Omaggio ad Alessandro Bergonzoni, comico bolognese, nato nel 1958, re del calembour.

 

  1. "Sono molto contento di essere Qui", come disse il nipotino di Paperone.
  1. Mi sono iscritto ad un concorso di colpa, ma non ho vinto niente perche' non c'entravo.
  1. La salma e' la virtu' dei morti.
  1. Di questo potrei parlare all'infinito, ma odio Leopardi e tutti i poeti da pelliccia.
  1. Non portare mai la tua donna alla baia dei Porci. Lei capira'.
  1. La prima volta che ho visto un piatto di spaghetti, pensavo fosse una versione impegnativa dello shangai.    
  1. Cosa direbbe Freud se fosse ancora vivo? Beh'... Come sono ben longevo!    
  1. Pioveva sui nostri corpi spogliati, un vero nudifragio    
  1. Quando vedo un uomo piangere nel buio della sua stanza mi domando cosa lo spinga a non accendere la luce    
  1. Il formaggio con le pere e' femmina ?    
  1. Ho regalato a mia moglie un cactus con il biglietto "Odio S. Valentino, non te".    
  1. Alla manifestazione d'affetto c'erano tanti cartelli.    
  1. Era un tempo da lupi, infatti a Gubbio piovevano cani...    
  1. Ciccutella era una ragazza scapola fin sopra la spalla...    
  1. "Allora, signora, mi dica: quando ha accusato i primi dolori?". "Guardi che ha capito male, sa?  Io non sono una delatrice della sofferenza!".    
  1. Mettemmo avanti le lancette dell'orologio.  Cosi', per ingannare il tempo...    
  1. Ad Alfeo chiesero dov'era il cimitero e lui indico': "Sempre dritto fino all'incrocio dove ti muore il cane, passi un grande dispiacere e sei gia' arrivato".    
  1. Quel mattino il sole era alto e i sette nani invidiosissimi come al solito; e non solo del sole, ma anche dei venti perche' erano piu' di loro.    
  1. Cristoforo Colombo disse che il mondo era una sinusoide e andava operata al piu' presto.    
  1. L'estate era alle porte e mia sorella alla finestra.    
  1. In tutte le epoche, insomma, avere figli ha sempre significato sacrificio, almeno fin che non viene il giorno in cui col colapasta e il grembiule si apre un periodo nuovo: cioe' l'eta' scolare.    
  1. A scuola mi insegnavano che il pesce ombrello non sarebbe mai uscito col tempo bello e dicevano anche che le foche esistenti sulla terra erano di due tipi: foche buone e foche cattive (solo che le cattive erano anche ripiene e le chiamavano focacce).    
  1. E l'amicizia fa camminare l'uomo a testa alta. Certo che puo' essere esagerato farlo sempre, perche' prima o poi camminando cosi' si sbatte contro qualcosa.    
  1. Ma attenzione: per vedere i sorci verdi non e' sempre detto che debba succedere chissa' che, basta solo abitare nelle fogne e avere della vernice color prato.    
  1. Passarono dal triangolo delle Bermude (l'unico luogo dove scompaiono i pantaloncini corti).    
  1. Sono tanti i nomi che hanno fatto grande l'arte della musica: Verdi, Rossini, Nerone, Bach, Offenbach, Wagner, Offenwagner e Toscanini, l'inventore dei sigari piccoli.    
  1. Si parla di anni che portarono oltre il progresso sperato e cioe' fino ad arrivare all'invenzione della lettera "P", con comprensibile giovamento delle pubbliche relazioni e dei rapporti umani di persone come: Latone, Inocchio, Irro, Aeron de Aeroni, Aa Giovanni, Uccini.    
  1. I dolci vennero sempre serviti alla fine di ogni pasto e cio' li rendeva impazienti.    
  1. Il tempo vola e noi no. Strano sarebbe se noi volassimo e il tempo no, il cielo sarebbe pieno di uomini con l'orologio fermo.    
