1. L'uccelletto.
Era d'Agosto e il povero uccelletto
ferito dallo sparo di un moschetto
ando', per riparare l'ala offesa,
a finire all'interno di una chiesa.
Dalla tendina del
confessionale
il parroco intravide
l'animale
mentre i fedeli stavano
a sedere
recitando sommessi le
preghiere.
Una donna che vide l'uccelletto
lo prese e se lo mise dentro il petto.
Ad un tratto si senti' un pigolio:
cio cio, cip cip cio
Qualcuno rise a 'sto
cantar d'uccelli
e il parroco, seccato, urlo': "Fratelli!
Chi ha l'uccello mi
faccia il favore
di lasciare la casa del
Signore!"
I maschi, un po' sorpresi a tal parole,
lenti e perplessi alzarono le suole,
ma il parroco lascio' il confessionale
e: "Fermi - disse - mi sono espresso male!
Tornate indietro e statemi a sentire,
solo chi ha preso
l'uccello deve uscire!"
A testa bassa e la
corona in mano,
le donne tutte uscirono
pian piano.
Ma mentre andavan fuori grido'
il prete:
"Ma dove andate, stolte che voi siete!
Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
io mi rivolgo a chi l'ha preso in chiesa!"
Ubbidienti in quello
stesso istante
le monache si alzaron tutte quante
e con il volto invaso
dal rossore
lasciarono la casa del
Signore.
"Per tutti i Santi - grido' il prete -
sorelle rientrate e state quiete.
Convien finire, fratelli peccatori,
l'equivoco e la serie degli errori:
esca solo chi e' cosi' villano
da stare in chiesa con l'uccello in
mano!"
Ben celata in un angolo
appartato,
una ragazza col suo
fidanzato,
in una cappelletta laterale,
ci manco' poco si sentisse male,
e con il volto di un pallore smorto
disse: "Che ti dicevo ? Se n'e' accorto!"
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2. Er Cane disse ar Gatto:
- Se famo er patto d'esse
solidali
potremo tené testa a li
padroni
e a tutte l'antre spece
d'animali.
- Dice - Ce stai? -Ce sto.-
Ecco che 'na mattina
er Cane annò in cucina
e ritornò co un piccione in bocca.
- Me devi da' la parte che me tocca:
- je disse er Gatto -
armeno la metà:
sennò, compagno, in che consisterebbe
la solidarietà?
- E' giusto! - fece quello.
E je spartì l'uccello.
Ma in quer momento er coco,
che s'incajò der gioco,
acchiappò er Cane e lo coprì de bòtte
finché nu' lo lasciò coll'ossa
rotte.
Appena vidde quell'acciaccapisto
er Gatto trovò subbito la porta,
scappò in soffitta e disse: -Pe 'sta vorta
so' solidale, sì, ma nun
insisto!
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3. L'umorismo è
lo zucchero della vita. Ma quanta saccarina c'è in giro.
(Trilussa)
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4. "Conterò
poco, è vero", diceva l'Uno ar
Zero, "ma tu che vali? Gnente, proprio gnente. Sia ne l'azzione come ner pensiero,
rimani un coso voto e inconcrudente. Io, invece, se
me metto a capofila de cinque zeri tale e quale a te, lo sai quanto divento?
Centomila. È questione de nummeri. A un dipresso è quello che
succede ar dittatore che cresce de potenza e de
valore più sò li zeri che je
stanno appresso".
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5. Se dice dipromatico pè via che frega co' 'na certa educazione, cercanno
de nasconne l'opinione dietro un giochetto de
fisionomia.
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6. L'elezzione der presidente
Un giorno tutti quanti l'animali
sottomessi al lavoro
decisero d'elegge un Presidente
che je guardasse l'interessi loro.
C'era la Società de li Majali,
la Società der Toro,
er Circolo der Basto e de
la Soma,
la Lega indipendente
fra li Somari residenti a Roma;
eppoi la Fratellanza
de li Gatti soriani, de li Cani,
de li Cavalli senza vetturini,
la Lega fra le Vacche, Bovi e affini...
Tutti pijorno parte a l'adunanza.
Un Somarello, che pe' l'ambizzione
de fasse elegge s'era messo addosso
la pelle d'un leone,
disse: - Bestie elettore, io so' commosso:
la civirtà, la libbertà, er progresso...
ecco er vero programma che ciò io:
ch'è l'istesso der
popolo! Per cui
voterete compatti er nome
mio...-
Defatti venne eletto propio
lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,
e allora solo er popolo bestione
s'accorse de lo sbajo
d'avé pijato un ciuccio p'un leone!
Miffarolo!...Imbrojone!...Buvattaro!...
Ho pijato possesso: -
disse allora er Somaro - e nu'
la pianto
nemmanco se morite d'accidente.
Peggio pe' voi che me ciavete messo!
Silenzio! e rispettate er
Presidente!
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7. Er compagno
scompagno
Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d'arivà in
un posto,
se stava lavoranno un pollo arosto
ne la cucina d'un capitalista.
Quanno da
un finestrino su per aria
s'affacciò un antro Gatto: - Amico mio,
pensa - je disse - che ce so'
pur'io
ch'appartengo a la classe proletaria!
Io che conosco bene l'idee tue
so' certo che quer pollo
che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me...Semo compagni!
No, no - rispose er
Gatto senza core -
io nun divido gnente co' nessuno:
fo er socialista quanno
sto a diggiuno,
ma quanno magno so'
conservatore!
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8. L'Omo e la
scimmia
L'Omo disse
a la Scimmia:
Sei brutta, dispettosa:
ma come sei ridicola!
ma quanto sei curiosa!
Quann'io
te vedo, rido:
rido nun se sa
quanto!...-
La Scimmia disse: - Sfido!
T'arissomijo tanto!...
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9. C'è un'ape che
si posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne va... Tutto
sommato, la felicità è una piccola cosa.
10.
Sovrano come er popolo
sovrano che viceversa nun commanna
mai.
11.
Lo struzzo mangia piu' del necessario perche' si crede un alto
funzionario.
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