Omaggio a Djulian Pose (alias Acheo)
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1. Vorrei consigliarvi un libro
toccante. La storia, di scottante attualitˆ,
narrata in terza persona singolare, ma senza disdegnare anche la seconda
plurale, cos“, per educazione. Il protagonista, un galletto arrogante e
spavaldo, si trova a vivere in un mondo dove l'influenza dei polli sta
dilagando orribilmente, perdendo molti amici e familiari, valori e credenze,
rimettendo in gioco se stesso e tutto il suo passato. Il titolo: "Se
questo un uovo". (Acheo)
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2. Una volta Chuck,
poco prima di arrivare in Texas, ha telefonato: "Houston, avrete un
problema". (Acheo)
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3. Virgilio cadde e Dante, persa la guida, caduto nel girone dei lussuriosi, prese il
nome di Ricevente. (Acheo)
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4. Capitolo XIX
Von rodriguez era innamorato. E un uomo innamorato,
si sa, fa cose che un uomo non innamorato non fˆ. Deambulava per la casa nervosamente, colpiva i
busti degli animali attaccati ai muri, sputava sui canarini esotici, che
starnutivano con tenerezza infinita, risucchiava l'acqua alle tartarughine,
cos“, senza apparente motivo se non quello di creare sofferenze atroci anche
agli altri. Poi, infine, mentre guardava il pappagallo, che tremava, si
disse: "Si, vado da lui a farmi aiutare a
rapirla, porcalamadonna!".
"La madonna!", grid˜ una voce "Dove? dove?"
scatt˜ Von Rodriguez, prima di accorgersi che era
solo il pappagallo che ripeteva, senza capire, dicono, le ultime parole.
Il Von indoss˜ il suo cappotto di cammello (morto anni
prima, di profilo, storia lunga), lungo ed elegante, ed usc“. Porco dopo
entr˜ nel tetro castello del suo conoscente, quello che l'avrebbe aiutato,
con le sue conoscenze che andavano dal manzanarre
al reno, a rapire quella gran trota dell'Abella Kiakim.
Entr˜ nel salone e vide alla finestra, di spalle, un uomo alto, conciso,
elegante, con un lungo mantello nero che cadeva fino a terra. Il Von
trattenne i brividi.
"Batman!" esclam˜ il Von.
"No" disse girandosi l'uomo,"Sono
l'IMMominato"
Il lvon non pot fare a
meno di notare la compostezza e l'autoritˆ, ma anche un naso rosso da clown,
e un profilattico usato srontolato che usciva da
una tasca. Questa volta trem˜. I due si abbracciarono, facendo il Von
attenzione a non far toccare il cappotto di cammello con quel dannato condom, che non amava i rapporti occasionali, il cammello.
"Dai amico Von rodriguez,
pranza con me"
Si sedettero alla lunga tavola, uno di fronte all'altro.
"Cosa posso fare per te, Von Rodriguez?"
"Ho bisogno che mi aiuti a rapire una tonna. So che tu ne hai viste tante, ne sai di
cose"
"E' vero. Io mi sono fatto da
solo".
Il von venne tramortito dall'immagine del condom
penzolone.
Entr˜ un uomo basso, tarchiato, scuro di pelle, con la cadenza pugliese, e
appoggi˜ sul tavolo numerose fumanti portate.
"Sembra buono. Che cos'?",
chiese il Von affamato.
"Linguine allo scoglio", rispose il cameriere.
"Ma non odore di pesce"
"No, il sugo fatto con carne di bimbo tarantino sbattuto sugli scogli
di Jesolo"
"E di secondo?"
"Filetto di forestale calabrese, con goccie di sangue di barese vergine"
Il Von si lecc˜ i baffi.
"Allora, dicevo", riprese l'iMMominato, "io ho avuto una vita difficile, ma
piena di soddisfazioni". Intanto mangiavano con gusto. "Pensa che
anni fa persi la casa"
"E come accadde?" chiese il Von annusando le linguine.
"Un incidente orribile. Stavo tornando
dall'allenamento dei fasci giovanili dell'udinese calcio, quando vedo un tir
andare dritto dritto
contro la mia villetta"
"Porco ladro", sussurr˜ il Von, "Ma che tir era?"
"Non si mai saputo nulla di preciso, ma sulla
fiancata c'era scritto <dj lembo esporta
elefanti croati in andalusia in breve tembo>. Se lo trovo.."
"C' gente veramente assurda, in giro", disse il Von tirando s il sangue di barese vergine.
"E cos“ persi la casa e tutto quello che avevo. Allora andai a stare per
un p˜ di tempo
all'Astoria. L“ feci la mia fortuna, inventando nuovi mezzi di tortura per i terroni. Trovi tutti i dettagli nella mia biografia <Le
grandi invenzioni dell'Astoria>"
Entr˜ il cameriere, con in mano un enorme vassoio contenente
un terrone infilzato con lo spiedo, con patata in bocca e circondato da
peperoni, e infilzata nella schiena una bandierina <Vedi napoli e poi muori>.
Si abbuffarono felici.
"Vabb, cosa vuoi che faccia per te?"
"Usa le tue conoscenze per far rapire l'Abella Kiakim"
"Dove sta' questa donna?"
"In un convento-spa, di proprietˆ della fica monaca di
monza. Detta brazo"
"Se non fossi l'iMMominato
avrei paura. Mander˜ il mio miglior uomo a comandare i tuoi bravi."
"E' un sogno che si avvera"
"Chiamami Mauro"
(Acheo)
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5. Capitolo XX
Pallanzasca giunse a Rimini. Dopo aver rapinato una
banca e aver fatto innamorare la cassiera, and˜ da Frˆ Cheo, che era lˆ un p˜ per vacanza un p˜ per
dovere. Entr˜ nella chiesa, e vide frˆ cheo, infradito, bermuda e camicia hawaiana, che teneva
sotto l'acqua di un catino la testa di un turco di Smirne. A forza. Questo
sbracciava come pochi, ma frˆ
cheo, con la forza della fede, si aiut˜ anche coi
piedi per tenerlo sotto.
"Frˆ cheo,
saluti. Perdonami se ti interrompo
nell'esercizio delle tue pacifiche funzioni".
Fra cheo rilasci˜ il turco, si asciug˜ le mani
sulla sindone l“ accanto e salut˜ il suo amico.
"Oggi giorno di battesimo", disse il frate sorridendo.
"Sembra contrario il tizio", disse Pallanzasca.
"No. E' che timido. Dai,
vieni nel confessionale a confessarti".
Entrarono nel confessionale.
"Coraggio, racconta le tue malefatte"
"Dall'ultima volta ho rapinato quattro banche, ucciso ventidue persone,
e assaltato sei furgoni porta saponi", sussurr˜
un Pallanzasca quasi timoroso.
"Ma c' pentimento in te?"
"Assolutamente"
"E allora!", esclam˜ frˆ cheo ridendo, "Digli tre avi marie, quattro padri vostri e facciamoci un
bicchierino".
Pallanzasca stava per dire qualcosa quando vide ilfrate uscire velocissimo dal confessionale, correre
lungo la navata, gettarsi contro una specie di
bambino e per gettarlo nel fuoco purificatore.
"Aspetta, quello il mio nano!", url˜ Pallanzasca.
Frˆ cheo si ferm˜, che
teneva il nano per la caviglia. "Ah, tuo?"
"Si."
"Vabb, tieni", e glielo restitu“. Che piangeva.
"vabb, bando allae ciance.
Ho un lavoro per te. Devi andare a Monza, presso il convento, e fare la
guardia all'Abella Kiakim, che c'ho
un brutto presentimento"
"Ok", disse Pallanzasca, "chi la vescova lˆ?"
"Non ne ho la pi pallida idea".
Pallanzasca sollev˜ il nano sottobraccio e usc“.
Intano si preparava una riunione, a casa dell'IMMominato.
Fu qualcosa di epico, a suo modo.