  1. E poi c'e' la violenza con la sua famosa spirale che serve per non generare altra violenza.    
  1. "Prepariamoci un arrosto cardiaco". "Dobbiamo prima trovare un bue infartuato".    
  1. Io ero nel classico periodo in cui guardavo un uovo e chiedevo: chi sei tu? Ne' carne ne' pesce... (in "Le balene restino sedute")
  1. "Basta con questa vita, voglio farmi una famiglia". "Esagerato... fatti solo la piu' carina di tutta la famiglia".    
  1. Bergonzoni, cosa ci dice sul suo futuro? Il mio futuro? Beh... guardo nella mia palla di vetro e dico: Toh! Ho un testicolo artificiale!    
  1. Ti amo, ti ho sempre amata, ti amo da generazioni. Mio padre ti amava prima di me, mio nonno prima di lui.    
  1. Casa Dolce Casa, e' solo un proverbio oppure e' una rivista di Arredamento Pasticceria Arredamento?     
  1. E secondo me, parere che peraltro condivido...    
  1. Come diceva un grande comico meteorologo: "Siamo uomini o temporali?".    
  1. Gionny Falo' mentre bruciava disse al suo popolo: "Non avrete paura del fuoco se sarete vigili...".  Ma mori' prima di dire: "del fuoco".    
  1. E' uno strazio vivere nel paese di Campanelli per chi ama bussare.    
  1. Ho fatto molte file per avere anch'io una coda.    
  1. "Il diretto Savona-Baghdad è in partenza dal binario 812". "812???". "Beh, sì. E' già quasi a Baghdad...".
  1. E tutto ciò ve lo dico col cuore in mano, quindi coi polsini insanguinati.    
  1. Quando un delfino arriva a riva significa che arriva quando gli pare o che si avvicina alla spiaggia?    
  1. Basta! Chi s'e' visto s'e' visto, io mi sono rotto! Disse lo specchio appena schiantatosi a terra.    
  1. La navigazione durò ottanta giorni e una notte, fino a quando cioe' un mozzo e il suo monco avvistarono qualcosa all'orizzonte e gridarono "Fiesoleee!!!".    
  1. Il sindaco di Tortona potrebbe essere una ciliegina. (Alessandro Bergonzoni, "Le balene restino sedute")
  1. Pavido la mattina alzava le braccia, ma alzava anche le gambe per non farle sentire arti inferiori.    
  1. Chinandosi per raccogliere una zolla di terra, senti' uno strano rumore: aveva rotto i pantaloni proprio nel punto del cavallo, nella zona del maneggio.    
  1. Se ne ando' sbattendo la porta e sbraitando: "Non c'e' piu' religione!". Qualcuno disse: "Allora andremo a casa un'ora prima!".    
  1. Un giorno decise di suicidarsi: si mise la camicetta di quando aveva quattro anni e allacciò il bottone del colletto.    
  1. Il guardiano del faro prese un accento e comincio' a fare la guardia ad un bel futuro: il faro'.    
  1. Mi hanno regalato un paio di mutandem: ci si sta in due e si pedala.    
  1. Caricati male sul portapacchi c'erano tutti i numeri della rivista "Casa dolce casa" (l' unica rivista di arredamento pasticceria arredamento), le foto di Alibabà e i 39 ladroni (uno scattava la foto), e poi lo sgà del tipo bello e la bici del tipo cletta.    
  1. Chi mi dice a me che, dopo l'ultima cena, Cristo non abbia più cenato, ma sia vissuto solo pranzando o facendo brevi spuntini?    
  1. I gelatai avevano smesso di fare i gelati perché ormai non c'era più nessun gusto.    
  1. E la madre gli disse: "Non essere ingenuo, non credere a tutto quello che ti dicono; sappi che il miglio non è l' unità di misura dei canarini, che i malati di mente vanno pazzi per certe caramelle, che Pino Daniele è il nome proprio di un albero e che fa diesis non è musica ma matematica, e cioè la somma di cinques più cinques! Abbi fiducia in te stesso! Applicati ma non inchiodarti".    
