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acquisto... (di Marco Bini)
L'altro giorno ho fatto una follia, mi sono comprato un tritagatti
d'occasione, di quelli come non ne fanno più. Lo so che non ne ho un
vero bisogno, ma l'occasione era troppo bella per lasciarsela sfuggire.
Un vero reperto d'archeologia industriale, pagato solo 450.000 lire da
un antiquario di Vicenza.
Non so se ne avete mai visti, non parlo di quelli moderni a corrente con
le parti lavabili in plastica. Sto parlando di un autentico tritagatti in
bronzo della fine '800. Finemente istoriato con motivi allegorici, vi si
può ravvisare il cerchio della vita dei felini, dalla nascita, passando
per una giovinezza spensierata di caccia ai roditori e di gioco nei
prati, per poi giungere alla maturità sorniona del sonnecchiare al fuoco
di un camino, fino alla ineluttabile conclusione del grande vortice che
tutti attende.
Pesante una cinquantina di chili (non deve essere fissato a terra come
quelli del supermercato) ricorda un grosso samovar che poggia come una
sfinge su quattro zampe ed è capace di due gatti di taglia grossa od una
cucciolata di almeno 12 gattini. Sono da notare le 42 lame vibranti
nell'alloggiamento principale orientate e sagomate come "denti di
non ritorno". Disposte a gruppi di sette su sei file verticali, ogni
fila si muove in senso opposto rispetto a quella che la precede, sì da
spingere il gatto sempre nella stessa direzione, verso il basso.
Anche il coperchio è chiodato internamente per agevolarne la chiusura ed
è dotato di un dispositivo a molla che mantiene sempre uguale la
pressione man mano che i gatti vengono consumati, ed è pregevole il
meccanismo di chiusura rappresentante una testa scheletrita di gatto tra
le cui fauci può scorrere una lisca di pesce che funge da chiavistello.
Tra i cardini del coperchio è stato lasciato un piccolo spazio per far
sporgere le code dei gatti. Dall'osservazione di quanta coda è ancora visibile
ci si può fare un'idea di quanto manca alla conclusione; generalmente la
coda cessa di muoversi quando ne rimane all'esterno ancora un terzo.
Alla base della struttura sono alloggiati due grossi cassetti larghi
sovrapposti per asportare i residui. Il cassetto superiore ha il
pavimento a rete metallica ed è di fatto un filtro che trattiene le
parti più grosse e solide, mentre i liquidi e le minutaglie si
raccolgono in quello inferiore.
Le pareti interne del tritagatti, cassetti compresi, sono in ceramica,
per meglio resistere alle abrasioni e per una maggiore facilità di
pulizia. Esternamente al tritagatti sono fissate due grandi ruote
laterali ed all'interno di ciascuna corrono gioiosi 21 topolini che
assicurano l'energia necessaria al movimento delle parti mobili, ma è
sempre possibile incrementare la spinta con una manovella fissata
sull'asse delle ruote.
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