Erano giˆ presenti l'IMMominato,
alla finestra mentre guardava due suoi schiavi casertani che nel suo giardino
se le davano per un tozzo di pane posso (e posso voglio), e il feroce Von Rodriguex, seduto col suo bel cappotto di cammello e con
i piedi appoggiati alla scrivania in osso, mentre osservava con una certa
morbositˆ il doberman del padrone di casa. I due si fissavano, ma il cane
cominci˜ a tremare, e tolse lo sguardo. Forse pianse anche.
Poco dopo entrarono i due bravi di Von Rodriguex:
Gd e Pube, mani in tasca, circospetti e silenziosi come due faine, e
cominciarono a spiluccare dal buffet. Il giubbotto di gd
prese a gonfiarsi.
E, finalmente, arriv˜ anche il capo dei bravi dell'IMMominato:
Nibbiomax.
Bello vestito con mimetici cachi, canotta desert, anfibi. In mano un Tec9 per le opinioni rapide,
nella fondina una .50, assolutamente come
autodifesa, e dietro le spalle un canne mozze, per le situazioni da chiarire
con bon ton. Gd provava una leggera invidia, avendo come arma in dotazione
solo uno scacciacani a pallottole di legno di mogano.
Il pube invece, col suo sparachiodi palestinese semiautomatico, era
tranquillo. E mentre radio pigiama, la radio che riunisce, mandava in dolby
"Nice to meet you" dei guns'n'roses,
tutti si presentarono, si osservarono, e si squadrarono. Mai visti tanti
brutti ceffi in una sola stanza.
"Bel giubbotto", disse Nibbiomax a gd.
"E' per mimetizzarsi durante le colate di lava?", e rise. Poi
guard˜ Pube. Si fissarono per avariati secondi. Poi Nibbiomax
chiese: "Che cazzo ?". "E' una figa.
Mai vista una eh?", si vendic˜ Gd sghignando.
"Basta ora", interruppe l'IMMominato,
"parliamo di lavoro".
Si accomodarono tutti, spiluccando patatine e olive. Nibbiomax
mangiava anche gli ombrellini. Gd lo osservava con disgusto.
"Allora", disse l'IMMominato sistemandosi
il naso da clown, "cosa sappiamo?"
"Dunque", rispose il Pube con una certa professionalitˆ,
"Renzo ramello dovrebbe essere in qualche
grotta del bergamasco, ma i video che abbiamo di lui non bastano ad identificarne la posizione".
"E l'Abella Kiakim?", chiese il padrone
di casa.
Von Rodriguez rispose: "Slartigriso,
il capo dei miei bravi, mi ha riferito che ella si
trova in una specie di convento a Monza, di proprietˆ di un certo Brazo."
"Scusa ma questo Startigriso perchŽ non qua con noi?", chiese Nibbiomax.
Pube rispose con gusto: "E' in lutto. Gli
morto il nano di fiducia. Una macchina gli ha fatto un
frontale".
Gd riprese col sorriso tipico: "Diciamo che l'altra auto andava contronano!"
Risero tutti sguaiati, e dal ridere L'IMMominato soffi˜ il naso rosso da clown in aria.
Veloce come un merluzzo Gd sfil˜ il suo scaccicani
e colp“ il naso finto a mezz'aria, tra lo sbigottimento generale. L'IMMominato da quel momento non gli
parl˜ pi. Ora si sentiva come nudo. Von Rodriguex
interruppe quel silenzio carico di imbarazzi:"
Tra l'altro, ci sono novitˆ
di una certa rilevanza: con Brazo, la monaca di
Monza, vive un ex wrestler di rare dimensioni,
squalificato per aver mortificato la dignitˆ dei suoi avversari".
"Ha un nome questo bestione?", chiese l'IMMominato.
"Si", rispose Pube, "il suo nome Motumbo".
Una cappa di aria gelida cal˜ tra i presenti. Il giubbotto di Gd sembr˜ quasi
perdere lucentezza, tanto per dire.
"allora", esclam˜ Nibbiomax alzandosi e
srotolando una mappa del convento, "io creer˜ un diversivo sul retro
dell'edificio, creando terrore, miseria e morte. Gd e Pube sfasceranno la
porta davanti entrando armi spianate annichilendo qualunque cosa si muova.
L'Abella Kiakim quasi sicuramente sarˆ al piano
superiore. Ci andr˜ io, mi confronter˜ con lo
scimmione mentre voi giungerete a prendere la preda".
Von rodriguex lanci˜ un'occhiata ai suoi bravi come
per dire <visto cazzo com' professionale il bravo dell'IMMominato?!>. Ma i due non capirono, anzi, capirono l'opposto, e
annuirono sorridendo come dire <grazie, capo, quanti complimenti>.
"Ok allora", disse l'IMMominato, il piano
sembra perfetto. Andate, agite, e tornate."
E mentre Von rodriguex torn˜ a casa sua a pensare
ai suoi affari sul suo pick up azzurro, Gd e Pube salirono sulla loro Fiat Bravo tamarrata,
seguiti da Nibbiomax col suo Hammer
giallo 6 ruote sterzanti con cannoncino terra terra
posto sul tetto. Destinazione Monza. Missione: Impossibile.
(Acheo)
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6. Capitolo XXI
Otto nano rub˜ un alano ad un passante con la chiara
intenzione di cavalcarlo a pelo, prendere la rincorsa e saltare il muro di
recinzione del convento, perchŽ da solo non ce la faceva, essendo grande
dentro ma piccolo fuori, che nella botte piccola c'hai il vino buono, ma
poco. Ed quello che fece. Fregandosene delle grida del passante derubato,
cavalc˜ l'alano facendogli fare un mezzo giro per
prendere velocitˆ, e si diresse veloce verso il muro urlando "Ma neanche
il Generale Custer!". A pochi metri dal salto, Otto Nano, vestito da cow
boy mica a caso, con tempismo perfetto conficc˜ i suoi piccoli speroni di
plastica nella pancia dell'alano come segnale, non convenuto, di salto
dell'ostacolo.
L'alano ragli˜ di dolore e si schiant˜ contro il muro, proiettando il nano
non solo oltre il muro, ma direttamente al primo piano, nella camera
dell'Abella Kiakim, planandole ai piedi del letto.
Questa, che si stava toccando, disse:"perchŽ
dio capisci sempre male? I 30 centimetri non di
Pazzo!".
Slartigriso, osservata tutta la scena, si
compiacque per aver trasformato un esserino ridicolo in un vero e proprio
gigante dell'azione, in un superuomo niciano.
E caricando l'AK47, entr˜ nel convento dal retro attraverso l'enorme breccia
creata da Nibbiomax.
Intanto, all'interno, c'era l'inferno in terra. Mentre in tutto il convento
Radio Pigiama mandava a ripetizione "Sunday bloody sunday" degli U2,
in cucina Pallanzasca, Nibbiomax
e Motumbo stavano ridicolizzando lo scontro gozzilla-king kong: era un tutti contro tutti, senza pudore, scaricando interi
caricatori l'uno sull'altro e schivando i proiettili nemici che Neo in
confronto un pirla. Motumbo usava il coperchio di
un pentolone come scudo e un mestolone colante come arma.
Al piano superiore Gd e Pube entrarono in ogni stanza a cercare l'Abella Kiakim, ma l'operazione fu fortemente rallentata dalla
transumanza delle suore. Gd colse anche l'occasione per sollevarne una,
rovesciarla, e vedere come erano fatte sotto. La
monaca di Monza, Brazo, pensando che quei brutti personi fossero per lei, cerc˜ rifugio
nella camera dell'Abella Kiakim. E aperta la porta
vide Otto Nano, che i miei trenta lettori rubati all'agricoltura ricorderanno
essere suo figlio. Vedendolo, Brazo cacci˜
un urlo in falsetto che ruppe tutti i vetri della casa, e anche un p˜ le palle. Ma soprattutto la
voce urlata di brazo eccit˜ Motumbo.
Pallanzasca e Nibbiomax,
che non c' pi salda amicizia che quella contro un
nemico comune con un fallo enorme, capirono che era ora di tagliare la corda,
o erano fottuti. Motumbo abbandon˜ il mestolo, si
prese in mano il coso e lo us˜ come un'alabarda,
come un'ascia, contro tutti i mobili della cucina, mentre i due, sicuro, se
proprio non piansero almeno lacrimarono amaro.