  1. Mi piace perdere la faccia e ritrovarmi i capelli sul collo.    
  1. In quest'arco di tempo temo di essere colpito da una freccia.    
  1. Se tornassi a nascere cosa farei? Una gran festa per la resurrezione!    
  1. Se ne vanno i migliori, mi consolo pensando che non tornano i peggiori.    
  1. Bologna piace per due motivi: il primo e il secondo.
  1. "Preferisci i cioccolatini o le caramelle?". "Beh, scarterei le caramelle...".    
  1. Hanno dipinto di verde la mia amica rosa. Vandali.    
  1. Gli regalai un cambio, cosi', tanto per cambiare...    
  1. I nati di questo mese sono un po' mammoni, ma anche un po' papponi.    
  1. E' vero o non e' vero che fa diesis e' la somma di cinques piu' cinques?    
  1. Molto tempo do molto tempo re, molto tempo mi, molto tempo fa nacque la musica come arte Verdi, Rossini, Nerone, Bach, Hoffenbach, Wagner, Hoffenwagner, Kausen e Stockhausen , Toscanini inventore dei sigari piccoli opere.. Opere come il boletus di Ravel la storia di un fungo velenoso che si innamora di una rana che baciato diventa un rospo che baciato ancora diventa un girino. Se la pittura. se la pittura appaga l'occhio, la poesia l'anima, la cardiologia il cuore, l'ematologia il sangue, sciatalgia la schiena, la musica appaga tutto. Lo strumento gli strumenti sono tanti: il cembalo, clavicembalo, la vicola e la clavicola, la fisarmonica, il vibraforo, l'idromassaggio, il citofono, il flauto di traverso l'unico che si mangia ma si digerisce male, il flauto magico che suona e scompare la chitarra elettrica e la sedia elettrica, il trombone, la tromba, la tromba delle scale, il pianerottolo, lo spiffero da suonare sotto le porte, lo scacciapensieri, lo stracciamutande, il basso , la tuba il falloppio , il triangolo, il crick, il Jack, le nacchere , le schicchere, le maracas , le congas, il kiwi e tutti i fiati in genere i più famosi furono il bue e l'asinello, ma per fare la grande musica come disse Dumbo ci vuole orecchio, la testa fra le nuvole, le spalle le spalle, un'anima enorme e un cuore aperto: quindi o conosci un chirurgo indeciso o conosci un grande artista come chi dico io, parlo di un'artista con la "P" maiuscola un uomo che sa il fatto suo e non lo dice a nessuno, che una delle sette meraviglie del mondo insieme alle cascate del Niagara, il grande Canyon, la pizza, Bambi, la tour Eiffel, le piramidi e la torta sbrisolina.
    Lo amo come Garibaldi amava Anita, come Gianni amava Pinotto, come Bonnie amava Clide, come Caino amava Abete almeno perché gli faceva ombra, come Giotto amava il casaccio quando dipingeva alla rinfusa, come Cimabue che dipingeva i vitelli standoci sopra, un cantautore con una marcia in più e non parlo di mele anche se è un cantautore adamitico, paradisiaco e anche terrestre, originale come il peccato e peccato mortale sarebbe se non ci fosse;un uomo che titilla i dioritmi e se tanto mi da tanto io prendo tanto.
    Un uomo è illuminato anche nei periodi bui e che quando comincia a cantare le mie gambe fanno Giacomo Giacomo e Giacomo dice dimmi dimmi, con la musica che mi arriva fino al collasso cioè fin sotto la testassa che mi porta nei mar dei Sargassi fino al punto più pescoso il mar dei pescassi.
    Un essere, più che un avere e saluto Hemingwei di un'esauribile rotondità se lo cerchi lo centri ineluttabilità, natività, volatilità, taffetà un uomo con della stoffa il vino veritas il lino terital questo il succo e io me lo bevo.
