei metodi, forse si fermeranno prima, ma vi assicuro che alla base di tutto c'è la mia vecchia semplice lezione: il più forte deve dominare il mondo. I vostri esperti di comunicazione temono che con la mia faccia stravolta e gli stivali militari spaventerei qualcuno, farei apparire la violenza di ciò che sta accadendo, vi smaschererei del tutto. Ma forse siete già smascherati.
    Vincerete, questo è certo. Il popolo iracheno ha imparato da Silvio Berlusconi che una grande felicità sta per abbattersi su di lui. Glielo cederebbero volentieri, un chilotone di felicità sulla sua villa di Arcore, ma non accadrà. Moriranno col sorriso sulle labbra. Forse avrebbero preferito un'altra soluzione per essere felici e liberi dal tiranno, ma voi non l'avete voluta fin dal primo momento. Avete coltivato Saddam come un fiore, e così questa commedia del disarmo. Siete ipocriti, bugiardi, e arroganti dall'alto della vostra potenza militare. Perciò mi piacete un sacco.
    Vi accadrà di uccidere dei bambini iracheni (ahimè, succede, la guerra e la politica hanno sempre degli effetti collaterali imprevisti e spiacevoli, da Buchenwald ai Gulag, da Hiroshima alla prossima necessaria atomica). Ebbene, quando seppelirete questi bambini fate loro una carezza e dite: questa è la carezza di zio Adolf. Come sapete io amavo i bambini. E voi amate la pace, e l'Italia è un paese sovrano e questa non è una guerra d'aggressione. E poiché siete nel giusto, non la pagherete. Forse.
    E' notte, e nel mio chalet tirolese in mezzo alla giungla guardo il tuo discorso alla televisione, George Wermacht Bush, e invidio lo stile e la pacatezza con cui comunichi a miliardi di persone quello che io dovevo urlare con voce rauca e gesti da burattino.
    Ma l'anima è la stessa, e uguale è la fede in una razza eletta e nella superiorità militare come unica vera legalità. Sessant'anni non hanno consumato questo meraviglioso ideale.
    Caro George, ti faccio i miei migliori auguri e spero che tu passi serenamente queste quarantotto ore. Ti perdono la Normandia. In fondo, è grazie agli errori che si cresce, e voi avete imparato la lezione. Con affetto, e basta orologi. Decidiamo noi che ora è.
  1. ULTIMATUM di Stefano Benni (per Il Manifesto)
    Al presidente George W. Bush
    Casa Bianca
    Washington (Usa)
    Gentile signor Bush,
    questa lettera è idealmente firmata dalla stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta che per noi si chiama Terra, per lei Teatro delle Operazioni. Sappiamo che lei, come molti liberisti, dice di essere maggioranza anche quando non lo è, o lo è per un pugno di schede elettorali truccate. Ma le assicuro che siamo più del novanta per cento, tutti contrari alla guerra. Perciò le consegnamo questo ultimatum in 15 domande. Ha una settimana di tempo per rispondere, dopodiché la nostra reazione sarà ferma e immediata.
    1) Ci dica i veri motivi per i quali lei vuole a tutti i costi questa guerra, e soprattutto chi le dà ordini. La Cia? Le sette sorelle petroliofaghe? Gli undici Skulls superfinanzieri? Cosa Nostra, il generale Jack Daniels, il suo papà, il suo commercialista ? Oppure lei è solo un servo e un fantoccio nelle mani di Berlusconi e Previti ?
    2) Lei non accetta veti Onu, rapporti di ispettori, anatemi papali e proteste di pacifisti, e sforna in continuazione dossier taroccati. Insomma, se ha già deciso di attaccare, perché questa commedia? Lei è ipocrita, sadico, o solamente confuso?
    3) La sua Cia ha recentemente annunciato di aver visto da un satellite Bin Laden che scappava a cavallo. Saddam viene intervistato ormai anche da Sorrisi e Canzoni. Come mai soltanto i vostri agenti segreti non riescono a avvicinarsi ai vostri nemici? Questione di timidezza?
    4) Ci dia l¹elenco dei prossimi paesi i cui armamenti la turbano preventivamente. La Corea, la Cina, Cuba, le Dolomiti? Ce lo dica adesso, così noi prenotiamo la vacanza.
    5) Ci spieghi, nel trentennale del golpe in Cile, la differenza tra un tiranno armato pericoloso e un tiranno armato innocuo.
    6) Ultimatum è una parola di derivazione latina, come più o meno latini sono i suoi alleati Aznar e Berlusconi. Le uniche azioni operative che hanno intrapreso insieme sono state la fuga dai giudici e il matrimonio miliardario di Aznar junior, ovvero l¹Oscar della burineria del secolo. Come parteciperanno allo sforzo bellico? Li obbligherà a fare sul serio? Regaleranno orologi d¹oro a ogni marine che ammazza dieci nemici? Bombarderanno Baghdad di bomboniere?
    7) E¹ vero che ha promesso un quarto del petrolio iracheno a Tony W. Blair? Ed è vero che ha anche promesso a Berlusconi un milione di galloni e lui le ha risposto che preferiva dei tacchini?
    8) I presidenti Usa troppo intraprendenti o che possono disturbare le manovre della Cia, vengono ammazzati dalla Cia stessa. Lei è il vero capo della Cia o quelli della Cia la considerano troppo cretino per disturbarli?
    9) Il suo esercito è cento volte più forte di quello di Saddam. Sarebbe così pettinato e arrogante se i vostri eserciti fossero pari? Lei ha
    parlato ultimamente dello spirito del West. Ma i pistoleri si affrontavano almeno uno contro uno, in fessissimi duelli. Lei assomiglia al latifondista
    che assolda cento pistoleri per far fuori un solo fetentissimo bandito. Il western non le insegna che il fetentissimo bandito alla fine può farci una
    figura migliore?