All'urlo di brazo rispose, senza alcun motivo
razionale, l'urlo dell'Abella Kiakim. Questo urlo cattur˜ l'attenzione di Gd, che smise di
palpare le suore obese che correvano a vanvera, calci˜ via una sorella
attaccata alle sue scarpine scambiate per feticci cristiani, e di Pube, che toglieva i chiodi dai
quadri per ricaricare alla disperata la sua arma mentre perdeva piume di
corvo dalla sua giacchetta per tutto il primo piano.
Corsero verso la camera di Kiakim aggressivi e
pronti a tutto, come al solito. Entrati
videro Brazo, che non avevano il piacere di
conoscere, l'Abella Kiakim, quella da rapire, e
Otto Nano. "Otto nano! Ma non
eri morto in un incidente finito in tragedia?" chiese Gd felice.
La risposta non ebbe il tempo di esserci. Rovinarono nella stanza Nibbiomax e Pallanzasca,
colpiti dal randello di Motumbo come palline del 12.
"Fermi tutti!", grid˜ improvvisamente sull'uscio della camera Slartigriso, minacciando tutti col kalashnikov.
"Capo!" sorrise Gd.
"Zitto!", rispose Slartitigriso.
"Ciao Otto", disse al nano con una
dolcezza
che a motumbo si afflosci˜, e molti ringraziarono
dio. "coraggio, vieni via con me"
"NO!" url˜ Brazo, "Otto mio
figlio!"
"Hey!", intervenne Pallanzasca, "Vaffanculo. Otto
mio, l'ho comprato!"
"Ci sono cose che non si possono comprare", disse Slartigriso con l'indice sul grilletto
che tremava,"tra cui
appunto il mio nano. L'ho cresciuto con amore.."
Pube diede di gomito a Gd, "B, cresciuto..adesso.."
Slarti continu˜"...l'ho
maturato, tutto quello che sa lo sa perchŽ io glielo ho imparato"
"Ma mio figlio!", url˜ Brazo battendosi
il petto, "Non puoi rubare il figlio a sua
madre, majeutica majala!".
Pallanzasca intervenne con aplomb:"Me ne frego. Gli affari sono affari, e io il nano l'ho regolarmente pagato. O
viene via con me, o qui succede un casino", estrasse una bottiglietta di
gin e diede un sorso e si accese il sigaro. Slartigriso,
a quelle ciniche parole che andavano contro tutto
quello in cui credeva, impazz“. Premette il grilletto con voracitˆ. TAC.
Inceppato. TAC TAC. Si, inceppato.
Empasse totale. Orrendi secondi di silenzio in cui
ognuno pensava a come raggiungere il suo obiettivo.
E con un unico, plateale, armonico e coreografico gesto, Pallanzasca
prese il nano per la testa, Brazo per il braccio
sinistro, motumbo per il destro e Slartigriso per i piedi.
E cominciarono a tirarlo ognuno nella sua direzione gridando millantati
diritti verso Otto, che piangeva soffrendo come una foca.
Con la rapiditˆ che li contraddistingueva in operazioni simili, Gd e Pube presero l'Abella Kiakim,
che urlava "Renzo, dove sei? O renzo
renzo, perchŽ proprio tu, renzo?".
Pube, continuando a sentire renzo di qua renzo di lˆ, moll˜ una breve scoreggia, ma nessuno se ne
accorse. Scapparono via seguiti da Nibbiomax, che
ne aveva viste tante ma come oggi nessuna mai,
ognuno sul suo mezzo e se la filarono. E intanto il nano si stava allungando,
senza che nessuno potesse risolvere quella situazione del cazzo. Ma quando il
corso degli eventi si inceppa, come ora, il destino
non perde tempo ad accendere la miccia del caos. Nel cielo, un charter
viaggiava a velocitˆ di crociera. Dietro l'aereo, uno striscione: <lembo
Dj esporta in kashmir tutta la merda degli obei obei>.
Il pilota, Lembo, mise fuori il braccio per pulire uno stronzo sul parabrezza
dell'aereo. Il risucchio fu fatale. Il charter perse quota e dignitˆ, e
croll˜ dritto dritto
contro il convento. Esplose tutto, e i 4 che
tenevano il nano furono sbalzati via.
Ma nessuno, porca eva,
aveva mollato la sua parte di nano.
(Acheo)
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7. Capitolo XXI bis
Tra le macerie ancora fumanti del convento della Fica Monaca di Monza (del Brazo insomma), si
aggirava con furtivitˆ un figuro losco come pochi. Il suo lungo mantello porpora
strusciava per terra tirando su polvere e acari vari, ma se ne fregava. Si
aggirava tra i cadaveri delle suore, saltava loro addosso e le baciava sul
collo. Ad alcune, quelle pi fighe, alzava la gonna e buttava la testa tra le
loro cosce, emettendo versi subumani.
Rialzatosi, e ruttatolo, vide quattro corpi quattro inermi ognuno tra le mani
chi un braccino, chi un gambino, chi un bustino con testolino. E cappellino
da cowboy. Silenzioso come una scoreggia nel mare in tempesta, ci si avvicin˜ e prese con s i
resti del nano e li mise in un sacco. E scapp˜ via per i tetti, come un babbo
natale meno grasso e pi sveglio.
Nella casa dell'IMMominato, accadeva altro. Ben
altro. L'IMMominato si aggirava per il salone
nervoso e teso tanto che il preserva non penzolava
pi dalla tasca ma era dritto, non si sa come.
"Allora Nibbiomax, hai sistemato l'Abella Kiakim nella camera degli ospiti?"
"Certo. Sta piangendo come
una ladra"
"Bene. Ma com' andato il
rapimento?"
"Benissimo. Tutto secondo i
piani"
"Ma ci sono stati impedimenti?"
"Nulla che non si sia potuto portare ad un
livello pi sereno"
"Ci sono stati feriti?"
"E' la vita stessa che ferisce, noi non siamo altro che mezzi che il
destino usa per compiersi"
Il preserva dell'IMMominato
tracim˜ delle gocce. Nibbiomax si
inginocchi˜ e grid˜ al miracolo, sparandosi un colpo della sua .50
nella spalla tanto per aumentare la sofferenza e trascendere meglio.
"Ora vai in pace", gli disse L'IMMominato.
"Vaaaa beeeeneeee",
rispose l'altro, andandosene bello bello.
Ma c'era qualcosa, in quella casa, che non andava.
Le urla dell'Abella Kiakim riempivano la casa come
una tartaruga il suo guscio, e L'IMMominato
era nervoso e titubante. Per la prima volta nella sua vita sentiva l'amaro
confine tra il bene e il male, e gli faceva male.
Si era anche fatto fare un nuovo naso rosso, di
metallo. Ma era solo un palliativo a quello spleen
che non lo mollava neanche di notte, quando si girava e rigirava nel suo
baldacchino gotico. Decise di alzarsi, e poggiare l'orecchio, quello buono,
alla porta della camera di Kiakim. Questa piangeva.
Piangeva e pregava. E le sent“ anche pronunciare un voto:"Madonna, madonna mia, se mi liberi giuro che
cambio, giuro che non la do pi in giro, non mi tocco, non mi lavo. dai madonna, se mi liberi ti compro tutti i dischi anche
in vinile"
Parole toccanti che abissarono il cuore dell'IMMominato,
che si rifugi˜ in cucina ad attacarsi ad una bottiglia di grappa del piave.
Non era depresso, era solo che era giunto ad un'etˆ,
ad un momento della sua vita in cui voleva dare una svolta. Non si trattava
di rimorsi o pentimenti del suo passato, ma semplicemente un nuovo piano per
il suo futuro. Abbandonata l'idea di Casablanca, crebbe in lui il dubbio che
si trattasse di un richiamo spirituale, un richiamo
zen, i chackra che bussavano con insistenza.