    Se fosse un verbo sarebbe l'infinito, se fosse un albergo sarebbe a cinque stelle e una cometa sembra un Re mogio ma è un Re mago che ha capito che la vita è diversa dalle Kessler ce n'è una sola.Che gli uomini più belli son sicuramente le donne.
    Senza di lui sarei come Joghi senza Bubu, sarei come autostoppista senza pollice, Orbe senza tello, Messina senza stretto , Lupo senza pelo e senza vizio, indiano scrivano senza penna, un gran bel tumulto fa sentire il battito d'avi come angeli del passato, pavone che inventa la ruota e la buca passando l'infanzia tra piano e forte tra chiari e scuri con un'alternanza di sentimenti tale che Noè dalla barca avrebbe definito da diluvio universale senza alcun pregiudizio pregiudizio universale che ci induce in tentazione ma non ci libera dal mare con un'apnea nota dove tra il dire e il suonare c'è di mezzo una spiaggia: la sabbia sono le parole la verità è il miraggio, un angelo che chiamano Paris per amore dei francesi ma che per amore del cielo preferiamo chiamare Azzurro e noi sappiamo il perché. Un apostrofo blu tango fra le parole gelato e limone.
    Mi ha fatto capire con la sua musica che nella vita bisogna applicarsi e non inchiodarsi, se no si è dei poveri Cristi che la musica è una formula matematica a : b. mi ha fatto capire che l'importante non è essere leali ma avere le ali , mi ha fatto capire che bisogna voltarsi indietro nella vita ma non se sei in moto, su un dosso, durante un sorpasso , a fari spenti, ubriaco mentre nevica ma soprattutto mentre sta arrivando un autobus guidato da un bambino perchè ti toccherebbe di fermarlo , sgridarlo e fargli totò e se c'è un'imitazione che non so fare è quella. Dalle sue canzoni ho capito che il sole bacia i belli i così così li offusca la nebbia, gli orrendi li annega la pioggia fino alle scarpe in un pediluvio universale.
    Vorrei avere tasti al posto dei denti e suonarli piano, vorrei battere tutte le casse toraciche del mondo, eseguire le sinfonie di Mea Culpa, suonare i seni di certe donne cornamusa, suonare dentro tutti i problemi del piffero e fare silenzio per sentire i suoni di tutti i trombati ad un esame qualsiasi anche quello della vista.
    Vorrei accordare il mio piano e scordare il pianeta, cantare a squarcia gola sentendo l'eco della bocca rimbalzare nella gola e vedere scalatori aggrappati con corde vocali alle tonsille.
    Mi piacerebbe suonare il colon e inventare un Jazz intestinale, ventriloquiare con una donna a punta a mani giunte anche se non so giunte da dove nel senso buono e mai nel buon senso.
    Divento doganiere ai confini della realtà fino alla linea imaginot dove Caronte ti porta dal bene al benissimo.
    Divento un cavallo alato e dico alato perché in mezzo c'è il fantino un cavllo che invece che al trotto va al troppo e stramazza al suolo morto come piacerebbe morire a me cioè dalla voglia.
    Lui è il passeggero di se stesso si porta ovunque senza muoversi mai e saluto Giulio Verne che stasera è qui con noi; colui che sta per arrivare è come l'orizzonte non potrà mai tramontare. Dietro questa tela mi piace immaginarlo e saluto anche Gene Arlow dentro a niente appena appoggiato ad un'onda su un'onda, le famose onde per cui, sulla barca del contrario non a vele spiegate ma a vele raccontate perché chi spiega spesso sgualcisce l'acqua ed io so che per diventare oceani non basta fare un corso d'acqua ecco perché io lo imparo a memoria.
    Vorrei che tutto ciò che ho detto fino adesso non suonasse come piaggeria vorrei che tutto ciò suonasse e basta.