    10) Lei è un depresso megalomane alcolista. Queste persone meritano normalmente tutto l¹aiuto possibile. Ma lei è un depresso megalomane alcolista con in mano la valigetta della distruzione nucleare. Essendo il suo caso anomalo e delicato, perché non si fa curare da uno psichiatra, magari su un lettino radioattivo?
    11) Lei ha dichiarato che prima di prendere una decisione importante sulla guerra, va a spasso col suo cane e si chiarisce le idee. Lo fa:
    a) perché tanto il suo cane non la ascolta?
    b) perché lei non ha un cane che la ascolti?
    12) Lei ha recentemente redarguito alcuni intellettuali americani che le avevano attribuito la sindrome di Hitler. Non siamo d¹accordo con loro. La Polonia era vicina, l¹Iraq è lontano. Lei spende sicuramente di più. Quanto?
    13) Lei ammazzerà come al solito un mucchio di civili, ma è già lì che eufemizza e minimizza, parla di armi superintelligenti, nuovi sistemi di puntamento e soprattutto di armi nucleari «limitate». Ci spiega cosa sono queste nuove atomiche a gittata federalista e regionale? A cosa somigliano? A uno scaldabagno di Bergamo? A Borghezio caricato a lenticchie e purganti?
    14) Dov¹è finita la storia dell¹antrace? E le navi irachene piene di armi chimiche in giro per i mari? E il mullah Omar? E la plastica facciale di Bin Laden? E le torture ai prigionieri? E lo scandalo Enron? E le sue società a metà con gli arabi? E i rapporti Cia prima dell¹undici settembre?
    E i rialzi in borsa pilotati? E cosa ha chiesto davvero all¹Italia? E dov¹è finita la sua cravatta rosa dopo che il manifesto ne ha parlato?
    15) E¹ vero che l¹ultima volta che si è confessato il reverendo Bill Hook, un prete nero di cento chili, l¹ha centrato con un diretto destro attraverso la grata?
    Caro presidente, ha una settimana per rispondere. Allo scadere dell¹ultimatum non bombarderemo né cancelleremo lei o il suo popolo.
    Sappiamo che questo per lei è bizzarro e incomprensibile, ma è così. Non tema il nostro odio e disprezzo, reazioni possibili ma sterili. Tema
    l¹impegno e la promessa che noi ricorderemo per lungo, lunghissimo tempo, ogni inutile e evitabile sofferenza che lei avrà inferto al mondo.
    Questo vale anche per il suo detestabile nemico, ma cento volte di più per lei perché lei è cento volte più potente e avrebbe cento strade diverse da prendere. Questo impegno e giuramento di non dimenticare, ha cambiato e può cambiare la storia esattamente come le sue armi. Non aspettiamo una sua risposta scritta, ma le sue azioni.
    Cordiali saluti, gli abitanti del Teatro delle Operazioni.
  1. BERLUSCONI: La guerra non c'è di STEFANO BENNI.
    Cittadini italiani. Qui è Silvio W. Berlusconi che vi parla. Anche se la propaganda comunista e vaticana cerca di convincervi del contrario, i miei avvocati mi hanno rassicurato che:
    a) l'Italia non è belligerante
    b) non solo non è belligerante, ma non è neanche in guerra
    c) non c'è in realtà nessuna guerra
    Non abbiamo mai concesso né basi né spazio aereo agli americani. Era già tutto loro. Le basi americane sono da tempo territorio Usa a tutti gli effetti, occupano uno spazio grande come una regione e non sono ancora Stato Usa autonomo perché stanno decidendo per il nome: Italiaska o New Pizzland. In quanto alla spazio aereo, gli americani ci scorazzano già da anni, basta pensare al Cermis o a Ustica. Vi posso assicurare che nessun aereo Usa parte per missioni di guerra dalle nostre basi. Alcuni portano in giro le bombe, perché a stare chiuse nell'hangar si arrugginiscono. Altri fingono di partire per confondere il nemico, a volte tornano, a volte restano nascosti in qualche garage o luogo appartato. Io ho due B 52 nel mio giardino a Arcore. Non sono mai transitati sul suolo italiano treni con armi. Se qualcuno ha portato con sé un carro armato o un cannone, lo ha fatto a titolo personale, l'importante è che non lo abbia messo in mezzo al corridoio intralciando i passeggeri o il servizio ristoro. Abbiamo espulso i diplomatici iracheni non perché ce lo ha chiesto Bush, ma perché ai sensi della legge Bossi-Fini non avevano più un lavoro, in quanto, come sapete, tutti gli sforzi diplomatici sono falliti. Non abbiamo mai venduto armi agli americani. Agli iracheni sì, ma allora Saddam era un amico. Non è vero che siamo già in corsa per la ricostruzione dell'Iraq e stiamo arraffando le commesse. Io di commesse ne ho avute a migliaia alla Standa e nessuna può dire che io le ho messo le mani addosso. Sono fedele a mia moglie anche se è una traditrice pacifista e secondo alcuni pettegolezzi attualmente è fidanzata con un certo Schopenauer. Non siamo belligeranti, in quanto non c'è nessuna belligeratura in corso. E' semplicemente in atto l'operazione per disarmare Saddam. Non mi risulta che ci siano morti né tra i civili né tra i militari. Aprite la televisione e vedrete che nulla è cambiato: le solite sigle, le solite facce, i soliti conduttori, e gli esperti che giocano con le mappe e i soldatini. Si discute di Iraq, ma come si parla del brutto tempo o dei virus della polmonite, sono inconvenienti che un palinsesto non può ignorare.Qualcuno con criminoso cattivo gusto, in un rigurgito Santoriano, ha mandato in onda scene di qualche film pulp dove si vedevano marines americani massacrati e civili iracheni morti. E' ovvio che simili cose non possono avvenire in una moderna chirurgica operazione di disarmo. Ho dato l'ordine a Gasparri di mettere durante queste scene il sottotitolo fiction, e il pallino rosso sullo schermo. Mi ha risposto: ci costerà un sacco di soldi dipingere il pallino su ogni televisore italiano. E' più cretino di quanto credevo. Ma insomma, cittadini italiani, ragionate! Vi sembra che se ci fosse la guerra il mio amico Bush andrebbe in vacanza nel suo chalet? Vi sembra possibile che un grande democrazia arresti millecinquecento persone a San Francisco perché manifestano contro la guerra? Mi si attribuiscono battute meschine sui pacifisti, che poi mi tocca di smentire. Ma io so bene che, non essendoci guerra, non ci sono pacifisti. E' un mistero per me cosa facciano quei milioni di persone in strada, con quella bandiera tutta colorata che sembra la maglia del Milan che ha fumato marijuana.Se ci fosse davvero la guerra, con tutti i missili che hanno tirato su Baghdad avrebbero ucciso Saddam. Invece eccolo lì che parla in diretta. Maledetto concorrente! E' uno dei pochi che in video è tronfio e bugiardo come me.Il migliore in televisione, comunque, è sempre Gorge Wermacht Bush. Ha il carisma e la statura morale di un pupazzo da ventriloquo e ultimamente si è messo anche a fare il comico. Ha detto che l'Iraq deve rispettare la convenzione di Ginevra. Che i suoi prigionieri devono essere trattati umanamente, proprio come quelli di Guantanamo. Ha invocato anche il tribunale dell'Aia. Mancava solo che chiedesse l'invio di ispettori dell'Onu nella zona delle operazioni. Quando poi ha detto che bisogna rispettare il diritto internazionale, si sono sentite le risate dei cameramen e gli spari di Colin Powell che li abbatteva.