Si era fatta l'alba, che puzzava di grappa (si,
anche l'alba), e le campane suonarono a festa. And˜ alla finestra e guard˜
gi, in strada, Fiumana di povera gente urlava felice, saltando e ridendo
come drogati. Aguzz˜ la vista, e mise a fuoco una specie di enorme carro di
carnevale sui cui stava un personaggio vestito di porpora che lanciava fiori
a foglie di cactus alla gente, felice. "Ah, l'arcivescovo di
Milano", ricord˜ L'IMMominato.
Strinse gli occhi di nuovo. Ma chi c'era accanto a
lui? Un bimbo? Un fantoccio? un fantino? un pupazzo? No cazzo, era un
nano. Ma che cazzo di nano era. Strinse ancora gli
occhi per guardarlo meglio. Santiddio immarcescibile, quel cazzo di nano
aveva il braccio destro a posto del sinistro, e cos“ le gambe. Che schifo
era. Hey, ma chi erano quei due al lato del
carrozzone? Cristo, erano i bravi del Von Rodriguex,
Pube e Gd, che scherzavano il nano handicappato
filmandolo col videofonino.
(Acheo)
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8. Capitolo XXII
L'IMMominato, alla vista di quel sant'uomo dell'arciga..ehm..arcivescovo di Milano, c'ha l'illuminazione divina. Fu
forse circondato da una luce immensa dorata?
Forse sent“ voci angeliche cantare "olle l, olla lˆ, fagliela ved,
fagliela tocˆ"(l'anima)?
Niente di tutto questo. Semplicemente il naso rosso prese a
accendersi ad intermittenza, tipo allarme nei sommergibili. Fu il segno che
da anni aspettava: chiudere col suo passato e darsi ai voti. Decise di voler
incontrare l'arcivescovo. Non prima, ovviamente, di fare
una visita alla sua prigioniera, l'Abella Kiakim.
Entr˜ nella camera con un gesto ampio della mano, e vide la donna ranicchiata in un angolo che piangeva, pregava e piangeva, piangeva, pregava e sbuffava anche.
"Capisco perchŽ piangi, piccola donna. Rapita
da dei bruti, segregata in una casa nemica ed
ostile, la tua libertˆ fortemente limitata dal corso evitabile degli eventi
in cui tu, povera donna, ti sei giunta a trovare.."
"NO", lo interruppe la Kiakim
"Piango perchŽ sono giorni che non trombo come una libellula!.. Tu vuoi trombare?" gli chiese poi con l'occhio
dolce e umido. E mentre Radio Pigiama mandava "Hit me one more time" di britney spears, l'IMMominato fu preso
dal panico. Il preserva che spuntava dalla tasca si
eresse e il naso rosso cominci˜ a scaldarsi. Ovvio che la voleva trombare, ma
cazzo, i suoi propositi di cambiare vita e prendersi
i voti e diventare uomo di dio? Affanculo, pens˜. Cominci˜ a spogliarsi, e
l'Abella kiakim si alz˜ e si spruzz˜ litri di
profumo al sottobosco misto sandalo con menta ,
rosmarino e basilico e una punta di puffo, pronta per l'evento. Ma fu troppo il profumo in quella stanza. L'IMMominato gli venne da starnutire, uno di quei starnuti che si sente che si caricano ad ogni
secondo. Infine, starnut“. Il naso rosso (di metallo) fu sparato
violentemente, colpendo la donna in piena fronte, mandandola in coma
reversibile. Il preserva si afflosci˜. Disperazione
e rammarico in lui, l'IMMominato. Forse pianse.
Poggi˜ il corpo inerte sul letto e usc“ dal suo castello comunque profondamente
convinto che il signore iddio ignifugo gli aveva dato un segno chiaro:
castitˆ, castitˆ, castitˆ. Resistere, resistere, resistere.
L'arrivo del famoso cardinale arcivescovo di Milano fu occasione di festa per
tutta la contea. La gente scoreggiava liberamente per le vie, sicuri
dell'indulgenza imminente. Il cardinale era ospite presso un ristorante di
alta classe, di raffinata cucina, di esclusiva clientela, di prezzi
proibitivi: Gigi 'o pazzo. Il
salone ospitava una tavolata di centinaia di persone di
chiesa: preti, frati, vescovi, ex papi, imbonitori, mafiosi. Tra tutta questa
gente di dio, due persone attiravano l'attenzione: Frˆ Cheo per la sua
assenza; e Don Sciriobondio per la sua presenza.
Esso teneva banco con freddure di rara efficacia, battute fulminanti, giuochi di parole dilanianti, ballando sul tavolo col saio
alzato e con l'jnsalata in testa. Tutti insomma si
divertivano, sparando parabole su prabole, metafore
su metafore, e bestemmiando in latino affinchŽ i
civili non capissero una sega. Il cardinale, volto pallido, un p˜ ieratico, sedeva a capotavola ma non mangiava. E
accarezzava la manina di un nano in piedi accanto a lui, con una mitra in
testa. Il pranzo fu interrotto da un vociare nella hall. "Devo vedere il
cardinale"
"non pu˜!"
"Nibbiomax, levami di torno questi camerieri
ridicoli", PUM. PUM. BANG. CRASH. FUCK.
E nella grande sala entr˜, nel silenzio generale e con tutti gli sguardi su
di s, l'IMMominato, di
cui tutti conoscevanola fama di uomo potente e
feroce. Da sotto la tavolata sgattajolarono
via sei dozzine di bimbi.
Il cardinale si alz˜, e disse:"Io
ti conosco di fama, o IMMominato. Sento la tua
anima fin da qui. So perchŽ sei qui. Andiamo a parlare di
lˆ", indicando la stanza dove si erano rifugiati i bimbi.
"bene, Sir Mithras"
Entrarono nella stanza. C'era anche il nano, Otto.
"Mi voglio convertire, Padre. Voglio seguire il
Bene, necessito dello spirito santo", sussurr˜
l'IMMominato. Il preserva
era scomparso.
"Io sono colui la quaglia ti farˆ diventare figlio di dio, uno trino",
e sorrise, mostrando due canini, uno in avorio e l'alto in ebano. Ma l'altro sembrava ancora incerto, e Sir Mithras chiam˜ a s il nano,
che, (ricordiamolo grazie) avendo gli arti nella posizione opposta a quella
che la natura ha deciso di metterli per una corretta funzione motoria,
camminava davvero ridicolo.
"Guarda questo nanetto. era
morto e dilaniato. Inutile. L'ho rivitalizzato, rigalvanizzato,
liofilizzato e rimontato: ed eccolo qua. Unico, nel suo
genere"
L'IMMominato not˜ lo sconforto sul faccino del
nano.
"Per˜ il mio nano non l'ho ancora succhiato"
"Scusa??"
"Lo so, incredibile. Io
succhio i bambini, non i nani"
L'IMMominato arretr˜ schifato.
"Devi sapere che io non sono normale", prosegu“ Sir Mithras
"Proprio no"
"Forse c' stato un qui quo qua. Io per vivere
succhio il sangue alla gente"
"Ah b. Questo si che
apprezzabile". "Dio ha voluto che vivessi in questo modo, cimminchia siamo noi per giudicare?". Il resto del
dialogo segreto, grazie a dio. L'unica cosa certa che da quel momento l'IMMominato divent˜ un timoroso di dio, fedele servitore
del signore nostro pastore di noi pecoroni smarriti. (Acheo)
|
9. Capitolo XXV
Von Rodriguez era sdraiato nel suo ampio ed erboso
giardino a forma di testa di daino. Con una mano teneva elegantemente un
thriller ad alta tensione:"Il
Creazionista", di Ciao Darwin. Alla riga <e la pecora dopo migliardi di anni assunse una forma lanosa>, il Von si
eccit˜ un poco, mentre con l'altra mano accarezzava la pancia di una vacca
distesa accanto a lui, spossata, che fumava.