    (letto il 18 Dicembre 2000 al Teatro Comunale di Bologna in occasione dell'inagurazione della nuova ala dell'aereoporto di Bologna)
  1. Ho trovato un piccolo strumento per suonare tra le nuvole: il "violoncielo". Ho trovato un centrotavola, così basta togliere la tavola e sono in centro. Ho trovato una leva del cambio, così per cambiare, e, soprattutto, ho trovato una caramella alla benzina per smettere di fumare...    
  1. Cosa rende incerto il calendario accademico delle università nell'Artico? Beh, l'ESAME SLITTA...    
  1. Perche' tra il dire e il fare c'e' di mezzo il deserto, la sabbia sono le parole, le idee un miraggio per raggio per tre e quattordici (come disse il benzinaio calcolando l'area di servizio)
  1. E' certo comunque che io non ho la verita' in tasca, anche perche' soglio tenerla chiusa insieme alla dit in un cassetto segreto anche a me stesso e se si parte dall'assioma che una rondine non fa colazione anche un ciuco cieco di nome Ciko capirebbe che l'apparenza inganna il colpo e' in canna e chi ha sonno deve andare a nanna.    
  1. E spero che anche tu mi ami perche' se non mi amassi sarei costretto a dirti: "Ti venisse un accidente a te e a tutta la tua stirpe cattiva porca che sprofondasse sempre di piu' nei meandri della terra dove se ci sei ci resti, brutto palombaro morto, e andasse male anche lo scandaglio per recuperare i tuoi resti putridi con dentro i vermi gia' tutti malati irreversibili, e uno anche senza un occhio e il pus che ti contagiasse tutti gli altri, e ti si inquinasse anche la saliva che hai in bocca, e ti scoppiassero le scarpe piu' belle che hai e il pellame vario si andasse a sfracellare contro un vetro che hai gia' rotto due volte e il padrone ti avesse detto: 'Giuro che alla prossima volta ti do fuoco, a te e a tutta la gente che ti conosce, anche soltanto di vista...!'. Brutto moschettone agganciato male, cascassi tu, la montagna, lo scalatore e ti andassi a sfracellare a valle poi se non morissi ti si accavallassero le gambe ogni volta che pensi e ti so slegassero soltanto sott'acqua, e se non annegassi allora ti incamminassi all'imbrunire lungo un bosco di pioppi proprio alla vigilia della grande catastrofe che colpisce soltanto i pioppeti e ti salvassi soltanto con l'aiuto di un cannibale che ti salverebbe a patto di mangiarti per 3/4 (i piu' utili) e tu allora un tantinello sanguinante scappassi con le tue pollicinochiazze ematiche e incontrassi putacaso due cacciatori che da un mese non prendevano nulla e appena ti vedono ti sparassero addosso e non sicuri di averti preso bene ti tenessero fermo coi piedi e ti sparassero un'altra volta facendoti uscire anche la tua anima cattiva porca. Brutto professore di ginnastica mal visto dal preside che ti vuol licenziare se non sai tenere la classe: che tu infatti il giorno dopo non la sappia tenere e lui ti licenzi e tu te ne vada ramingo lungo un viale dove alcuni alunni ti lapidassero e poi si nascondessero dietro un albero e tu arrivando a casa e guardando il diploma dell'Isef sentissi un gran nodo in gola, cascassi indietro putacaso su quattro coltelli in piedi dritti come a immolare una vittima e ti ci infilassi inesorabilmente ma non morissi subito, anzi guardassi il lampadario e lo vedessi ballare in maniera poco simpatica tant'e' che si staccasse e s'andasse a sfracellare sui tuoi resti putridi di professore di ginnastica mal visto dal preside e da tutto il condominio che sta tirando freccette avvelenate contro un tuo manifesto di una tua foto venuta male e a te non restasse altro che dire l'atto di dolore ma non ti riuscisse anzi venissero fuori offese al buon Dio, che ti dicesse: 'Io il perdono non glielo do! Sembra che mi stia prendendo in giro'. Allora tu cercassi di scusarti in francese, ma non lo sapessi, lo imparassi ma te lo dimenticassi subito, allora cercassi un vocabolario, ma non lo trovassi, o lo trovassi ma lo perdessi, proprio nel momento in cui una splendida donna nuda, bionda e francese, ti chiedesse di sposarla. E tu, il fatidico giorno, invece che dire 'Oui' dicessi 'Yes'." (In "Come ti maledico il mondo")
  1. Vogliamo parlarne? Del saper pascolare capri espiatori? Vogliamo parlarne delle centinaia di metri del cavo orale? Del viaggio di sola andata di un raggio di sole? Del pene parafulmine? Ne vogliamo parlare veramente?.    