    Riassumendo: l'Italia non è in guerra, non c'è nessuna guerra, non ci sono morti né da una parte né dall'altra, gli elicotteri inglesi abbattuti dal fuoco amico non sono eventi bellici ma incidenti dovuti alla congestione del traffico aereo, come a Fiumicino. Non ci sono manifestazioni sanguinose in tutto il medio Oriente, e il popolo iracheno, come ho già anticipato a suo tempo, è entusiasta di questa pacifica invasione. Ci sono invece le armi chimiche e di sterminio di massa. Sono ad Aviano, pronte a essere trasportate in Iraq nel caso gli americani non ne trovassero. Ci avete creduto? Ma siete proprio degli ingenui, era una battuta. Sapete qual è la verità? La vera arma di sterminio di massa sono io col mio governo di ipocriti, quello che vuole farvi credere che non sta succedendo niente. Abbiamo cominciato con lo sterminio dell'informazione, poi abbiamo intrapreso quello del diritto, ora ci proviamo con lo sterminio delle coscienze. Una nube di indifferenza, ecco la nostra arma chimica. Per il momento non ci riusciamo. Ma confidiamo nella tendenza degli Italiani a dimenticare in fretta, e in un pronto intervento dei servizi segreti contro il crescere del movimento pacifista. Perciò se vedete alla televisione immagini volgari di sangue e morte e bombardamenti, pensate che non sono vere, perchè la guerra moderna non fa morti. Sono semplicemente degli errori di sceneggiatura. E adesso vi lascio, prima di andare via per il week-end devo discutere con Blair e Aznar sui nuovi oleodotti e sulla ricostruzione di Baghdad. Io ho proposto Baghdad due, un ridente complesso residenziale a pochi chilometri da Baghdad, in una località che si chiama Teheran. Ha detto Bush che ci pensa lui a sgombrarmi il terreno. E poi c'è il progetto di un ponte tra Messina e Amman, con un solo pilone a Creta. E per finire una fusione tra Mediaset e Lockeed, perché non c'è la guerra, ma stranamente in Borsa le azioni della fabbriche di armi triplicano. Misteri della finanza. Italiani, state tranquilli. Niente sangue né dolore né lacrime. Strike & Awe non è un'azione di guerra e non vuole dire Sconvolgi e Terrorizza. E' un serial con due poliziotti, Strike il bruno e Awe il biondo. Me lo ha detto Frattini che ha studiato inglese con la Playstation. Io vi proteggerò, vi consolerò, vi rassicurerò, io sono la tempesta di sabbia che tutto nasconde, io sono l'operazione Forget & Fard. Credetemi. Non sta morendo nessuno. So prendermi le mie responsabilità e non dico bugie. Ve lo giuro sui figli di Blair.
  1. La bomba al panzanio di STEFANO BENNI
    I mortiferi B 52 , le testate chimiche, le bombe a grappolo, la minibomba nucleare a gittata federalista, la superbomba tagliamargherite. Ma fra tutte le armi impiegate in questa sporca guerra la più letale è senz'altro la bomba P, ovvero bomba al panzanio arricchito, quella che esplodendo sparge intorno a sé decine di panzane, bugie e omissioni, notizie false e sfilate di tank al posto dei corpi massacrati. E' molto più potente della vecchia Bomba Propaganda, usata da ogni esercito e regime. E' centuplicata dai caporalmaggiori dell'informazione, ed è pianificata nei computer della Cia, il cervello paranoico della più grande ex-democrazia del mondo. Ecco alcune delle bombe al panzanio già scoppiate o pronte a esplodere. I marines hanno occupato l'aeroporto di Baghdad senza incontrare resistenza. Purtroppo durante la scaramuccia un colpo di bazooka ha centrato il nastro dei bagagli. Un gruppo di passeggeri di ritorno dalla Maldive, esasperato dal ritardo, ha attaccato le forze angloamericane con inaspettata violenza, facendo uso di armi chimiche quali spray antizanzare. La battaglia in corso è dura, ma l'aeroporto sarà conquistato entro poche ore o qualche mese.
    Le truppe inglesi hanno il completo controllo di Bassora.