Un suono interruppe quell'arcadico idillio di pace e tenerezza cortese: la
melodia di dj goliardico "siamo tutti
maiali". Era il suo cellulare che suonava. Una chiamata in arrivo. Chi cazzo poteva essere? E soprattutto dov'era il suo
cellulare? La vacca guard˜ il Von con occhi bovini, e lui cap“ che il suono
arrivava dritto dritto
dalla pancia della mucca, che annuiva. Il Von si alz˜ la manica coi merletti di salamandra, e infil˜ ammiccante il braccio
nel culetto stretto e mai banale della bestia. "Ti piace eh?", le
disse lui conscio di sapere come si tratta una femmina di classe. Dopo
qualche minuto a ravanare nel torbido, tir˜ fuori il cellulare che ancora
squillava, anche se con meno voglia.
"Pronto, sono il Von Rodriguez io, tu chi
cazzo sei?"
"Heylˆ capo, sono il Pube!"
"Ah...Dai, dimmi veloce che ho da fare,
io"
"E' successo un casino. Un mio informatore dice
che la protezione animali deve parlarti, anche se davvero non ne capisco il
motivo. Ti conviene cambiare aria per un p˜."
Il Von chiuse la chiamata urlando "Vacca ladra!". La bestia lo guard˜ con gli occhioni pieni di dispiacere, e lui le
accarezz˜ il testone per calmarla. Si alz˜ in piedi scrollandosi di dosso un
ermellino che gli usc“ dai pantaloni, e tir˜ un urlo alla tarzan
tanto forte che gi in paese pensarono che, finalmente, l'apocalisse era vicina come non mai. All'urlo del Von Rodriguez giunsero dozzine e dozzine
di animali, circondandolo sull'attenti.
Von disse: "Ragazzi, piccoli miei, tesori della
mia vita, devo lasciare per un p˜ questo eden.
Andr˜ a Milano. Non sarˆ per molto. Ho bisogno di
riflettere". Muggiti, ragli, squittii, e altre
rumori incorniciarono quell'arrivederci.
Il von prese in mano la sua medaglietta col faccino di Anubi,
la baci˜, e disse "Lui mi proteggerˆ".
E si allontan˜ con le bestie che lo guardavano in lontananza contro il sole
triste, mentre il cappotto di cammello profilato seguiva le onde del vento.
Pube mise gi il telefonino, dopo la conversatio
col suo signorotto.
"Allora, quanto manca?, chiese a Gd, che era
alla guida sui tornanti che
portano a Bellagio.
"Fra poco dovremmo vederlo", rispose Gd ingranando l'ottava, e
scaricando i
600 cavalli da soma del motore sulla strada.
E dopo qualche minuto di sorpassi in curva, Pube che mostrava alle carovane
superate il dito medio, la gente che dalle case rimaneva atterrita
alla
vista di quella bravo nera col tettuccio in pelo rosa, e con una nuova
aerografia sul cofano: un giubbotto arancione con la scritta,
all'incontrario, "levatevi dai coglioni, arrivano i bravi, siam
campioni", e
Radio Pigiama, la radio che sorpassa, mandava a tutto volume <Je so' pazzo>
di Pino Daniele, videro davanti a loro una Duetto
rossa. Alla guida Don
Sciriobondio, di fianco la sua perpetua, Drirce,
col foulard al vento.
Il preticello diede distrattamente un'occhiata allo
specchietto retrovisore,
e vide due fari di luce arancione avvicinarsi alla
velocitˆ di un Tomcat.
Ebbe un tuffo al cuore.
"Santiddioz, i braviz!"
Drirce si volt˜ indietro, e gli volarono via le
ciglia finte, che finirono
sul parabrezza della Bravo.
"Che schifo!", url˜ il Pube, entusiasmando il Gd che schiacci˜
l'acceleratore a fondo.
La bravo tampon˜ la Duettoz
ad un velocitˆ di 250 km orari, tanto che il
contracculo fece perdere la parrucca rossa di Drirce mostrando un cranio
rasato e un tatuaggio sulla nuca <Scirio forever>, in lettere sarde. "Sto
perdendo tutta la mia femminilitˆ", disse Drirce
lisciandosi la barba a
punta.
La duetto fu sbalzata avanti. Ma
non bastava. Non a Gd almeno. Di nuovo gas,
e tanto. Cinque secondi gli era
di nuovo sotto, spingendo la duetto sui 300
km orari, sui tornanti del lungolago, coi turisti
tedeschi ai bori delle
strade che urlavano raus raus,
tutti sporchi di senape.
Dopo aver ridotto la duettoz ad
un rottame mentre Don Sciriobondio urlava
"bastaz! Bastaz!", Pube guard˜ Gd e je disse
"Finiamolo". Gd sorrise,
premette un tasto arancione sul cambio, un'enorme scoreggia equina
usc“
dagli scarichi laterali: tampon˜ la duettoz giusto in curva, mandandola gi
dallo strapiombo in quel ramo del lago di como.
Durante il volo Drirce usc“
dalla vettura agitandosi come un pupazzo gridando
"ti amo". Sciriobondio
rimase attaccato al volante pensando "E' finitaz".
Poi l'auto si inabiss˜
nei neri abissi lacustri, e stormi di pescecani si
avvicinarono a cerchio.
Drirce invece fin“ dentro una petroliera.
Pallanzasca scese dall'auto e si sistem˜ il
cappello. Di fronte a lui, il
negozio di moda d tendenza Taglia 42.
Pallanzasca entr˜ con una certa sicurezza. Gli si par˜ immediatamente contro
42, il titolare.
"ma che bell'ometto che abbiamo qui oggi!", disse 42 misurando col metro
Pallanzasca come se fosse un comodino.
"No, io volevo.."
"Lo so lo so cosa vuoi. Via questi stracci, quest'impermeabile
da vecchio
maniaco da giardino scolastico.."
"no no, io
vorrei..."
"...e via quel cappellaccio che ti copre quella
belle fronte spaziosa come
un campo di grano che ne sai.."
"No no, io avrei bisogno..."
"...adesso ti metti l“ e ti trasformo io, un
bel completino ingessato
modello degente.."
"Basta!", url˜ Pallanzasca estraendo la
pistola.
"Ma che brutta persona che abbiamo qui oggi", disse 42 arretrando schifato.
"Dov' l'Abella Kiakim?
So che si nasconde qui, la tapina"
"Non so di cosa tu stia parlando"
"Ah no eh?", pallanzasca tir˜ un calcio
rotante ad un manichino,
scomponendolo.
"Ok ok, sei un duro,
evidente. Abella vieni fuori"
Da una porticina ne usc“ lei, la Kiakim,
vestita da ballerina del Moulin
Rouge, su consiglio sapiente di 42. Pallanzasca si irrigid“. Ma poi
not˜ che
aveva dei mutandoni d'acciaio, per via del suo voto fatto tempo prima
di non
darla via a nessuno mai pi.
Pallanzasca, un professionista, abbandon˜ il
pensiero di scaricare il
revolver contro l'acciaio per aprirlo, e disse "Vieni via con
me"
"No!", url˜ lei attaccandosi ad un vestito
di squame di tonno, sui cui tra
l'altro aveva giˆ messo gli occhi il Pube.
"Hey, lascia quell'abito!", disse 42. Dopo vari strattoni Pallanzasca
per
mettere fine alla diatriba spar˜ tre colpi al cuore del manichino,
uccidendolo. Prese per mano l'Abella Kiakim, la
trascin˜ fuori contro la sua
volontˆ, e la butt˜ nella sua auto, ammanettandola al freno a mano.
Era un
professionista, Pallanzasca.
(Acheo)
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10.
Capitolo
XXVIII
In un torrente di acqua fresca il Pube si stava lavando le ascelle, con aria
di sfida e con un unico, grande, obiettivo: vincere lo sporco impossibile. O
almeno arginarne l'invasivitˆ.
Gd, invece, sull'erba, stava limando le scarpette per renderle a
punta, e renderle pi aereodinamiche. Accanto a lui
una rivista patinata: "GT Shoes tuning". Ormai, come si capito, senza il loro capo
Von Rodriguex non avevano pi un cazzo da fare,
convinti anche di aver tolto di mezzo anche Don Sciriobondio
e la sua fedele e femminile perpetua Drirce. Erano allo sbando, senza valori n scopi concreti. L'assenza del loro capo si fece ancora
pi acuta quando Pube vide alla sua destra un lupo e alla sua sinistra una
pecora, che si abbeveravano. Al Pube pareva stessero
dicendosi qualcosa, ma non capiva. "Senza il Von non siamo un
cazzo", disse triste il Figa Doro. Gd scosse la testa, e forse si batt anche il petto. Con le scarpe. Ai piedi.