  1. I punti cardinali sono alti prelati visti da lontano?    
  1. Quando ti scappa una risata, impannolonati la faccia.
  1. "Barba, capelli, shampoo, acqua, olio, un'occhiatina al cuore?".
    Poi mi ha steso un lenzuolo dal collo ai piedi e mi ha tolto le scarpe per sicurezza. Ha acceso la motosega, e prima di tagliare abbiamo parlato del più e del meno.
    “È la prima volta che ci vediamo, vero?”
    “Sì.”
    “Mi sembrava, infatti, di averla già vista...”
    “È sposato?”
    “No.”
    “Anch'io.”
    “Che coincidenza, eh?”
    “Tipo quella del diretto delle otto e quaranta proveniente da Vienna.”
    “Lei è uno che viaggia parecchio?”
    “No, però perdo spesso il treno.”
    “Pensi che ci sono re che per una coincidenza perdono il trono...”
    “Casi estremamente monarchici...”
    “Lei è mai stato re?”
    “No, almeno non in questa vita.”
    “Conoscevo una donna che aveva il suo stesso problema.”
    “Quale problema?”
    “Non mi ricordo.”
    “Guardi... ha visto? È passato un gabbiano...”
    “Non era un gabbiano, mi sembrava un sacchetto di plastica.”
    “Ah... ero convinto del contrario...”
    “Per lei il contrario di gabbiano è sacchetto di plastica?”
    “Non dico questo, ma ogni volta che torno dalla spesa mi trovo la casa invasa dai gabbiani…”
    ­”... Questo è un altro discorso... scusi, ma lei dove vive?”
    “A Squatuorro sul Meno, tra la polka delle Adalgise e Santo Domingo. Un paesullo, ma non ci vivo male.”
    “Solo o con famiglia?”
    “Solo con famiglia.”
    “Numerosa?”
    “Non pochista: due belle maschie, un bimbo, una bomba e un bombo.”
    “Ma ha detto che non era sposato...”
    “Diciamo che vivo la vedovanza a contraltare di un'esistenza grigia su fondo bianco Olè.”
    “Ah, ma lei ha sangue spagnolo...”
    “Non mi lamento.”
    “E se le sego un orecchio?”
    “Mi lamento.”
    “Conosco gli uomini come lei: ne conosci molti, ma non faccio nomi.”
    “Li faccia, li faccia: sarò una tromba.”
    “No, non voglio offendere la sua intimità.”
    “Ah, guardi che per offendere la mia intimità ci vuol altro: basta una racchettata nei testicoli...”
    “Mi ha capito al volo.”
    “Che bella cosa il volo...”
    “Ha mai volato, lei?”
    “Non me ne parli, tra un po' prenderò anche il brevetto.”
    “Icaro è un grande: pensi, un giorno s'è svegliato e sa cosa ha fatto?”
    “Colazione...”
    “Esatto: lei sì che è perspicace.”
    “Trova?”
    “Quando cerco.”
    “A proposito, ha già fatto colazione? Posso offrirle qualcosa, un tè, una spremuta, una pasticceria, un bar...”
    “Prenderei volentieri un panino al formaggio.”
    “Ci vuole anche il topo?”
    “No grazie, soffro di asteroidi.”
    “Allora non insisto, ma non faccia complimenti: io sono un barbiere diverso dagli altri.”