    L `esercito americano è entrato a Baghdad tra due ali di folla festante. Non un solo colpo è stato sparato. I bambini festanti e superstiti mostravano ritratti di Bush e Topolino. Un uomo è andato incontro al marines ed è letteralmente esploso per la gioia.Una donna, bombardata in ospedale, ha dichiarato che lo choc l'ha liberata da una forma d'asma di cui soffriva da anni. Il Pentagono ha accertato che i missili caduti sul mercato di Baghdad non sono americani, ma sono stati lanciati da un'associazione di consumatori iracheni esasperati dal rincaro delle verdure.
    Le truppe inglesi sono entrate a Bassora malgrado la strenua resistenza opposta dal fuoco amico. Ora Bassora è tutta controllata a eccezione delle case con numeri dispari.
    Sono state trovate nelle città irachene numerose bombe atomiche di fabbricazione cinese, oltre a dodici campi d'addestramento per terroristi travestiti da campi di calcio. L'operazione antiamericana era stata chiamata in codice «campionato di serie A».
    I marines hanno sotto controllo la sala Vip e metà delle piste dell'aeroporto di Bagdad, ma per uno sciopero dei controllori di volo non possono ancora far atterrare i B 52. Nessuno screzio tra Rumsfeld, Powell e i generali americani. In un cordiale incontro svoltosi al Pentagono tutti sono stati d'accordo sulla bontà della strategia usata e sulle tattiche future. Lo stesso Rumsfeld è uscito dalla sala per incontrare i giornalisti. Alla domanda: come mai è venuto qui lanciato dalla finestra, Rumsfeld ha riposto: avevo fretta di parlarvi.
    Non ci ha mai interessato il petrolio, ha detto Bush in conferenza stampa, non sapevo neanche che in Iraq ci fosse il petrolio. Quando ero socio con Bin Laden lui me lo diceva sempre, ma pensavo che scherzasse. Non è vero che sono pagato dai petrolieri e dai mercanti d'armi. E' come dal benzinaio. Mi danno un bollino-premio ogni dieci nemici eliminati. Ho già vinto la giacca militare e lo stereo, con altri mille punti prendo il telefonino.
    Nessun lite tra Tony Blairforce e George Wermachtbush sul futuro dell'Iraq. Secondo Blair il governo dell'Iraq dovrà essere retto da iracheni, mentre per Bush il parlamento sarà locale ma il presidente del consiglio potrebbe essere un tecnico o un bipartisan. I candidati sono: Arnold Schwarzenegger, Laura Bush e il presidente della Esso.
    Gli inglesi sono entrati a Bassora, sono usciti di slancio, hanno passato due volte il Tigri e l'Eufrate, poi hanno fatto un'inversione a U e sono stati visti dirigersi verso la periferia di Istanbul. Si ignora dove siano adesso.
    Bush ha detto che la vittoria è vicina. Saddam gli ha riposto in televisione che vincerà lui. Bush ha detto che la risposta di Saddam era una videocassetta registrata e sullo sfondo si vedeva un albero di Natale. Saddam ha replicato che Bagdad ha viveri per sette mesi. Bush ha chiesto altri duecentomila soldati. Saddam ha detto che ha usato solo un terzo delle forze. Bush ha detto che ce l'ha più lungo. Saddam ha tirato giù le braghe a un sosia. Questi sono uomini.
    Non si hanno notizie sulla sorte di Bin Laden ma pare che stia per ricomparire con un video molto costoso diretto da Spielberg.
    I marines hanno conquistato l'aeroporto di Bassora dopo aver piegato la resistenza delle truppe inglesi, o viceversa, attendiamo notizie più precise.
    Il Pentagono ha precisato che Peter Arnett è stato licenziato non perché aveva parlato male dell'America, ma perché aveva parlato al telefono con Luttazzi.
    Notizie dalla più grande base militare Usa del mondo, Camp Italy. Il presidente Ciampi ha dichiarato che non manderemo soldati italiani in Iraq per una decisione autonoma e sovrana, ovvero perché non ce li hanno chiesti. Il premier Silvio W. Berlusconi, borsanerista e approfittatore anche in tempo di pace, approfitta naturalmente della guerra per fare affari, per  impossessarsi di Mediobanca e del Corsera, per tentare di salvare il soldato Previti e per far passare la legge Gasparri che secondo il premier prevede entro il 2005 la sostituzione della Pay Tv con la My Tv. Il balilla Casini, tanto imparziale da essere ormai definito il Moreno della Camera, ha difeso il privilegio che guida ogni giorno e ogni atto dell'illegalità democratica italiana, cioè la prepotenza di comportarsi da maggioranza anche quando non lo si è più. Il ministro Pisanu ha detto che i pacifisti devono isolare i provocatori e i violenti, e i pacifisti hanno risposto che loro Fini non lo vedono da mesi. Il ministro dei Rapporti con il parlamento americano, Cipollino Frattini, ha detto che i parà usciti dalla caserma di Vicenza non sono andati in guerra. Metà sono a puttane e metà galleggiano in aria per un gioco di correnti ascensionali. Dopodiché Berlusconi, proprietario del novanta per cento dell'informazione e della pubblicità, ha detto che sui giornali i pacifisti antigovernativi hanno anche troppo spazio, e che le bandiere rosse sono un simbolo sanguinario e lo spaventano, perché i fascisti come lui se le sono trovate troppo spesso contro durante la resistenza. Per finire, ha ribadito che la ricostruzione dell'Iraq non gli interessa. Il depliant degli oleodotti Fininvest era già stato stampato prima della guerra.
    Questa ultima bomba P è sembrata troppo grossa anche agli americani per sganciarla.
    Bassora è stata conquistata dai turchi.
    Le truppe americane controllano finalmente l'aeroporto di Damasco. E' un errore scusabile, ha detto Powell, non capiamo la segnaletica araba .
    E anche quella cinese, ha aggiunto Rumsfeld.
    Il ruolo dell'Onu nella ricostruzione nell'Iraq è ancora da definire, ha detto Powell. Ma potrebbero aiutarci a caricare le taniche.