"Ho un'idea!", esclam˜ dopo qualche minuto Gd.
"Hey Gd, non siamo soli!"
"Sono io che ho parlato!"
"Ma la voce ha detto che aveva un'idea!"
"Ascoltami socio", sorvol˜ Gd, "Facciamo un ultimo colpo, il
colpo del secolo, e poi chiudiamo questa vita di menzogne, di ricatti, di nincidenti finiti in tragedie, di bollette non pagate e
pasti approssimativi"
"Cosa ti rulla nella testa, amico arancione?"
"Un colpo in banca, al caveau del Banco Di Milano.
Il colpo perfetto, ben studiato nei massimi particolari, che poi coi soldi scappiamo in un posto lontanissimo dove possiamo
vivere il nostro lieto fine, un posto soleggiato e caldo dove le fanciulle ci
fanno aria. E noi anche, in piena libertˆ
d'espressione"
"Che posto hai in mente, fratello di guai?", disse Pube lisciandosi
la figa.
"La pianura di Gaza"
"Si, bella", rispose l'altro cercando di
ricordarsi dove cazzo era.
"Ma non ce la facciamo in due", disse Gd.
"Cosa?"
"Il colpo! Abbiamo bisogno di
un terzo".
I due pensarono per una ventina di minuti.
"Slartigrisofast!", url˜ Gd, svegliando
il Pube.
"Ma non pi lo stesso. Da quando gli era venuta la mania del quel cazzo di nano, ricodi?, diventato l'ombra di quello che era un
tempo."
"Lo riporteremo alla ragione. Egli l'unico
che pu˜ farcela. Guarda che stiamo parlando dello Slartigriso,
quello che riusciva a uccidere un
piccione con una bomba a mano"
"Si, e poi apriva la gabbia"
"Quello che ha fatto saltare il ponte all' Ok Corral"
"Si dai, chiamalo e incontriamoci"
Renzo Ramello a bordo del suo bardotto chiamato Buhcefalo
pass˜ in riga il suo esercito di diecimila fuori di testa:
in prima fila a falange, armati pesantemente, contadini a cottimo armati di
rastrello e pentola in testa. Dietro, fanteria leggera:
agricoltori con cesti di cachi e fichi e noci da lanciare. Ai lati, la cavalleria pesante: drogati e matti a bordo di asini,
cani, e maiali incendiari. L'armata cos“ scomposta si mosse dal
bergamasco in direzione Milano. Un unico obiettivo: la Libertˆ.
Renzo Ramello guidava questi uomini d'onore, e al suo
passaggio la gente ai bordi delle strade gridava "Ramello! Ramello!", gettandogli petali di rose, riso, segatura,
biglie, bid, qualunque cosa per dimostrare la loro stima. Ma c'era la solita varibiale: Respecto Iscariota, che seguiva Renzo Ramello e gli
brillava una luce fosca negli occhi.
E a Milano, nel mentre, era giˆ arrivato il Von Rodriguex. Ricordiamo ai nostri 27
lettori sottratti alla cottura che ormai si era superato il limite: il cambio
lira euro aveva buttato la popolazione nello sfinimento, nel terrore, nella
morte e nella povertˆ. SI era ad un passo dalla rivoluzione di classe. Sacche
di resistenza si formavano come emorroidi nel culo
di un frequentatore assiduo di macdonald. La
polizia non esisteva pi e la violenza era schietta e sincera. La gente chiedeva dove fosse il pane, e le coca cole. SI moriva di
fame cos“, senza accorgersene. Von Rodriguex stava
parlando con un passante quando questo gli cadde per terra. Era appena morto
di fame, gli dissero. Il Von, col suo prezioso cammellato e vari anelli di
osso sacro, stonava con lo squallore circostante. Ma
anche ello soffriva. Soffriva dentro. C'era un
vuoto enorme da colmare, e non aveva scelta. Si
avvicin˜ ad un losco. "Hai della roba?"
"Cosa vuoi? Coca, ero,
xtasi, maria, pasticche,
colla?"
Il Von, circospetto:"Una
pecorella..ce l'hai?"
Il pusher aggrott˜ la fronte umida.
"Cos'?"
Il Von si trattenne a fatica." Lana, beee,... hai presente?"
"Che strani sintomi..roba
da ricchi?"
"Pirlotto d'un drogato.
Voglio una pecora, l'animale"
"Ecchettenefai?"
"Ce l'hai o no?"
"Bah..ho la mia
personale"
"Ma vergine?"
"Ti pare?"
Il von gli diede cinquanta euro e si allontan˜ con la pecorella al
guinzaglio, dicendole "calma piccola, calma. Ci sono qua
io, ora"
Ma a
parte questo, la cittˆ stava per scoppiare. I malati si accatastavano ai lati
delle strade, interisti che si lamentavano strappandosi le dita per non
contare gli scudetti persi, e i monatti giravano per la cittˆ a recuperare i
degenti e buttarli nei lazzaretti. Ma la scintilla
che fa traboccare il vaso, la goccia che infiamma la sterpaglia, accadde la
sera: il Von si distese sul letto di un ostello, e accanto a lui la
pecorella. Fu una notte di passione infinita, corpi torbidi che si amminchiano, umori e sensazioni colavano lungo le
coperte, rantoli e belati scuotevano il silenzio dilaniandolo, matasse di
lane sbigodinate con violenza. Quello che il Von
non seppe, e che presto tutta la civiltˆ occidentale
avrebbe scoperto a caro prezzo, era che lui era raffreddato e la pecorella era infetta. Dalla
soluzione dei due nacque cos“ la peste bubbonica.
(Acheo)
|
11.
Capitolo
XXX
Slartigriso, feroce e indomabile come un cinghiale
scozzese, e il fido Pube
entrarono nel cav˜ della banca, misero i migliardi in dei sacchi
neri e ne uscirono da vincitori. Si soffermarono un
attimo ad osservare il
direttore, ancora a pecorina coi pantaloni abbassati, che rantolava "mi
hanno rubato la chiave, mi hanno rubato la chiave..". Slartigriso, uomo non
certo privo di una certa pietas, gli reinfil˜ la chiave nel culo. Poi
sentirono tre colpi di pistola tre al piano superiore. Capirono che non era
l'arma di Gd, poichŽ essa aveva pi un rumore
legnoso, e di corsa ma con
stile salirono velocemente le scale. E l“ videro
l'Assurdo. Gd a terra, col
giubbotto slacciato. Il tempo si ferm˜ e si dilat˜. Il Pube url˜ cadendo in
ginocchio "NUUUOOOO!!" Ma non ci fu tempo
per le emozioni e i ricordi.
Pallanzasca punt˜ il revolver verso lo Slartigriso, e diede un sorso di
whisky dicendo "Ci rivediamo eh, dopo lo spiacevole incontro in casa
della
fica monaca di Monza. Datemi i soldi ora!". Slartigriso, con un gesto rapido
di polso e anche della mente punt˜ a sua volta il AK68
verso il Pallanza.
"Pagherai pizza per quello che hai fatto, delinquente".
"Fermi tutti, polizia!". I tre si girarono e all'ingresso videro
Otto
vestito da chips con gli occhiali specchiati a goccia, in posizione tipica
da recluta, due pistolini in mano, una verso il Pallanza,
l'altra puntata
allo Slartigriso. Pube si svegli˜ dal dolore giusto
in tempo per alzare lo
sparachiodi infallibile verso Otto. "Otto?", disse il Pallanzasca, mirando
sempre lo Slartigriso. "Ottonano?", ripet Slartigriso sempre
puntando il
Pallanzasca. "Cazzo ci fai
qua, nanuncolo?", chiese Pube. "Siete
tutti in
arresto!", url˜ Otto.