    “Me ne sono accorto da alcuni particolari.”
    “Dato che siamo in confidenza, mi tolga una curiosità.”
    “Se però lei, dopo, mi mette un dubbio.”
    “Volentieri.”
    “Ha mai ucciso una formica?”
    “Sì, durante una rapina.”
    “L’ha calpestata involontariamente?”
    “No, durante una colluttazione: era una formica bandito, io ero il  cassiere.”
    “Una vita movimentata, la sua...”
    “La sua?”
    “La mia.”
    “La loro?”
    “Chissà!”
    “Crede nella provvidenza celeste?”
    “No, sono daltonico.”
    “E coi semafori?”
    “Ah, be', scendo e sento quale colore ema­na più calore, risalgo e parto.”
    “Uno strazio, in città. Ma perché non va a piedi?”
    “Sono daltonico.”
    “Ho capito, ma camminando non importa distinguere i colori.”
    “Questo lo dice lei.”
    “Perché, lo vuol dire lei?”
    “Mi piacerebbe tanto... posso?”
    “Ma certo!”
    “Non importa distinguere i colori.”
    “Contento?”
    “Molto.”
    “Lei è uno che è felice con poco, vero?”
    “Dipende.”
    “La vedo perplesso.”
    “Ho paura di essermela fatta addosso.”
    “Le capita sovente?”
    “Ogni volta che qualcuno dice "la vedo perplesso".”
    “Mi scusi, non volevo.”
    “E come poteva immaginarlo?”
    “Sono un intuitivo, dovevo immaginarlo. Come dice il poeta "Conosci il tuo prossimo come me stesso". Qual è il suo poeta preferito?”
    “Dante, sicuramente. Perché è di Firenze, e se c'è una città che adoro è Perugia. Da notare che i miei genitori erano di Firenze, ma io sono stato l'unico figlio nato per sortilegio.”
    “Crede negli spiriti del male?”
    “Vuol dire il demonio?”
    “No, proprio gli spiriti del male.”
    “Ah, non il diavolo...”
    “No, gli spiriti del male.”
    “Sì.”
    “Sì?”
    “No, dico sì che non ci credo.”
    “E al diavolo ci crede?”
    “No, al diavolo sì.”
    “Sì o no?”
    “Non credo agli spiriti maligni, quelli no...”
    “Quindi nemmeno al diavolo?”
    “Sì, al diavolo no.”
    “Che cos'è per lei la paura?”
    “La paura per me è quella cosa che pur sommando o sottraendo fa sempre novanta.”
    “Lei non ha il senso del macabro.”
    “Non dico questo.”
    “Allora cosa dice?”
    “Dico che son tutte belle le mamme del mondo.”
    “Ha un ricordo particolare della mia infanzia?”
    “Della sua?”
    “Eh sì, troppo facile della sua.”
    “Mi faccia pensare... si.”
    “Quale?”
    “Ho detto tanto per dire.”
    “Lei dice spesso per dire?”
    “Quando non ho da fare tanto per fare!”
    “Posso leggerle il piede?”
    “Ecco perché mi ha tolto le scarpe!”
    “Certo, voglio sapere il suo futuro. Siccome non so come la toserò, vedendo nel futuro lo capisco e copio.”
    “Lei è un veggente?”
    “Non dico questo.”
    “Allora cosa dice?”
    “Il diavolo.”
    “Non gli spiriti maligni?”
    “No, gli spiriti maligni sì, il diavolo no.”
    “Sente anche lei questo odore di bruciato?”
    “No.”
    “Il diavolo?”
    “Sì.”
    “Io sento uno strano odore di bruciato.”
    “Saranno le candeline del suo ultimo compleanno che si stanno squagliando.”
    “Possibile, li ho compiuti ieri.”“Quanti?”
    “Indovini.”
    “Dodici.”
    “Da cosa lo ha capito?”
    “Da alcuni pezzi di ostia che ha agli angoli della bocca: ha fatto da poco la prima comunione.”