    Nell'ultima conferenza stampa prima di partire per il week -end, Bush ha dichiarato: non abbiamo mai confuso il terrorismo di Geronimo con il popolo pellerossa, e la riprova è che gli Apache hanno mantenuto la propria nazione e un parlamento autonomo. Inoltre sono già pronti gli aiuti umanitari per i bambini siriani e coreani. Chi vuol capire, capisca.
  1. Conferenza stampa di Stefano Benni. Sono George Wermacht Bush, presidente della più grande ex-democrazia del mondo. Prima di partire per il week-end nel mio chalet, dove mi distrarrò pescando le trote col mitra, vorrei tenere una breve e vittoriosa conferenza stampa. Saluto i giornalisti presenti: riportate fedelmente le mie parole e non spaventatevi se vi parlo dalla torretta di un carro armato. Mi piace stare quassù: niente come le armi eccita chi ha schivato il militare, come ha fatto il sottoscritto, e quasi tutti i senatori Usa. Il primo passo verso la liberazione dell'Iraq, del Medio Oriente, e del mondo è compiuto, ma il campionato è lungo e molto resta da fare. Abbiamo abbattuto la statua del rais, simbolo di una tirannia obsoleta. Quando hai i B 52, non hai bisogno di una grande statua perché la gente ti guardi dal basso. In Iraq lo scontro è stato preventivo ma duro. Sapevamo di avere di fronte un avversario preponderante, con un'aviazione micidiale, missili di ottima annata, armi chimiche e di sterminio totale. Ed ecco la prima subdola mossa del nemico. Esso ha nascosto il suo terrificante potenziale militare causandoci non poche difficoltà.centinaia di caccia iracheni non sono decollati, mettendo in crisi la nostra aviazione che li cercava giorno e notte. I missili che molto astutamente avevamo fatto distruggere dagli ispettori Onu non sono partiti. I tank avevano la targa babilonese. Le armi chimiche non c'erano, abbiamo trovato solo atropina, calzini vecchi e magnesia. Adesso ci toccherà di trasportare un po' di schifezze sul posto. La Bayer ci manderà medicine tossiche come il lipobay, McDonald's il suo famoso Blob Burger. Berlusconi ci ha promesso la discarica di suo fratello. Soldati in mutande si sono arresi ai nostri tank che li hanno spalmati sulla sabbia del deserto. Non siamo venuti qui per caricare autostoppisti. Il grande esercito iracheno ha astutamente finto di essere male armato, affamato, antiquato.
    A questo punto, come potevamo combattere una guerra senza nemico? Avremmo dovuto dare ragioni ai nostri detrattori, quelli che dicevano che Saddam poteva essere disarmato in pochi mesi dall'Onu. Non ho niente contro l'Onu, anche se preferisco il Rotary. Credo anzi che il lavoro degli ispettori sia stato molto utile: gli abbiamo fregato le mappe delle caserme e dei depositi, e abbiamo sparato sul sicuro.
    Ma questa guerra aveva bisogno di un po' di suspence, e per fortuna c'era Saddam. Lui è servito a dare dignità di operazione militare a questo tiro al bersaglio. Bisognava eliminare il rais, e poiché si spostava come una talpa, dovevamo cacciarlo. Nel corso di questa caccia abbiamo colpito: Tre mercati, due ospedali e una televisione. Un albergo, una scuola e due quartieri residenziali. Un tot di civili e soldati iracheni. Cento soldati inglesi a piedi e in elicottero. Cinquanta soldati americani. Un imprecisato numero di curdi, tanto quelli non li conta mai nessuno. Un gruppo di giordani. Undici afghani. Un cameraman ukraino e uno spagnolo. Un camion di mamme e bambini. Cinque addetti d'ambasciata russi (l'ambasciatore ci è scappato... pardon si è salvato). Una suora in motorino. Un'ambulanza della Croce Rossa. Diversi villaggi sospetti di essere siti chimici. Così imparano a cucinare i peperoni. Abbiamo ucciso Alì il chimico, Fatima la tossica, Mohamed il velenoso e Selim il boleto. Siamo rimasti vivi solo noi: George l'ubriacone, Rumsfeld il cocainomane, Osama il dialitico e Saddam il clonato. Per ultimo, abbiamo tentato di colpire Lilli Gruber, scambiata per il rais. E' vero, non gli somiglia molto, ma era a trecento metri e aveva un microfono in mano.
    Naturalmente ora che è caduta Baghdad ci toccherà di accoppare anche Saddam, anche se la Cia preferirebbe prenderlo vivo e surgelarlo insieme a Toro Seduto e a Khomeini, magari torna buono tra qualche anno. Poi ci prenderemo il petrolio, e gestiremo le faide e le vendette di questo paese. Correrà altro sangue, ma pazienza. Siamo indifferenti sia alla gioia di alcuni iracheni per la fine della tirannia, sia alla resistenza disperata di altri: i primi li fotografiamo, i secondi li massacriamo. Quello che ci rode è che, a onta dei molti megafoni della nostra propaganda, sappiamo bene che alla fine non riusciremo a passare per liberatori. Ahimè, questa volta siamo stati smascherati.
    Ebbene sì, cari sudditi americani e alleati: siamo la razza eletta e l'esercito più potente del mondo, ma abbiamo alcuni difetti. Combattiamo sempre cinquanta contro uno, inventiamo i motivi delle guerre, torturiamo i prigionieri, spariamo sui civili, e diciamo un sacco di bugie. Ma nell'inventare e riciclare Nemici Terribili e Potentissimi siamo i migliori. E li scegliamo sempre capi di un popolo impoverito e sofferente.
