Omaggio a Renato Rascel , alias Renato Ranucci (Torino,
27 aprile 1912 – Roma, 2 gennaio 1991)
1. Sono cos“ distratto, ma tanto
distratto, che mi sono dimenticato di crescere. |
2. Io prendo manciate di parole e le
lancio in aria; sembrano coriandoli, ma alla fine vanno a posto come le
tessere di un mosaico. |
3. Il pubblico ¸ come un bambino. Se gli
si lascia un bel giocattolo lo rompe subito. Bisogna
aver pazienza, giocare assieme. |
4. Era proprio un mio desiderio quello
di portare al pubblico un uomo che non fosse mai vincitore, ma sempre uno
sconfitto: anche le mie "bufere", il mio corazziere, il mio
Napoleone erano i drammi di un uomo piccolo. |
5. Sono un personaggio russo. Potrei
fare tutti i personaggi russi che esistono: dalle "Anime morte" a
quello che prende gli schiaffi. A me "Il cappotto" andava bene di taglia
e di cervello. |
6. E' arrivata la bufera | ¸ arrivato il
temporale | chi sta bene e chi sta male | e chi sta come gli
par! |
7. Ho cercato, innanzitutto, di crearmi una maschera,
non tingendomi il volto, o annerendomi il naso; nˇ volevo il successo
puntando sulle gambe delle donnine. Volevo creare un personaggio concreto e
nello stesso tempo sfasato nel linguaggio. |