    “Come ha fatto a indovinare?”
    “Da alcuni pezzi di ostia...”
    “Ma lei dice sempre la stessa cosa?”
    “Certo, se lei mi fa sempre la stessa domanda.”
    “Repetita iuvant!”
    “Cioè?”
    “Giove repete.”
    “Conosce la lingua latina?”
    “No, ma so distinguere se uno ha mangiato qualcosa che gli ha fatto male.”
    “Esempio?”
    “Se ha del sangue sulla lingua, vuoi dire che ha appena mangiato un coltello.”
    “E se ha del sangue nelle feci?”
    “Vuoi dire che l'ha bello che digerito.”
    “Ma che schifo...”
    “Non è mica colpa mia se durante un esempio Tizio s'è mangiato una baionetta.”
    “Sì, ma l'esempio l'ha fatto lei.”
    “Cosa vuoi dire?”
    “Che poteva fame un altro.”
    “Colpito. Ha ragione. Mi pento e mi dolgo.”­
    “Perdonato, amici come prima.”
    “Ha mai tradito un amico?”
    “Cioè, vuol sapere se sono andato a letto con un altro amico?”
    “Sì.”
    “No.”
    “Parola di lupetto?”
    “Parola di lupetto.”
    “Non del diavolo...”
    “Del diavolo no... degli spiriti maligni invece si...”
    “Crede nell'amicizia?”
    “Dipende da quando inizia.”
    “Mah. Io so che ce n’è una alle venti e trenta e un'altra a mezzanotte.”
    “Preferisco il secondo spettacolo...”
    “Va spesso al cinema?”
    “Non saprei.”
    “E ci va solo o male accompagnato?”
    “Con due amici, sempre. Perché se entrando al cinema uno viene investito almeno vado al cinema con l'altro.”
    “Lei è il classico utilitarista...”
    “Sì, ma mi piacciono molto anche le auto sportive, se me le regalano...”
    “Lei è un po' un approfittatore.”
    “Solo se un negozio è chiuso.”
    “Cioè?”
    “Cioè con beneficio d'inventano.”
    “Capisco.”
    “Ho i miei dubbi.”
    “Non faccia l'insolente.”
    “Non volevo offenderla.”
    “Non mi ha offeso.”
    “Bene, caro stronzo.”
    “Adesso sì che mi ha offeso.”
    “Senza volere, beninteso.”
    “Beninteso.”
    “E’ tempo di chiarimenti...”
    “Perché, che ore sono?”
    “Le dodici suonate.”
    “La saluto, allora: adesso ho da fare”
    “Cosa?”
    “Devo andare dal barbiere.”
    “Anch'io ho da fare.”
    “Cosa?”
    “Ho un cliente in negozio.”
    “Mi vedo... la lascio al suo lavoro.”
    “Ci vediamo un'altra volta.”
    “Arrivederci.”
    “Alla prossima.”
    “Viva.”
    “Viva.”
    Il barbiere ha spento la motosega, mi ha tolto il lenzuolo che mi ricopriva, io mi sono infilato le scarpe e sono uscito.
    Tutto ciò che è sogno è forse utopia.
    “Uto”, dal greco che vuol dire “impossibilità di toccarsi la punta dei piedi col coccige”; “Pia”, dal latino “va' a quel paese”. L'utopia è infatti un'apoteosi dell'inavverabile, così come il sogno è l'impossibilità dell'avverato.
      
  1. Le donne coi piedi piatti apparecchiano la tavola correndoci sopra?    
  1. "L'uomo è superiore agli animali". "Fanno eccezione il nano e la giraffa".    
  1. Il cervello di ognuno di noi è come un giardino senza panchine: difficile è riposare, e facile che qualcuno faccia pipì sui nostri sogni.    
  1. Vogliamo parlare del dolore del nano che vede crescere solo i capelli? Vogliamo parlare di chi disse "Fuori i nomi!" e così inventò i campanelli?