    A questo punto sarebbe un peccato sprecare questa nostra abilità. Questa invasione non ci basta, questo petrolio è poco, le fabbriche di armi non possono fermare la produzione, Rumsfeld ha comprato gli anfibi nuovi, abbiamo bisogno di un nuovo nemico, subito. Il mondo pagherà l'offesa di averci isolato, i pacifisti di averci sputtanato, il papa di averci sgridato. Siamo un popolo pacifico, ma nei prossimi anni triplicheremo la spese militari. Siamo un popolo democratico, ma la Cia ha ripreso a schedare insegnanti, giornalisti e intellettuali. Siamo un popolo multietnico ma in mano a un elìte di straricchi bianchi.
    Avete visto le prime nostre reazioni alla caduta di Baghdad? Cheney ha detto, vaffanculo l'Onu, l'Iraq lo ricostruiamo noi. Rumsfeld ha detto, non cesseremo il fuoco finché l'ultimo uomo di Saddam non sarà morto. Powell si è lamentato perché Osama non si fa vivo. Bolton ha detto: l'Iraq serva di monito a Siria Iran e Corea del Nord. Vi sembrano frasi che segnano l'inizio di un periodo di pace? Io non mi aggiungerò a queste voci minacciose, a me interessa solo essere rieletto e che la Esso mi dia il sette per cento sui barili. Però vi faccio notare che in Cina sono spuntati questi scarafaggi portatori di polmonite. Ieri, alla Casa bianca, ne è stato visto uno rubare un chicco di riso. Non siamo paranoici, ma se i musi gialli vogliono iniziare la guerra blatto-batteriologica, abbiamo abbastanza armi nucleari da disinfestare tutto il loro obeso paese. Siamo un paese pacifico, ma l'igiene prima di tutto.
    L'operazione guerra infinita è iniziata. Nessuno si stupisca. Vi interrogate, giustamente, sul perché in tanti odiano l'America. Cominciate anche a chiedervi perché tanti americani odiano il resto del mondo.
    Perciò cari giornalisti e operatori, quando tornerete al vostro giornale o alla vostra televisione, se li troverete ancora, diffondete al vostro pubblico questa notizia: da oggi nessuno è al sicuro. Parafrasando un fottuto scrittore americano filocubano comunista: non ti chiedere mai per chi suona la sirena. Essa suona per te. Arrivederci e andate con Dio. Il mio, non quello del papa.
  1. Dal cavalier Berlusconi riceviamo e pubblichiamo:
    Gentile direttore, le scrivo in circostanze a dir poco drammatiche, non per il paese, di cui non mi frega nulla, ma per la mia persona e i miei affari. Sono in preda a crisi di persecuzione, isteria, vittimismo, sete di vendetta e onnipotenza frustrata. Sono esaurito, stressato, ho perso sei chili, per fortuna cinque erano di cerone. Il regime si accanisce contro di me, pensi che per andare in Rai devo avvertire tre ore prima mentre Ceausescu aveva lo studio televisivo in casa. Urlo, strepito, scaìno e insulto in ogni luogo, dagli spogliatoi calcistici alle aule di tribunali. Non sarei in grado di guidare una Panda e devo guidare l'Italia e l'Europa. Eppure resto al mio posto. Ma c'è un perché.
    Le dico subito direttore che ci sono tre casi nei quali, in ogni paese democratico, un premier deve dimettersi all'istante, anche se ha il novanta per cento dei suffragi (e io non ho più neanche il cinquantuno).
    Uno: quando il premier è plurinquisito e il suo avvocato principe, braccio destro, portaborse ungitore è stato condannato, anche se in primo grado.
    Fortunatamente questo fa parte del senso di dignità, che io mi son fatto togliere insieme a un premolare.
    Due: quando un premier non è più in grado di assicurare la convivenza civile nel suo paese, condizione che travalica ogni maggioranza e mandato elettorale ed è fondamento di ogni legalità e democrazia, e in questo io ho già abbondantemente fallito.
    Tre: quando manca l'equilibrio mentale e tricologico necessario.
    Riguardo al primo problema, con l'immunità parlamentare cancelleremo ogni sospetto e persecuzione. Il golpe delle toghe rosse non si ripeterà, certi tempi non torneranno. Tutti si ricordano quando a Milano dovevi presentarti negli uffici con un assegno in bocca per ottenere qualcosa.
    Guardi la bocca di Previti e Dell'Utri e capirà quanto hanno dovuto soffrire, tenga lei dodici libretti di assegni tra i denti. Riguardo alla convivenza civile, chi se ne frega? Io non voglio convivere con una marmaglia che non merita la cittadinanza italiana. Parlo dei giudici politicizzati, dei comunisti, dei giornalisti diffamatori, delle massaie coopdipendenti, di quelli che leggono l'Economist, dei sostenitori papalini, dei pacifisti con le bandiere insanguinate, dei sindacalisti brigatisti, degli sterili e numericamente esigui milioni di manifestanti. La società civile è troppo complicata, un'azienda che funziona non può avere troppi azionisti. Alla società civile io preferisco la società segreta. Se fosse per me, la Statua della libertà dovrebbe avere il cappuccio. L'ho detto a Bush e lui mi ha risposto sottovoce che era d'accordo, ma non si può fare per ragioni estetiche. Comunque per me la convivenza civile si riassume in una frase: tu compri, io vendo e tutto va bene.