"Ma caro, io sono Slartigriso, non mi riconosci?". "E io sono
Eno, il tuo
proprietario". "Basta!", url˜ Otto, "Mi avete deluso tutti e due. Per il
vostro egoismo mi avete strappato gli arti che ancora oggi dal calzolaio mi
vergogno a chiedere di provare la scarpa destra a sinistra!".
"Ma cos' una
scarpa in confronto al fascino del cammino in s?",
disse Slartigriso.
"Buttate le armi e alzate le mani ben in vista!". "Aahahah. Senn˜?",
chiese
Pube. "Papˆ!", grid˜ Otto dietro di s.
Il terreno prese a tremare,
all'ingresso apparve un'ombra animala sempre crescente. I tre smisero di
respirare. E all'ingresso apparve Motumbo, con
abiti stretti da poliziotto,
nelle mani pelose stringeva un lanciarazzi anticarro. E tir˜ gi un urlo che
la bottiglia di vodka dello Slartigriso scoppi˜. Fu
tensione. Furono
lacrime. Ottonano rideva arrogante. E disse "Papˆ, fagli male". A quelle
terribili parole ai tre cominci˜ a tremare il culo
vistosamente. Motumbo
alz˜ l'arma nella loro direzione e con l'altra mano si abbass˜ la zip con un
rumore metallico simile al
cancello di una fortezza, e ci fu un fuggi fuggi
comprensibile. Il Pube, agile, prese il corpo inerte dell'amico Gd sulle
spalle e si butt˜ nella strada laterale attraverso una finestra con le
sbarre. La super˜, ma si fer“ alla figa, che sanguinava. Slartigriso
ripar˜
nei bagni. Pallanzasca non
sapeva dove cazzo andare. L'unica scelta era
difendersi e morire gloriosamente. Cominci˜ a sparare col suo revolverino
verso il bestione, che ne rideva. Questo alz˜ il
lanciarazzi nella sua
direzione, ed Eno strapp˜ dalle mani di una signora
delirante in ostaggio un
passeggino biposto gemellare, e lo us˜ come scudo. Part“ il primo razzo. Gi
la parete nord, e decine di morti senza nome. Pallanzasca
prese uno dei due
gemelli e lo lanci˜ contro Motumbo,
che lo mangi˜ al volo. La madre ne
soffr“ tantissimo. Part“ un rutto e un altro razzo, e vennero gi altre due
pareti. Altre decine di morti ingiustificate. Pallanzasca
era alla fine
ormai. Aveva finito le munizioni e gli rimaneva un solo gemello. Prese
l'unica decisione possibile. Alz˜ il bimbo che
urlava, gli infil˜ due litri
di whisky gi per la gola, gli infil˜ della corda nel culo
e accese la
miccia. L'espressione del bimbo era inequivocabile. Pallanzasca
sollev˜ il
pargolo con due braccia e lo lanci˜ verso Motumbo. Che lo mangi˜ al volo. Ma
poi si ferm˜ di colpo, gli occhi a palla, interrogativi. Ottonano smise di
ridere."Papˆ, c'
qualcosa che non vˆ?". Motumbo
non rispose. Tutti gli
ostaggi lo guardarono. Pochi secondi dopo esplose tutta la banca, centinaia
di morti da fuoco amico sotto le macerie.
Ma le macerie erano le protagoniste in tutta la
cittˆ di Milano. Solo in un
posto c'era pace e serenitˆ e fratellanza: lo stadio
di San Siro, dove Renzo
Ramello aveva appena combattuto e vinto uno struzzo gigante e si era
guadagnato, ancora una volta, l'amore della gente per bene. Riacquis“ la sua
libertˆ e il suo abbigliamento '70's fashioned, e
decise di abbandonare
l'idea
di conquistare Milano ma riprendere la ricerca dell'Abella Kiakim. Ma aveva
un problema , un grosso problema. Emorroidi. Un enorme emorroide che lo
sbilanciava all'indietro, una zavorra fisica e mentale che stava uccidendo
la sua prestanza e la sua brillantezza. Un passante gli disse che non era
un'emorroide. Era solo peste bubbonica. Dev'essere
stato il prolungato
contatto con tutte quelle bestie durante i combattimenti. Al limite della
depressione rub˜ una Guzzi e, senza mai sedersi,
and˜ a Rimini, da Frˆ Cheo,
che stava spopolando come fattucchiere.
Trov˜ il frate che stava distribuendo le ostie al pistacchio. Con uno
sparapalline da
tennis. Mirava i fedeli e gli sparava le ostie in
bocca gridando che dio era
grande e che la mira era il segno della sua elezione. Ramello fu sfiorato da
un'ostia che gli ustion˜ l'orecchio buono.
Alla fine della messa gli si avvicin˜. Si
abbracciarono. Ramello disse "Sei
contento di vedermi?". "No, solo la
croce. Ma dimmi, perchŽ hai perso la
tua elegante postura da tanghero?", e si fece il segno della croce.
Ramello
si volt˜ e mostr˜ una protuberanza sulla chiappa sinistra. "Ah, la
chiappa
del diabolo", disse Frˆ
Cheo pensieroso lisciandosi il mento e sputando
nell'acquasantiera, puruficandola.."No,
peste
bubbonica".
"Maccazzo!", url˜ il frate arretrando
schifato. "Vade retro, immondo!",
grid˜ puntando una croce in bronzo verso il Ramello,
dispiaciuto. "Cosa
posso fare, fratello?". "E' opera del
diavolo, te lo dico io telo. Ma io so
come liberarti dal male".
Andarono nella sala degli esorcismi, dove Radio Pigiama, la radio che
smonda, mandava "liberatemi" di Biago Antoniacci.
Frˆ Cheo
sistem˜ il Ramello, insultandolo, su una sedia chiodata e saltellandogli
intorno cominci˜ a frustarlo con un mestolo urlando incomprensibili (a
Ramello) frasi in lingue morte. "Alea jatta est. De gustibus
no disputandem. Mutanda mutandim.
Pants rei. Carpa diem.Ora non labora.
Qui pro Vobis. Monica bellucci".
Ma il diavolo non usc“.
Fra Cheo prese un anguria
colorata di giallo e disse "Ora usiamo il limone".
"Che grosso che "
"Sei tu che sei piccolo"
Battezz˜ il limone con del martini al pizzicagnolo e si avvicin˜ al Ramello
gridando "Giuditta escine!", e spinse il limone battezzato.
Furono urla senza precedenti, la gente in paese abbandon˜ i mestieri e
scapp˜ nelle case chiudendosi in bagno a cacare dalla paura. Ma alla fine
Renzo Ramello si alz˜ sano e salutare, dicendo ciao, e con
un'inspiegata voglia di banane. Ramello era appestato
e aveva vinto la malattia grazie alla scienza applicata.
Una settimana dopo ci furono dei funerali magnifici.
C'erano Pube e
Slartigriso, che era fuggito dalla banca passando
per le fognature e
cibandosi delle Turtles. I loro sguardi umidi e
cespugliosi sbattevano
contro una bara arancione avvolta da un giubbotto in tinta. Radio pigiama,
la radio che esequia, in tutto il cimitero, mandava "I'll be missing You", e la
pioggia acida uccideva i fiori sulle altre tombe. La tristezza e la
malinconia era tangibile.
La bara fu buttata gi nella buca scavata da cani senza fissa dimora, mentre
i passanti si fermavano a pregare quel grandissimo personcino che era stato in vita,
gettando fiori, monete, biglietti da visita, palline di pongo, e scarpe.
Molta gente, ma molta molta,
appese le proprie di scarpe al chiodo
cominciando a girare per il mondo a piedi nudi, lacerandoseli senza dire b.
Sulla lapide fucsia una foto del Gd sorridente da giovane,
con la scritta
<Chazzo ghuardi?>. I
due amici piangevano lacrime amare per ore. Il Pube si lacer˜
la giacchetta disperdendo piume di corvo in tutta la
zona, lo Slartigriso
vers˜ tutta la vodka nella Madre Terra, come massimo omaggio. Poi Pube prese
le scarpette legate tra loro coi lacci in nappa
mongola, le mise nel cannone e
le spar˜ nell'universo, allargandolo. Ancora oggi, si dice, col cielo
sereno, nelle notti della luna a tre quarti, indicando col dito, si dice e
si mormora che si possono vedere le scarpette che vagabondano per l'universo
in cerca di un nuovo padrone alla loro altezza.