    Basta con le ingiurie. Non sono aggressivo né vittimista né isterico né megalomane né intollerante né vendicativo né paranoico, ogni giorno passo ore al telefono minacciando oppure lamentandomi con tutti, e mordo le unghie di mio fratello pensando che uno statista di valore mondiale come me deve lottare contro le fastidiose opinioni altrui, ma la pagheranno cara perché c'è un regime contro di me e so benissimo che Prodi è esperto di voodoo, ogni notte resuscita le mortadelle. Pur perseguitato mantengo uno stile invidiabile e un sano rispetto delle istituzioni. Se poi qualche miserabile ignorante giornalista inglese o qualche giudice che si ispira a una costituzione sovietica aizzato da una magistratura giacobina e da una stampa molotovista mi attacca io democraticamente rispondo. Tre anni di galera a chi scrive il contrario. Non ho niente contro i pacifisti, ma se mi fanno calare nei sondaggi e sfilano contro il mio amico Bush, si ricordino cos'è successo a Genova, e sappiano che da oggi si può sparare ai manifestanti in via preventiva. E se Ancelotti non sostituisce Costacurta con Serginho e io faccio zero a zero con quel comunista fottuto di Moratti, non ho il diritto di entrare nello spogliatoio e far casino, visto che è roba mia? E se qualcuno mi contesta in tribunale e la Rai e Mediaset amplificano l'episodio con le loro troupe prezzolate, non ho diritto di incazzarmi, visto che è roba mia? Io comunque mi inchino alla sovranità dell'informazione, e cioè a Me.
    Questa è la prima parte, direttore, ma adesso viene il bello. Io posso fare tutto questo e anche di più perché mi sono dimesso. Ho fatto quello che l'opposizione avrebbe dovuto fare da tempo: ho chiesto le mie dimissioni e le ho accettate. Non sono più il premier degli italiani, ma un tirannello bugiardo, astioso e inferocito che se ne frega di democrazia, costituzione e regole. Non sono ciò per cui si è votato, ho inventato un nuovo ruolo politico, il neuropremier. Tutti lo sanno e abbozzano, da Ciampi a Fassino.
    Ho dovuto dimettermi perché la mia incapacità di governare è evidente, il conflitto tra i miei interessi e quelli del paese è quotidiano, il rifiuto di rappresentare tutti è ribadito, la mia incapacità alla democrazia è cronica ed esibita. Se dovessi rispettare le regole della lealtà politica dovrei dire: sono proprio io che ho diffamato il ruolo di presidente del consiglio e me ne devo andare, come in ogni democrazia, senza vittimismi e ricatti.
    Invece resto e faccio tutto quello che mi pare da dimissionario: è più facile e comodo. E la sinistra istituzionale me lo permette. Avete mai sentito da loro la parola «dimissioni»? Avete visto come sono cauti su piazze e referendum? Da quanto non li sentite più parlare del conflitto di interessi e della pidue? Fan finta di niente. Aspettano nuove elezioni, un nuovo governo di destra o di sinistra, la possibilità di qualche inciucio, la provvidenza, qualche posto di ministro, che ne so. E questo mi rende ancora più furioso. Io, la bandiera dell'anticomunismo, mi sono dovuto dimettere da solo, senza la gioia di essere sfidato dall'opposizione.
    Dimettersi da se stessi è un atto disturbante e mi ha reso nervoso. E sarò sempre più nervoso e vendicativo, e manderò questo paese in malora, perché non sono riuscito non dico a unirlo, ma neanche a governarlo: macché riforme e gran lavoro, ho perso più tempo per salvare Cesarone e ingoiare la Rai e far regali a Bossi che per occuparmi di scuole lavoro e ospedali, ho tradito lo spirito democratico di ogni elezione, e allora tanto vale spaccare tutto, ma quale Milano capitale o Roma capitale, il mio sogno è Genova, tutta l'Italia in mano al battaglione Tuscania e ai reduci della Somalia.
    Pubblichi la lettera, se non vuole che le mandi gli ispettori, e i miei non sono quelli dell'Onu. Sostituisca Vauro con Maldini, venda le mie videocassette invece di quelle musiche da extracomunitari, smetta di attaccarmi e si tagli quella barba da talebano. E se lei sostiene ancora una volta che io voglio spaccare il paese in due, si sbaglia, voglio spaccarlo almeno in quindici pezzi, così quando li rivendo ci guadagno di più. E adesso mi scusi ma devo andare a fare le sole due cose che mi danno ancora gioia: regalare orologi a Bush e farmi nutellare la testa. Sono un grande statista, un grande stilista, un grande allenatore, sono unto da Dio, sono il re degli affari, sono un gran figo, sono il Bush del Mediterraneo e il Saddam della cristianità, sono un uomo senza coda, sono una pagoda, sono il re dei vittimisti, sono l'unico al mondo che vive in un paese con due regimi. Ma non sono più il premier di tutti gli italiani, rappresento solo me stesso.
    Distruggerò questo paese che non ha saputo amarmi al cento per cento. Apparirò in televisione ogni giorno. Modificherò la costituzione sovietica sostituendola con la mia biografia. Non chiamatemi più premier. Chiamatemi Vendicatore Nero! Ceausescu, Bokassa, Amin Dada, Nixon, Peron, Leone, Cossiga, e tu D'Alema, non finirò come voi, andrò fino in fondo. Aaaargh! Adesso che mi sono sfogato sto meglio, ma sento che sta per arrivare una nuova crisi. In televisione c'è Topo Gigio, sento che mi sta diffamando. Pubblichi questa lettera senza cambiare una virgola, odio le virgole, pendono tutte a sinistra. Aaaargh! Scusi lo scatto, torno al mio solito inimitabile stile. Allego alla lettera un regalo: un orologio d'oro a cucù. Farà un figurone nella sua cella.