Non lo troveranno mai.
(Acheo)
|
12.
Capitolo
XXXI
Von Rodriguez si svegli˜ nel pieno della notte
tutto sudato e accaldato. Nel
buio tast˜ accanto a lui, sul letto. Si, la
foca che aveva conosciuto la
sera prima c'era ancora, e stava dormendo. Accese la luce e la guard˜,
toccandosi un p˜. Ma
non riusciva a eccitarsi. Continuava a sudare e a
sentirsi male. Gli venne un conato, poi un'altro
e un'altro ancora. Alla
fine sbocc˜ sulla foca. Ma questa ancora
nulla. Allora la gir˜ e vide che
era morta, era una foca morta. "Quanta passione, stanotte",
pens˜. Ma
continuava a stare male, ad avere i brividi. Allora sollev˜ di peso la
foca
deceduta sotto la quale c'era il suo cellulare (usato durante la notte
non
come telefono), e chiam˜ lo Slartigriso.
"Ciao, sono il Von"
"Ciao Von. perchŽ non
c'eri al funerale?"
"Di chi?"
"Di Gd"
"Gd morto?"
"Non me lo ricordare, per cortesia"
"NOOOOOOOOOOOOO"
"Si, morto sparato da Pallanzasca.
Alle spalle, vigliaccamente"
"Senti Slartigriso, io sto
male. Mandami qui un dottore, uno bravo"
"Allora Pube, riusciamo a partire o stiamo qui a grattarci i pollici
opponibili?", chiese Slartigriso,
seduto a fianco del Pube che cercava di
mettere in moto la Bravo del Gd.
"Ma qui non si capisce una sega. Come si fa ad
accendere? Non c' la chiave!
Sono tutti pulsanti in pelo, leve in lattice, stringhe che pendono!"
"No so, fai qualche prova"
Pube schiacci˜ un tasto. Il tettuccio di pelo rosa si apr“ andandosi a
conficcare nel bagagliaio, con un urlo.
"Bella macchina, anche cabrio"
Schiacci˜ un altro tasto. Una scossa elettrica sorprese lo Slartigriso.
Prov˜ un altro. Usc“ aria calda dal cruscotto. Aria calda. Capirono che era
una scoreggia artificiale. Pube schiacci˜ anche altri tasti, a
vanvera: sul
sedile posteriore comparve una bambola gonfiabile a a
forma di irene
pivetti, una mano usc“ dal sedile e accarezz˜ la
testa del pube e un'altra
gli stringeva i capezzoli, poi usc“ uno spray smacchiagiubbotti,
e tante
altre amenitˆ. Dopo sei ore la macchina si accese. Dopo altre tre partirono.
Con uno scatto 0-100 km in un secondo. Al Pube gli si pettin˜ la figa.
Suon˜ la porta.
"Chi va lˆ?", url˜ il Von Rodriguez,
indebolito.
"Sono il dottore".
La porta si apr“. Comparve Respecto Iscariota col camicie bianco, il faretto
in testa acceso, e la valigetta con l'etichetta <Chit
del piccolo medico>.
"Piacere, io sono il dottor Iscariota. Per servirla"
"Speriamo. Cosa devo
fare?"
"Si stendi sul letto".
Il Von si stese sul letto e diede un calcione nel culo
della foca, facendola
rovinare gi per terra.
"Questa una foca?", chiese Respecto
"Cos“ si presentata"
Respecto palp˜ il polso della foca. "E'
morta"
"Ma ha vissuto alla grande. Ora parliamo di me.
C'h˜ i brividi dott˜, non
mi
ci sento bene, c' debolezza in me"
Respecto tir˜ fuori gli auricolari dell'ipod e li appoggi˜ sul
petto del Von
Rodriguez. Poi fece alcune smorfie, scosse la testa
pi volte, e sbuff˜.
"Cosa c'?"
"Non lo si sa ancora. Si gira una attimo"
Con la massima attenzione il Von si mise a pancia in gi. mostrando
cicatrici, graffi, ditate e zoccolate sulla schiena.
Iscariota scosse la testa. Rumore di biglie che cozzavano.
Poi mise via gli auricolari e si allontan˜. Il Von si rivest“. "Allora
dottore, cos'ho?"
"Tu hai la peste in forma avanzata, stile bubbonico periodo blu"
"Nooooo. B, mi dia delle medicine, checcazzo"
"Vado a prenderle. Lei stai
qui assolutamente. Si metti nel letto e si
riposa un p˜."
Respecto usc“, e chiusa la porta dietro di s prese il cellulare.
"Pronto FBI Protezione Testimoni Animali? S˜ dove si trova il Von Rodriguex,
quello che contrabbanda in bestie esotiche,
quello che stupra le galline
nelle campagne circostanti, il cattivo insomma. In cambio di una trentina di
dobloni ve lo consegno"
Rimini. Chiesetta di Frˆ Cheo. Suon˜ il campanello: TRI-NI-TA'.
Frˆ Cheo
scese dal letto col suo pigiama in pelle dalai lama
e apr“ la
porta-
"Siamo della CSI. Abbiamo qui un corpo di una persona deceduta in
un'esplosione di una banca a milano. Dai doumenti si chiama Eno Pallanzasca,
e abbiamo trovato solo questo indirizzo"
"Coraggio, fate avanzare la barella"
La barella avanz˜, sopra un corpo coll'impermeabile. Puzza di whysky e gin
con lambrusco. "Non saprei se lui. Aprite l'impermeabile"
Lo aprirono. Sotto era nudo come un'alga, come il frate aveva sempre
sospettato. "Non so ancora se lui", disse il frate triste
forse mentendo a
s stesso medesimo, "giratelo". Lo
girarono. Sulla chiappa destra un
tatuaggio religioso: due bottiglie sormontate da una damigiana:
l'enotrinitˆ. "E' lui, cazzo".
Funerali senza precedenti nel campetto di golf della chiesetta. Pioveva.
Pallanzasca fu messo nella baradamigiana
e interrato. La gente urlava il suo
dolore picchiandosi con le mazze da golf e ingoiando le palline. Gli
occhi
di Frˆ Cheo erano
bagnati, poi smise di piovere.
Ancora oggi, si vocifera e si sussurra, che pallanzasca
da sottoterra
preleva le palline andate in buca e il giorno dell“Apocalisse
tornerˆ in
vita e le tirerˆ tutte contro l'anticristo.
(Acheo)
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13.
C'aveva cos“ la faccia da cazzo che
and˜ a Casablanca per una plastica facciale. (Acheo)
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14.
E
anche oggi ho salvato parecchie vite umane. Ho frenato. (Julian
Pose) (Acheo)
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15.
Vertice
Ue in Belgio. 'Fare migliore uso della flessibilitˆ'. Ci piegheranno, ma non
ci spezzeranno. (Julian Pose) (Acheo)
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16.
"Si
pu˜ cenare con i leoni e dormire con gli orsi: lÕhotel-zoo in
Australia". Ma per le cene con le vacche il
must rimane in Italia. (Julian Pose) (Acheo)
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17.
Per evitare un'altra tragedia, mai
pi un solo uomo in cabina.
Elettorale. (Julian Pose) (Acheo)
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18.
"Due
anni di carcere a chi mangia i conigli!". E toccate la patata solo se
consenziente, mi raccomando. (Julian Pose) (Acheo)
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19.
E va bene, si confuso, Cile o Venezuela, stiamo comunque
parlando zone del Medio Oriente disastrate da conflitti continui causati dal
dittatore Boko Trump e dei suoi sanguinari buddisti
zoroastriani che cercano di annettere la Nuova Zelanda all'Austria. (Djulian Pose) (Acheo)
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20.
Un
altro governo di scopo, ma mai un po' di coccole. (Djulian Pose) (Acheo)
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