    Cordiali saluti,
    il neuropremier Silvio Berlusconi

  1. Balle spaziali di STEFANO BENNI.
    Due sono le Superballe, le grandi galassie di bugie che i media tengono in vita, sempre più arrancando e improvvisando. La prima riguarda la necessità e l'utilità della guerra in Iraq, la seconda la legalità e il gradimento del governo Berlusconi. Sul nano piduista, palazzinaro e strabugiardo il fallimento e la vergogna sono tali che anche Rutelli si è spettinato, dicendo cose che parecchi avevano capito da tempo. Uno, il nano sbraita e millanta di parlare a nome della gente ma non ha più la maggioranza dei consensi, ha persino paura a farsi vedere in giro, va al bagno in elicottero, è un ologramma fardato. Due, tra Rai, condoni, processi, leggi ad personam il suo non è più un conflitto di interessi, ma un bombardamento alla democrazia. Tre, il neuropremier non spara cazzate a caso, ma perché è l'unico modo per far sembrare grave quello che ha detto, non quello che ha fatto e farà. Il fascismo fu una gaffe lunga vent'anni? Quattro, la sinistra potrebbe cominciare a chiamare le cose col loro nome e cercare di vincere senza inciuci, compromessi e faide interne. E mentre il premier-cocker saltella scodinzolando tra Bush e Putin, le Superballe della Casa di Libertà stanno perdendo audience, proprio come le televisioni. Ogni giorno Mezzoduro Bossi, Settecamicie Fini e Borborigmo Buttiglione si lanciano ultimamum, diktat, accuse, smentite, rattoppi e dietro-front: la politica italiana somiglia ormai a studio televisivo rissoso e vittimista, in cui applaude solo la claque. Ma uscendo dalle grane di Italiaset, è sulla guerra in Iraq che siamo nel kolossal, e il Pentagono sforna balle da cento megatoni. Ecco il riassunto delle ultime notizie.
    La guerra in Iraq e al terrorismo internazionale è finita, ma i titoli di coda sono lunghi perché c'erano un sacco di sponsor. Negli ultimi mesi ci sono stati centocinquanta falsi allarmi negli Stati Uniti e un migliaio di veri attentati in varie parti del mondo, ma la Cia funziona benissimo. In Iraq sono entrati, secondo il proconsole Bremer, centinaia di noti terroristi siriani, yemeniti e sauditi. Da dove sono passati e chi li ha fatti passare? La Cia ipotizza un traffico di gommoni albanesi nel golfo Persico, oppure una metropolitana nel deserto progettata da Alì la Talpa, il Lunardi dell'Islam. Secondo Colin Powell è quasi certo, a questo punto, che Saddam non possedeva armi di sterminio. Ciò prova la pericolosità del dittatore che ha simulato di possedere armi di sterminio perché gli Usa lo attaccassero e il dittatore potesse sputtanarli dimostrando che non c'erano armi di sterminio. Ma noi, ha concluso Powell, lo smaschereremo trovando le armi di sterminio. Se qualcuno trova un punto debole in questo ragionamento, è un fiancheggiatore di Al Qaeda.
    L'allarme antrace degli Stati Uniti, per evitare le continue emergenze e relative smentite, avrà luogo il mercoledì e il venerdì per i numeri civici pari, martedì e giovedì per quelli dispari. Lunedì carbonchio. Sabato e domenica la Cia è chiusa e gli americani dovranno arrangiarsi.
    La liberazione dell'Iraq è stata accolta dalla popolazione con la massima gioia. Non passa giorno che i soldati americani non vengano festeggiati. Il coraggioso Bush ha dichiarato: noi non ce ne andremo dall'Iraq ma soprattutto non ci andrò io, mica sono così fesso da farmi ammazzare. Dopodichè è andato a fare lo sborrone in tuta mimetica tra i marines di un campo ben recintato in Florida.
    La Cnn ha diffuso un nuovo video di Bin Laden, trovato dalla Cia in un pornoshop di Baghdad. Il pericolosissimo Osama è ritratto in piedi, di spalle contro un muro, insieme a un amico sceicco. Secondo la Cia i due dicono: Non dovevamo attaccare a Riyadh, dovevamo attaccare a Parigi e a Treviso , ma stai attento a non voltarti che le telecamere satellitari ci stanno inquadrando. Secondo un interprete arabo la conversazione invece è questa: Non dovevo mangiare tutti quei peperoni, adesso ho la cistite. E stai attento a non voltarti che mi stai pisciando sui piedi.
    Su Saddam ci sono due ipotesi: o è morto, o è contemporaneamente a Baghdad o in Bielorussia o in Siria. Secondo la intelligence della Cia, la prima ipotesi getta forti dubbi sulla seconda.
    A Guantanamo i prigionieri sono trattati secondo la convenzione di Ginevra. Vengono torturati un'ora esatta cronometrata con un orologio svizzero, non un minuto di più.
    Nuovo scandalo per il libro di un maggiordomo: dopo la presunta relazione tra Carlo d'Inghilterra e un valletto, e quella tra Blair e gli Iron Maiden, sta per uscire un nuovo piccante memoriale. Secondo il cuoco di Bush, questa estate il presidente e Berlusconi cercarono di avere un rapporto contro natura rimanendo un'ora intera senza parlare di soldi.
    Bush ha chiesto al congresso altri dieci milioni di dollari per la difesa degli interessi nazionali, e cioè per pagare l'equipe di sceneggiatori che dovrà preparare il dossier di balle per l'attacco alla Siria. Bush ha detto (giuro) che la ricostruzione è iniziata, in quanto sono stati portati a Baghdad cinquecento guanti da baseball per i marines. Il campo da golf non c'è ancora, ma le buche non mancano.
    Secondo un rapporto segreto del Pentagono, l'ultima campagna di guerra aveva dieci obiettivi: 1- catturare Bin Laden; 2- catturare il mullah Omar; 3- catturare Saddam; 4- trovare gli arsenali chimici e nucleari; 5- porre fine agli attentati terroristici; 6- riportare la pace e la tranquillità in Iraq e garantire l'incolumità di tutti; 7- Valorizzare il ruolo dell' Onu e della diplomazia nel mondo; 8- risolvere la questione palestinese; 9- rinsaldare i regimi moderati in Medio Oriente; 10- decuplicare le spese per gli armamenti e i relativi guadagni delle industrie belliche. Uno solo sui dieci obiettivi e stato raggiunto. Dopo questo elenco di balle, promesse non mantenute e truffe mediatiche, capite perché Bush e Berlusconi sono così amici? (Stefano Benni) www.aradio.it
  1. Se davvero i porci li ammazzassero tutti, molti, invece dei ministri, farebbero i prosciutti.